2. Spedizione di classe!

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Rimasto solo, mi guardai un po' intorno, poi andai anch'io in direzione della mia aula.

Mi sedetti al posto con qualche minuto di anticipo, quando l'aula ancora era vuota per metà; tuttavia, si sarebbe sicuramente colmata di lì a poco, giusto in tempo per l'inizio della lezione.

Rivolsi lo sguardo oltre la finestra, inquadrando la vista del mare, e la mente non poté che tornare sul pensiero di poco prima.

Per qualche indigesta ragione, da noi, la voce Esplorazione sottintendeva marina. Non si trattava, perciò, di esplorare foreste, montagne, deserti o simili, materia invece nominata Esplorazione terrestre, quest'ultima peraltro repellente alla maggioranza degli studenti, ma ci preparava alla vita in mare, che fosse prettamente per ragioni esplorative o di commercio.

Era fra le materie principali, insieme a Materiali e Lingua, io però la odiavo.

Non ero diverso dagli altri quanto a spirito di avventura e curiosità, ma al contrario della maggioranza prediligevo la terra, ambiente per me dispensatore di immagini assai più ricche e suggestive.

Esplorazione terrestre piaceva pazzamente solo a me, ma anche Tailia e Larou la gradivano, essendo fondamentalmente gli unici in tutta la scuola a non autoflagellarsi quando i maestri annunciano una spedizione terrestre, iniziative che, ovviamente, la nostra scuola riduceva al minimo indispensabile, data la secondarietà di tale materia per una civiltà marittima come la nostra.

Fu così che borbottai silenziosamente in aula, rimuginando:

– Insomma... viaggiare pei boschi, guardare il cielo filtrato dalle fronde degli alberi, – monologavo interiormente, – trovare un laghetto rigoglioso chiuso da un fitto tessuto di vegetazione che risparmia dall'ombra quanto basta per lo specchio d'acqua e la sua cornice... – ero allora totalmente assorto nei miei pensieri, – Il mare è solo una lastra sconfinata e noiosa...

In un istante, la mia solitudine fu repentinamente interrotta da Larou:

Miai! – emise un breve e secco versetto di saluto.

– Ah! – sobbalzai per lo spavento.

Solo allora tornai connesso al mondo terreno, rendendomi conto d'essermi inabissato così tanto nel mio flusso di pensieri da non aver percepito il suo arrivo, seduto di fianco a me da tempo indefinibile.

– Ciao... Larou... – balbettai, ancora riprendendomi.

Lui era un altro mio caro amico, ma fu più fortunato di Tailia, visto che riuscimmo a trovarci all'interno della stessa classe.

Aveva una somatica del viso un po' diversa da quella delle nostre parti e una carnagione sensibilmente più scura, nonostante il colore , abitando in una zona molto calda e sempre esposti direttamente alla luce solare.

Quello che colpiva di più del suo aspetto, tuttavia, erano le chiare iridi color verde acceso, accompagnate da una sottile strisciolina altrettanto verde che gli solcava la porzione inferiore di entrambe le sopracciglia. Infine, aveva dei capelli rossicci fatti in piccoli ricci che chiudevano il quadro, dandogli una parvenza complessiva sicuramente non noiosa.

– Beh, beh, beh... – aperse il discorso con un'espressione maliziosa, – Com'è andata?

– Se ti riferisci ai compiti di aritmetica, pensavo di peggio, ma in realtà erano abbastanza scorrevoli.

A giudicare dal ghigno che gli si spense presto sul viso, tuttavia, divenne ovvio che si stesse riferendo ad altro.

– No, scemo. Mi riferisco a Tailia.

La forgiatrice di lame ⅠDove le storie prendono vita. Scoprilo ora