7.

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Eden era ferma da quasi un ora fuori l'infermeria della scuola. Aveva ricevuto la predica sia da parte del professore sia da parte della preside, aveva ricevuto la sua punizione e ritirato il distintivo dei prefetti.

«Alla prossima la caccio.» aveva semplicemente detto la preside e poi l'aveva obbligata a chiedere scusa al ragazzo. Fortunatamente il professore aveva usato un incantesimo di protezione prima di iniziare l'incontro su ogni ragazzo, ciò aveva ridotto le conseguenze del suo incantesimo esponenzialmente e poi l'aveva subito disarmata, quindi non era grave. Sembravano tutti contenti di quella notizia, ma Eden no. Se solo avesse avuto più tempo, un secondo in più l'avrebbe ucciso come loro avevano ucciso i suoi genitori. Nessun rimorso.

«Io la controllerò da qui, signorina Abernathy.» disse il professore e le aprì la porta. Doveva strappare questo dente così prese un lungo respiro e si diresse velocemente verso il letto dove spiccavano i capelli del ragazzo. Affianco a lui c'erano i suoi due soliti amico: Blaise e Daphne.

«Cosa vuoi fare? Finire ciò che hai iniziato?» chiese la ragazza impugnando la bacchetta. Eden era imbarazzata, si chiedeva cosa diamine le era passato per la mente, avrebbe dovuto usare un incantesimo meno potente.

«Devo chiedergli scusa, c'è il professore qui fuori con la bacchetta puntata contro di me, se volete potete aggiungervi.» rispose la ragazza indicando la porta, dove si intravedeva la figura del professore. I due guardarono di nuovo Draco e lui annuì semplicemente, come a dargli il permesso di andare via.

«Voglio la bacchetta.» chiese Blaise poco prima di uscire ed Eden sorrise, se solo avesse saputo che anche senza bacchetta avrebbe potuto ucciderlo non l'avrebbero mai lasciata lì. «E pensare che iniziavi a starmi simpatica.» disse poco prima di uscire con la sua bacchetta tra le mani. Eden sospirò di nuovo, poi tornò a camminare verso il ragazzo che intanto era steso sul letto, sulle coperte con il pantalone e senza la camicia, con metà petto fasciato.

«Sei sicura di essere stabile mentalmente oppure devo temere in un altro crucio?» chiese il ragazzo sprezzante mentre Eden si avvicinava, prendendo il posto che poco prima occupavano i suoi amici, di fianco al letto.

«Mi dispiace. Hai ragione, ho esagerato.» disse ripetendo una frase che si era già preparata. Aveva fatto ciò che le avevano chiesto ora poteva andare via.

«Come ti è venuto in mente?» chiese sottovoce il ragazzo bloccandola per il polso per tenerla vicina e non dover urlare. «Pensavi di potermi uccidere davanti a tutti?»

«Devi ringraziare che eravamo davanti a tutti, altrimenti saresti morto. Immagino che tu sappia il numero delle vittime causate da voi, tra i tanti c'erano i miei genitori. Forse sei stato tu e nemmeno lo sai.» rispose la ragazza strattonando il braccio dalla sua presa. «Meritate di morire o almeno di passare la vita ad Azkaban. Perché tu non sei lì?»

«Vattene.» disse il ragazzo spostando lo sguardo dalla sua figura al muro di fronte a lui. Erano tornati prepotenti i ricordi della guerra, ricordi che non avrebbe mai potuto cancellare come quel marchio che lo avrebbe segnato per sempre. Lui era un mangiamorte, doveva accettarlo, non poteva negare la realtà.

Eden lasciò un ultimo sguardo al ragazzo e poi decise di andare via. Appena uscì recuperò dalle mani di Zabini la sua bacchetta e poi seguì il professore che le spiegava in cosa consisteva la sua punizione: avrebbe ordinato tutti i libri della biblioteca, doveva occuparsi di recuperare quelli che gli alunni avevano preso in prestito e poi mai restituiti, doveva continuare a fare le ronde ogni sera senza però i vantaggi di essere prefetto e doveva seguire le lezioni del professore per regolare la sua rabbia.

«Potevo semplicemente curarlo, se vi interessa davvero la salute del ragazzo.» disse guardando le sue scarpe dopo che il professore ebbe finito di parlare.

«La sua magia è pericolosa, se non ci fossi stato io cosa avrebbe fatto?»

«Lei mi ha disarmato.» rispose alzando le spalle, cercando di lasciar perdere quel discorso.

«Ma sappiamo entrambi che a lei non serve la bacchetta per lanciare un incantesimo, o devo ricordarle perché lei è qui?» domandò il professore guardando la ragazza.

«Già, infatti cosa sono? Una cavia per i vostri esperimenti?» chiese la ragazza mentre guardava le sue mani. Perché lei aveva questo potere?

«Lei ha una possibilità che nessuno dei maghi ha, la possibilità di non utilizzare la bacchetta magica perché può scagliare incantesimi anche solo con le mani. Oltre ciò, lei ha delle capacità da guaritore che nessuna pozione può eguagliare. Il ministero l'ha affidata alla nostra custodia ed è quello che stiamo facendo. Ed ora basta con le solite chiacchiere, inizi a lavorare.» terminò di spiegare il professore e la lasciò da sola in biblioteca per tornare dalla preside.

«Com'è andata?» chiese il quadro del professor Silente una volta che la porta fu chiusa alle spalle del professore.

«Il ragazzo non ha nulla di che, solo dolori. La ragazza è in biblioteca. Abbiamo rischiato.» disse il professore sedendosi sul divano insieme alla professoressa McGranitt. «Se solo avesse visto il marchio mentre io non c'ero lo avrebbe ucciso.»

«La ragazza sa del potere che ha tra le mani, per questo siamo qui e dobbiamo limitarlo?»

«Limitarlo come? Il vostro piano, con tutto il rispetto, è un piano suicida. Stiamo lavorando per far innamorare un mangiamorte, che sappiamo tutti avere la reputazione di Don Giovanni, ed una ragazza a cui sono stati uccisi i genitori davanti agli occhi, da due mangiamorte.»

«La ragazza ha un anima pura, non l'avrebbe mai fatto. Ne abbiamo già parlato.» riprese la professoressa avendo anche il supporto del preside Silente.

«È l'amore che muove il sole e le altre stelle. E muoverà anche Draco ed Eden.» disse il preside Silente chiudendo il battibecco tra i due professori.

Eden Abernathy; Draco Malfoy. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora