51. Vince chi fugge.

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Ignazio.

Un paio di giorni dopo che Margherita se n'è andata, vengo invitato ad una cena a cui saranno presenti anche dei produttori spagnoli. Michele estende l'invito anche ad Amelia, non sempre è presente alle cene di questo tipo, ma visto che lei è quella che parla spagnolo meglio di tutti e sarà un evento informale, la sua presenza è ben gradita oltre che utile.

Quando glielo dico lei annuisce-è una vita che non parlo spagnolo.

-puoi farlo con me.

-nah, mi sentirei stupida.-ride.

Il giorno della cena, quando Amelia torna a casa per pranzo e sgranocchia un grissino, mi guarda - hai deciso cosa indossare stasera?

-si. Il completo nero di Armani. Che dici?-rispondo mentre rigiro la pasta.

-Ignazio. Ne hai almeno dieci completi neri di Armani.

-quello che metto con i gemelli.

Continua a guardarmi scettica.

-tranquilla, ho deciso.

Ride- va bene. Io metto il vestito verde che ho preso a Parigi, che dici?

Annuisco- sarai come sempre la più bella.

-considerato che oltre a voi tre maschioni ci saranno Michele e un paio di uomini di mezza età, sì, sarò decisamente la ragazza più bella.

Ci mettiamo a tavola e pranziamo assieme, poi riceve una telefonata.

Mi guarda, io vedo di sfuggita il nome di quello che sta diventando il mio incubo. Franz.

-scusa, mi sa che devo rispondere.

Io annuisco -fai pure.

-Franz, che succede?-le sua fronte si corruga, sembra sempre più preoccupata.-okay. Okay, arrivo. A tra poco.

Mette giù il telefono e si alza- scusami, era preoccupato, lo hanno chiamato dalla direzione e ci hanno convocati per pomeriggio, ci sono delle novità.

-brutte?

-non ha saputo dirmelo.

-vuoi che ti accompagni?

-no, tranquillo, è tutto a posto. Peggio di un licenziamento non può essere. -mi sorride, poi va a lavarsi i denti.

Esce di casa di fretta, io rimetto a posto, riposo un po' sul divano e poi torno in studio.

Torno a casa presto, ho chiamato Il ristorante e chiesto che facciano trovare un mazzo di fiori sul tavolo, al posto di Amelia, giusto per tirarla un po' su nel caso in cui le notizie che dovevano darle non siano delle migliori.

Dice che il fatto che i fiori abbiamo iniziato a piacerle é indicativo della certezza che sta invecchiando.

Io rido e la prendo in giro, ma la verità è che giorno dopo giorno vedo in lei una bellezza sempre più matura e consapevole, un fascino che si aggiunge al suo viso già meraviglioso.

E il pensiero di invecchiare al suo fianco mi mette gioia, eccitazione.

Faccio una doccia e poi me la prendo comoda, mi asciugo e improfumo e mi vesto.

Ma alle otto sono pronto e di Amelia nessuna traccia e nessun segno. Le mando un messaggio ma non risponde, e quando la chiamo ha il telefono staccato.
Mi dico che è perché sta lavorando e presto arriverà o quantomeno richiamerà, ma un'ora e mezza e dieci telefonate dopo comincio ad essere un po' in ansia.

La cena é iniziata da un pezzo, e Gianluca mi ha chiamato per avere nostre notizie. Provo ancora a chiamare e mi dico che se entro mezz'ora non avrò sue notizie andrò direttamente alla casa editrice. Ma come se mi avesse sentito, venti minuti dopo una chiave si rigira nella toppa.

Vado all'ingresso e Amelia entra trafelata poggiando la borsa.- ciao, scusa sono in ritardo, se mi dai tre minuti mi prep...

-Ti ho chiamata un sacco di volte -la interrompono bruscamente.

Lei sembra sorpresa dalla mia reazione -avevo il telefono spento, si è scaricato e non avevo il cavo, sai che ero a lavoro...

-Sì ma avresti dovuto smettere di lavorare più di due ore fa.

-Lo so. Ma abbiamo avuto qualche problema con il capitolo e abbiamo dovuto rivedere la bozza un sacco di volte e poi...

-Amelia smettila di parlare del cazzo di capitolo, mi innervosisci.

Corruga la fronte-Che hai? Sei arrabbiato perché non ho risposto?

-No. Si invece. Sono arrabbiato, ero preoccupato da morire, stavo per venire a cercarti. E poi avevamo la cena e io ci tenevo molto e lo sai.

Adesso è arrabbiata anche lei, lo vedo dal luccichio dei suoi occhi, ma non me ne frega niente, deve capire che ha sbagliato.

-guarda che io lavoro Ignazio. Il mio lavoro è importante per me e non posso sempre mollare tutto per entrare nel tuo mondo di lustrini!

Devo avere lo sguardo sconvolto, perché la sua fronte si appiana, si rende conto di ciò che ha detto.

Io guardo altrove, sono troppo ferito per guardarla negli occhi adesso.-una volta ti piaceva il mio mondo di lustrini.

-Non è ciò che intendevo...

-é proprio ciò che intendevi invece.

-Possiamo ancora fare in tempo per la cena...

-È troppo tardi. E in ogni caso mi è passata la voglia. -prendo il mio cuscino -Buona notte.

-Dove vai?-chiede piano.

-A dormire di là.

-Dai Ignazio...parliamone, ti prego.

-Non adesso. Sono arrabbiato e direi cose delle quali potrei pentirmi.
Devo stare un po' da solo.

Lei sospira mentre io me ne vado in soggiorno. Potrei andare nella stanza degli sopiti, ma dal momento in cui Amelia è venuta a vivere in questa casa mi sono ripromesso che mai avrei dormito in quella camera. Perchè avrebbe significato il primo passo verso la distanza.

Mentre sto per prendere sonno la sento singhiozzare.
Mi viene in mente che l'ho aggredita appena ha messo piede a casa e non le ho chiesto quali fossero le novità e se c'entravano qualcosa col suo ritardo e i suoi occhi scuri e cerchiati.
Mi sento in colpa, perché lo so benissimo che non è un periodo facile per lei e perché non si è mai persa un mio evento di lavoro.
Sono tentato di andare da lei, ma il mio orgoglio ferito me lo impedisce.

In amore vince chi fugge.

O no?

Holaa! Guai in Paradiso! Che ne pensate? Cosa succederà adesso? Vi avviso che mancano solo 10 capitoli, il che vuol dire che tutti i nodi verranno presto al pettine! Un bacio, a domani.

Ovunque sei é vicinissimo. Ignazio Boschetto.Where stories live. Discover now