Capitolo 34

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"Amy!" urlai mentre si faceva largo tra la folla per uscire, ma la musica sovrastava la mia voce. La seguii fuori e la vidi svoltare l'angolo.

"Amity, fermati!" le urlai ma non mi ascoltava, anzi, camminò più velocemente, cercando di mettere più distanza possibile. Tutti i lampioni erano spenti e riuscivo a stento a seguirla quindo attraversò la strada. Poi tutto accadde molto velocemente. Una macchina che sfrecciava a tutta velocità si diresse verso di lei.

"Amity!" urlai, ma non sembrava volesse muoversi da lì. Il mio corpo reagì prima della mente. Poi buio.






Bip... Bip... Questo rumore mi accompagnava per non so quanto tempo, non lo avevo mai sentito ma era come se ci fosse sempre stato. Mi sento una specie di alieno, senza braccia, gambe o qualunque altra parte del corpo. Pro ad aprire gli occhi ma non ci riesco, come se non li avessi, ed entro nel panico. Il rumore si fa più frequente, quasi si rendesse conto della mia paura.  Calma, mi dico, un passo alla volta. Provo a stringere la mano e ci riesco.

"Oh mio dio" sento dire, ma non riesco a capire chi sia tanto sono concentrata. Cerco di stringere la mano in un pugno e ce la faccio. Finalmente riesco ad aprire gli occhi. Mi trovo in una stanza dalle mura bianche e sono su un letto scomodissimo. Mi fa male la testa, il cuore, il petto e faccio fatica a respirare. Al mio fianco trovo la fonte del fastidioso bip. Solo quando mi sento una stretta alla mano capisco che c'è qualcuno. Amity.

"Hey" dice, le lacrime le rigano le guance.

"Hey" gracchio. Mi si butta addosso e mi abbraccia. Il mio corpo è ancora intorpidito. Per quanto ho dormito?

"Mi dispiace per Jeremy, non avrei mai..." la mia voce è un sussurro inudibile, ma mi fermo quando vedo il suo sguardo confuso.

"Cosa è successo?" chiedo.

"Beh... Quando sei caduta nella piscina, alla festa, hai sbattuto la testa prima di annegare e hai avuto una commozione celebrale e..." la interrompo.

"La... La festa?" domando più confusa di prima. La testa mi pulsa e quando appoggio il palmo sulla

fronte, ci trovo una benda.

"Sì..." risponde Amy, scrutandomi attentamente.

"Per quando ho dormito?" chiedo.

"Annabelle.." piagnucola.

"Dimmelo." scatto.

"Sei stata in coma per... Circa un mese."

"Un.. Un mese?!" non ci sto capendo niente. Prima che possa chiedere qualcos'altro, entra un medico piuttosto giovane seguito da un'infermiera piuttosto anziana. Quando si accorge che la sto fissando, mi lancia un sorriso dolce, come quello di una nonnina al proprio nipote.

"Finalmente si è svegliata, signorina Gilbert. Tutti aspettavano con ansia il suo risveglio" mi dice il dottore. Prende una specie di lucina e me la punta negli occhi, guarda l'aggeggio accanto a me che non smette di suonare per controllare il mio battito cardiaco.

"Qui è tutto normale. Come ti senti?" mi chiede.

"Confusa" rispondo.

"Oh, non preoccuparti, molto presto non lo sarai più." dice ma prima di lasciare la stanza si ferma e mi informa che fuori c'è un ragazzo che vorrebbe entrare, ma prima Amity deve uscire.

"Ci vediamo tra poco" mi informa Amy, ed io annuisco. Dopo che lei è uscita entra l'ultima persona che mi sarei aspettata di vedere.

"Ciao Frederick" lo saluto.

"Finalmente sei sveglia." risponde, sedendosi sulla sedia accanto al letto.

"Ehm.. Già." mormoro, c'è una strana tensione tra di noi e non so il perché.

"Senti, so che sei in una fase post-coma ma il senso di colpo mi sta divorando." ho la bocca secca, e sento di svenire da un momento all'altro ma gli faccio un segno per farlo continuare. Non di nuovo, per favore.

"Mi dispiace per tutte le volte che ti ho fatta arrabbiare, credi di darmi una possibilità e cercare di essere amici, come una volta?" mi chiede implorante.

"Oh" posso finalmente ritornare a respirare, non mi ero nemmeno accorta di stare trattenendo il fiato. "Certo, non preoccuparti. È acqua passata. Solo..."

"Solo..?" mi incoraggia a continuare.

"Sicuro di non essere mio fratello?" domando. Ora sicuramente mi considererà una pazza da manicomio.

Inaspettatamente, inizia a ridere ed è una risata così naturale e pura che non posso fare a meno di unirmi.

"No, non preoccuparti." sorride, cercando di trattenere un'altra risata.

"Allora, cosa mi sono persa durante la mia lunga convalescenza?" domando.

"Oh, niente di ché." risponde.

"Oh, insomma, in un mese qualcosa sarà pur successo!"

"Mmm... Hai presente Mitchie? Quello della festa?" chiede. Un peso mi schiaccia il petto ma annuisco.

"Ha affermato di essere gay." dice.

"Aspetta... Cosa?" domando incredula.

"Hai sentito bene"

"Non ci credo!" rispondo.

Passiamo tutta la giornata a scherzare e parlare fino a che l'orario delle visite si conclude, con la promessa che domani ritornerà.

Alla fine mi addormento con il sorriso sulle labbra, sapendo che questo è un nuovo inizio.

FINE.

Amo il mio peggior nemico.Where stories live. Discover now