Capitolo 32

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Lo guardai negli occhi, ero come ipnotizzata. no, no, NO!

"Sì" sussurrai. Il suo sguardo si ammorbidì ma poi si gelò all'istante.

"Non puoi, non dirlo mai più." e lasciò la presa sul mio volto. Sbarrai gli occhi. Visto, testa di cazzo? Non mi ascolti mai! Non puoi amare tuo fratello, a meno che non vuoi un incesto, mi rimproverò una vocina dentro la mia testa. Ma d'altronde avevano ragione tutti e due, sia Frederick che la mia ragione. Quello che provavo era solo affetto verso il mio "fratellino", non amore, avevo soltanto confuso i miei sentimenti.

"Hai ragione" dissi dura. Frederick sospirò, "Annie, so che è dura, che è difficile d'affrontare, ma ci sarò io con te. Insieme, ricordi?" allargò le braccia e mi ci tuffai dentro, lasciandomi cullare. E ci addormentammo così, avvinghiati l'uno a l'altra, cercando di non far crollare i pezzi. La mattina dopo eravamo nella stessa posizione perché lo spazio non era abbastanza, ma a noi non dispiaceva, almeno non a me. Cercando di non svegliarlo, presi il cellulare e vidi le 16 chiamate perse di mia madre e 5 suoi messaggi. Sospirai e li lessi.

C'è un temporale con i fiocchi fuori, dove sei?

È ora di cena. Torna a casa.

Mi sto preoccupando, dove sei finita?!

Se non mi rispondi entro 2 minuti puoi dimenticare la luce del sole.

Annabelle, è un ordine: TORNA. A. CASA.

Era veramente preoccupata, mi avrà cercata per mare e per terra.

"Devi parlarle" gli sentii dire. Mi girai di scatto spenventata.

"Pensavo dormissi." mormorai. Scrollò le spalle.

"Allora, hai intenzione di parlarle?" riprese.

"Sì, dopo tutto resta mi madre. E poi voglio sapere di più." risposi sincera. Lui annuì e sentii dei brontolii provenire dal mio stomaco. Arrossii violentemente.

"E quello che cos'era? Degli elefanti che facevano ginnastica?"rise.

"Molto divertente, Frederick." risposi sarcastica, alzando gli occhi al cielo.

"Dai, usciamo da qui o mi si bloccheranno le articolazioni e tu mi mangerai vivo." disse.

"Seguo Hannibal quindi non ti conviene sfottermi". Scesi dall'albero facendo attenzione a non cadere e alzai il cappuccio per coprire le orecchie dalla fredda brezza mattutina. Durante il tragitto per andare al McDonald cercai di stare zitta ma mille domande mi assillavano.

"Perché per tutti questi anni non mi hai lasciata un attimo in pace?" chiesi di botto. Il suo sorriso scomparve e si rabbuiò.

Frederick's pov

"Perché per tutti questi anni non mi hai lasciata un attimo in pace?" chiese. Mi fermai davanti a quella domanda. Già, perché? Questa domanda me l'ero fatta un sacco di volte, ma non riuscivo mai a dargli una risposta.

Amo il mio peggior nemico.Where stories live. Discover now