17. "Le Aiutanti Di Babbo Natale"

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Bianca's Pov

«Tenga signora e buon Natale!» Sarà la centesima volta che ripeto questa frase oggi. Come ogni anno, io e Iris aiutamo al villaggio di Babbo Natale, e quest'anno ci tocca incartare i regali; nulla di strano, se non fosse per i nostri costumi da aiutanti di Babbo Natale. Il costume è composto da principalmente un vestito rosso fino al ginocchio senza una forma precisa, una calzamaglia verde chiaro, degli stivali neri e da un cappello verde con un piccolo campanellino dorato all'estremità.
«Iris, mi passi il nastro, cortesemente?» Le chiedo mentre incarto una confezione di vestiti ricambiabili per bambole.
Stringo i nodi creando così un fiocco, non perfetto, ma comunque decente. La signora mi sorride e mi ringrazia.
«Si figuri! Buon Natale!» Lascia i contanti richiesti nella scatola di fronte ad Iris.
«Ne ho sempre desiderata una!» Iris mi prende il braccio facendomi voltare verso la sua direzione e lei, con un sorriso sbilenco, indica col capo una macchina piccola telecomandata interamente bianca con alla guida una bambola sorridente e degli strambi occhiali da sole.
«Beh, fortunatamente quella fase è passata» Rido e ricevo un buffetto sul braccio.
«Che c'è? È vero!» Dico sorridendole. Lei alza gli occhi al cielo.
«Non capisci nulla, lo sapevo» Mi guarda sbuffando per poi sorridermi.
«Ed io che pensavo che le cugine Reed non fossero degli elfi» Sento dire tra tutto il brulichio del centro commerciale. Tra bambini che corrono di qua e di là alla ricerca dei loro giochi di Natale, genitori indaffarati a correre appresso ai figli ed altri invece che cercano di accalappiarsi anche l'ultimo oggetto in commercio, è faticoso sentire tutto.
Guardo tra la gente cercando di scrutare uno ad uno tutti i volti delle persone cercando di capire se quella frase, l'avevo solo capita male.
Guardo a destra e a sinistra, fin quando non scorgo tra la folla il volto di Noah, il dipendente del negozio in cui io e mia madre abbiamo comprato gli addobbi natalizi di quest'anno, nonché, amico sia mio che di Iris.
«Chi non muore si rivede!» Lo saluto schioccandogli due baci sulle guance fredde.
Noah ride per poi indicare il suo indice verso di sé.
«Ah, io?»
Sbuffo leggermente ridendo.
«Cosa ci fai qui?»
«Sono venuto a prendere gli ultimi regali. Natale è tra pochi giorni e sarà meglio non ridursi all'ultimo come faccio ogni anno» Il suo volto si contrae in una smorfia facendo spuntare un sorriso sul mio di volto.
«Giusto, domanda alquanto stupida» Schiocco le dita in segno di disdetta.
«Noah, è un piacere rivederti! Iris mi affianca salutandolo con un abbraccio scuotendolo leggermente.
«Anche per me, la Stenton High School non è più la stessa senza la bionda che cantava nel coro» La prende in giro con fare drammatico.
«Si, lo so» Lei, in tutta risposta, fa finta di vantarsi spostando una ciocca di capelli biondi dalle spalle.
Ridiamo insieme di gusto fin quando non arriva un'altra signora chiedendoci di impacchettare una scatola colorata.
«Faccio io, voi parlate intanto, vi raggiungo appena posso» Iris mi tocca la spalla e va verso il bancone munendosi della carta regalo, forbici e nastro d'oro.
«Aiutate il centro commerciale?» Chiede.
«Come da tre anni a questa parte. Quest'anno ci hanno dato questo compito, almeno abbiamo qualcosa da fare durante le vacanze.» Afferro la mia tracolla prendendo la bottiglia d'acqua e facendone qualche sorso.
«Tu invece? Cosa farai durante le vacanze?» Chiudo la bottiglia e mi accerto che non l'abbia chiusa male come mio solito. L'ultima volta che è successo, mi sono ritrovata tutti i documenti impregnati d'acqua, e non solo quelli.
«Onestamente mi riposo» Ridacchia.
«Vorrei uscire con qualche ragazzo, ma non trovo qualcuno simile a me a tal punto da starci bene completamente» Mi confessa facendo spallucce.
«Vedrai che accadrà, anche se è una frase fatta, ma quando meno te lo aspetti accadrà» Gli sorriso, tentando di incuotergli sicurezza.
«Tu invece? Ragazzi?» Mi dà una spallata.
Ed io?
Ora cosa gli dico?
«Stessa situazione tua» Cerco di sviare l'argomento.
«Siamo in alto mare»
«Oh, andiamo! Non abbiamo bisogno di un ragazzo»
Convinco lui o me?
Dopo qualche minuto ci raggiunge anche Iris, ma poi dopo Noah ci saluta calorosamente. Aveva una caccia ai regali in atto.
«Che ore sono?» Chiedo ad alta voce raccogliendo i miei capelli in una treccia laterale.
«Quasi le cinque, tra poco possiamo andarcene» Iris guarda il suo orologio al polso.
«Mi fa quasi venire lo spirito natalizio tutto questo» Ridacchio indicando facendole vedere i bambini che tentano di salire da soli sulle ginocchia di Babbo Natale.
«Ne avresti bisogno, acidella» Mi pizzica una guancia e riceve un'occhiataccia da parte mia.
Il centro commerciale è pieno. Mancano tre giorni a Natale e penso che tutti si siano ridotti all'ultimo per comprare le ultime cose se non tutte le cose.
Quando ero piccola adoravo il Natale, ad oggi invece è una sottospecie di amore e odio e non ne capisco la provenienza, non c'è stato alcun momento che mi possa aver fatto odiare un minimo il Natale, ma forse semplicemente ad un certo punto della crescita capisci che il Natale senza le persone care al tuo fianco, non è poi così divertente.
Mi volto cercando di uscire fuori dai miei pensieri e forse avrei dovuto non farlo. Eccolo lì, Ares. È al bancone con Iris mentre si fa incartare una scatola piccola e sia lei che lui parlano e ridacchiano.
Non posso farmi vedere conciata così!
Cammino velocemente verso il secondo reparto del negozio che ospita il bancone quest'anno. Né troppo lontana, né troppo vicina.
Prendo il primo orso abbastanza grande che mi capita a tiro e mi ci nascondo dietro.
Forse la cosa più ridicola che io potessi fare, visto che sono nascosta da lui, ma non dall'intero negozio pieno di gente che mi guarda come se fossi pazza.
«Se ne sarà andato?» Mi chiedo nella mia testa, al che spio dietro allo scaffale.
Un sospiro di sollievo fuoriesce dal mio corpo quando noto che adesso Iris sta incartando un altro regalo di un'altra persona. Poso l'orso e mi volto con l'intenzione di andare ad aiutare mia cugina, ma ecco che la figura di Ares riappare davanti ai miei occhi. Ora è nel negozio mentre cerca al reparto dei CD. Ha una giacca nera, stavolta pesante però, dei jeans bianchi e degli anfibi neri ai piedi con i suoi immancabili capelli cadenti sulla fronte.
Sembra assorto nei suoi pensieri mentre prende dei CD ma subito dopo li riposa.
Non lo vedevo da parecchi giorni, è stato nei miei pensieri in ognuno di essi ed ora vederlo lì nemmeno a poche corsie da me, mi procura la tachicardia. Sarà l'ansia che mi possa vedere in questo stato oppure semplicemente mettendo in conto le cose successe tra noi.
Indietreggio guardando intorno cercando di capire se le persone mi stessero guardando ma fortunatamente sono troppo impegnati a scegliere i loro regali. Cammino velocemente.
«Scusate l'interruzione gentile clientela, Bianca Reed, mi potresti dare una mano al bancone? Grazie mille» La voce di Iris la si sente in tutto il negozio grazie all'altoparlante e subito dopo sgrano gli occhi e mi sento piccola agli occhi di tutti. Non so che fare, ora sa che sono qui!
«Merda!» Esclamo sottovoce. Non mi giro per vedere se Ares mi abbia potuto vedere ma, al contrario, cammino velocemente per le corsie andando anche a sbattere contro una signora.
«Oh, faccia attenzione!» il carrello a mano della signora si ritrova completamente rovesciato a terra riversando su di esso qualche giocattolo e dei pacchi incartati qua e là.
«Mi scusi, sono terribilmente mortificata!» Mi inginocchio raccogliendo tutti gli oggetti che ho fatto cadere, ripetendo alla signora il mio dispiacere ma mi riserva solo un'occhiata fulminea per poi andarsene.
Sospiro e chiudo un attimo gli occhi, ma poi il pensiero di avere Ares in negozio e che, probabilmente, mi stia cercando me li rifà riaprire. Mi volto con l'intento di scappare, ma a neanche cinque passi di distanza rispetto a dove ho fatto cadere il carrello, sento il mio nome urlato.
«Bianca!» Ares urla il mio nome non con rabbia, non con stupore, ma in un modo calmo, come se si volesse accertare veramente che quella nei panni dell'elfo di Babbo Natale, sia effettivamente io.
Mi volto piano con un sorriso tirato.
«Ehm, ehi!» Alzo la mano salutandolo e lo vedo avvicinarsi a me con un sorriso stampato in volto. Il suo però sembra sincero.
«Bel vestito!» Cerca di nascondere la risata che accompagna la frase mettendo una mano davanti alla bocca, ma fallisce.
«Ehm»
Respira, espira, non diventare rossa per l'imbarazzo e parla.
«Sono con mia cugina ad aiutare il centro.» Tento di difendermi.
«Oh» Sul suo volto compare un'espressione strana, sembra quasi sorpreso.
«Incartate i regali deduco, ho visto una ragazza vestita allo stesso modo» Mi dice piano posando gli ultimi oggetti che aveva in mano nel suo carrello.
«Sì, Iris. L'hai già incontrata alla cena.»
«Ah, si, ricordo vagamente.» Annuisce.
«Quindi mi potresti incartare gli ultimi regali che ho preso?» Alza il carrello a mano quasi all'altezza del suo volto ed io, impacciata, annuisco cercando di prendergli il carrello dalle mani.
«Non ho mica detto che devi portarlo tu» Si riprende il carrello sorridendo a pochi centimetri dal mio viso.
Sento il mio viso caldo, sarà visibilmente rosso.
Annuisco e gli faccio cenno di seguirmi.
«Allora...» Inizio lasciando la frase a metà.
«Allora...» Mi imita.
Camminiamo per le corsie.
«Perchè sei scomparso
«Perchè sei scomparsa
Un velo di imbarazzo si crea tra di noi. Abbiamo parlato all'unisono ed abbiamo detto la stessa frase. Magari anche lui mi ha pensata.
Lui ride, io invece sono ancora assorta nel velo di imbarazzo. Forse si è creato solo dentro di me.
«Aspettavo una tua chiamata o messaggio» Mi dice calmo.
«Pensavo di aver fatto qualcosa di sbagliato» Continua.
«Beh, qualcosa di sbagliato lo hai fatto» Mi scappa dalla bocca e mi maledico mentalmente da sola subito dopo aver capito cosa la mia bocca aveva pronunciato.
«Non so che tipo di baci hai dato, ma dalle mie parti i baci si danno in due» Mi canzona con un mezzo sorrisetto sulle labbra.
Alzo gli occhi al cielo.
«Ok, abbiamo fatto» Mi correggo.
Arriviamo al bancone e tocco la schiena di mia cugina. Lei si volta e mi guarda sorridendo fin quando non si accorge anche della figura di Ares di fianco a me.
«C'era bisogno di dirlo all'altoparlante?» La rimprovero.
«Tu eri scomparsa, mi hai lasciata da sola con tante persone impazienti!» Le sue mani si posizionano sui fianchi ma è Ares a mettersi in mezzo a questa discussione.
«Beh, però ha ragione tua cugina» Mi dice ed io gli faccio segno di cucirsi la bocca.
So che ha ragione, ma in questo momento sono troppo in imbarazzo per ammetterlo.
«Vedi? Anche lui mi da ragione! Sei il prete della chiesa, giusto?» Si stringono la mano e lui annuisce.
«Si, sono Ares, anche se a dire il vero, non sono ancora prete» Calca la penultima parola. Il mio stomaco si contorce e sento che mi fa male.
«Vieni, ti incarto i regali» Gli prendo il carrello dalle mani e lui stavolta non oppone resistenza. Inizio a prendere i diversi giocattoli, partendo da un robot.
«Ti sei dato ai robot?» Ridacchio non staccando il viso dall'incarico che ho preso. Metto l'ultima striscia di scotch e prendo un fiocco blu dalla cesta per poi appiccicarlo sopra la carta regalo.
«Sono per i figli delle mie cugine, non per me. A Natale vengono i miei parenti qui e non posso di certo stare a mani vuote, specialmente a Natale»
«Se non sei di qui, di dove sei?» Iris prende il regalo, lo mette in una busta e aspetta che io incarti gli altri regali sul bancone.
Orsi, bambole, macchine e robot: i regali di Natale perfetti per dei bambini piccoli.
«Vengo dalla Grecia, i miei si sono trasferiti da poco qui» Spiega a mia cugina. La sua storia già la conoscevo, ma faccio finta di essere sorpresa anche io, anche se i miei occhi cerco di tenerli bassi.
Incarto un altro regalo e lo metto nella busta.
«Figo, le nostre famiglie sono state in Grecia quando noi eravamo piccole, ricordiamo poco dei posti visitati per via dell'età, ma quel poco che ricordiamo è bellissimo!» Esclama guardandomi sorridendo.
«Parla per te, io non ricordo un tubo» La guardo negli occhi e lei scoppia a ridere.
«Memoria a breve termine» Mi da una leggera spinta con il fianco.
«Beh, sono sicuro che ci verrete presto, vi aspetto in ogni caso. Ogni estate abbiamo in programma di ritornarci» Si aggiusta il ciuffo caduto sulla sua fronte.
La sua bellezza incanta.
Finisco di incartare gli altri regali e li poso nella busta regalo. Prende la banconota da 40 e gli do il resto.
«Grazie mille, mi ha fatto anche piacere chiacchierare con voi, vi auguro una buona giornata!» Prende i regali e saluta con due baci sulla guancia mia cugina, mi guarda e saluta subito dopo anche me allo stesso modo.
«Tra poco ti scrivo» Mi sussurra all'orecchio mentre mi bacia la guancia prima di girarsi e andarsene. Lo seguo con gli occhi, non esce dal centro ma va dal lato opposto.
«Che ragazzo gentile, peccato che il suo amore è verso Dio» La mia spalla è coperta dal braccio di Iris ma il mio sguardo ed il mio corpo sono ancora rivolti verso il vetro, anche se Ares è scomparso.
«Pronto? Ho capito che è carino, su!» Mi passa la mano davanti agli occhi facendo su e giù.
«No, non per quello» Dico subito dopo sospirando.
«E allora per cosa?» Mi guarda di profilo, mi volto con il capo e le sorrido cercando di rassicurarla.
«Niente, hai ragione: è carino, ma nulla di che» Le dico sentendo poi la sua risatina.
Incartiamo i regali delle persone che vengono dopo, fin quando arriva l'orario di chiusura.
«Ho bisogno di una doccia» Deduce Iris mettendosi la giacca ed il cappello bianco di lana.
«Puzzona!» La prendo in giro e lei si vendica usando l'altro guanto ancora non messo come frusta.
Non ho ancora avuto modo di controllare il telefono. Le persone venute subito dopo Ares erano tante, meno di quelle venute all'apertura del centro commerciale, ma è sempre così che va.
Afferro il cellulare schiacciando i numeri che formano il mio codice, ed eccolo lì, un messaggio di Ares che mi dice di passare dietro la scuola dove ci siamo incontrati l'altra volta.
«Bì, andiamo?» Spengo subito il cellulare ed annuisco iniziando a camminare.
«Brr!» Sfrego entrambe le mani tra di loro per il freddo.
«Tua madre ti aveva detto di portare i guanti, ma tu non le dai ascolto mai!» Mi rimprovera.
Camminiamo insieme chiacchierando e così dimentico anche per qualche minuto il ricordo di Ares.
«Ci sentiamo domani» Mi abbraccia ed il calore che emana mi fa quasi pensare di non voler più lasciare il suo corpo. Il freddo di dicembre qui è davvero ingestibile.
«Ok, andiamo» Mi sussurro.
In lontananza di circa otto-nove case, scorgo la mia, ma di fianco a me c'è la scuola con i soliti colori, non sono mai cambiati da quando la frequentavo. Faccio il giro, calpestando anche qualche ramoscello. Inutile dire che sapendo che lui era lì ad aspettarmi, saltavo impaurita ad ogni rumore.
«Ares?» Dico.
Neanche il tempo di ridire il nome di Ares che due mani mi oscurano la vista ed un fiato caldo sul collo mi riscalda la zona.
«Stavo quasi per andarmene, sai?» È lui.

Angolo Autrice
Suppongo che vi siate abituati al mio scomparire e riapparire quando meno ve lo aspettate. Vi chiedo scusa se vi ho fatto aspettare tanti mesi prima di questo capitolo ma onestamente non vedo l'ora che quest'anno finisca. Da inizio gennaio sino a giugno sono stati mesi a dir poco infernali per cose che non sto qui a spiegare ma che fortunatamente sono passate.
Beh? Che ve ne pare? Cosa succedera nel prossimo capitolo? Scrivetemi ciò che pensate che sono estremamente curiosa! Approfitto anche per ringraziarvi delle visualizzazioni che crescevano nel corso dei mesi anche se non c'era alcun aggiornamento! 🌹
Mi sento molto ispirata, ragion per cui penso proprio che uscirà un altro capitolo prossimamente. Prometto che non vi farò aspettare mesi, giurin giurello 🤞

Tanto amore per voi.
R.✨

Cross †Where stories live. Discover now