14. "Punto verde nel Michigan"

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Bianca's Pov

«Che Dio ci abbia in misericordia, ora e sempre, amen.» Padre Sam si allontana dall'altare dove, posizionato su esso, c'è un piccolo microfono.
«Quando ce ne andiamo?» Chiede Jocelyn sotto voce. Ridacchio e mi abbasso alla sua altezza.
«É finita la messa, amore, ora ce ne andiamo» Sul suo volto, compare un sorriso a trentadue denti. Le riservo una carezza e le prendo la mano tra la mia, mentre vedo i miei genitori che si avvicinano a Padre Sam e ai due diaconi al suo fianco che chiacchierano  con alcuni fedeli, ed uno di quei due è Ares.
«Buongiorno, signori!» Ci saluta il signore con la tunica bianca.
«Buongiorno»
Ares non si è ancora accorto della mia presenza. É troppo impegnato a parlare con una donna anziana.
«Come ogni domenica siete venuti! Dio ha misericordia dei bravi cristiani» Esclama ed io, annoiata da tutto ciò, alzo gli occhi al cielo.
Con la coda dell'occhio, fisso Ares e fremo dalla voglia di rivedere quegli occhi blu.
«Il 25 di questo mese, vi aspettiamo per la messa di Natale, come ogni anno» Continua, Padre Sam. Stringe la mano a mio padre e quest'ultimo annuisce.
«Non potremmo mai mancare alla messa di Natale» Si difende, sorridendogli.
«Buongiorno!» Eccolo, è lui!
«Ares, che piacere rivederti! Non ti vedo da...» Mio padre viene fermato da Ares continuando a sorridere cordiale alla mia famiglia.
«Si, beh, scusi, sono dovuto scappare. Ma comunque, fa molto piacere anche a me rivederla!» Stringe la mano ai miei genitori ed accarezza le teste di Jocelyn e Giuly.
Si ferma davanti a me mentre, con delle guance rosse, gli sorrido cordialmente e gli stringo la mano.
«Hey» Mi sussurra flebile, tanto da sentirlo solo io... Almeno, così credo.
«Hey» Gli sorrido nuovamente.
Lascia la mia mano mentre di sottofondo si sentono le chiacchiere delle persone che stanno lasciando la chiesa ed, ovviamente, le chiacchiere dei miei e di Padre Sam.
«Padre, faccio visitare a Bianca la chiesa. Pur non essendo credente, è molto curiosa di sapere la storia e l'architettura che nasconde la casa del Signore» Ares mi coglie di sorpresa, tant'è che sto quasi per proferire parola ma lui mi fa segno di no.
«Per me va bene.» Annuisce. Dò un'occhiata ai miei genitori e loro, sorridendo, compiono lo stesso gesto di capo di Padre Sam.
Chissà cosa starà passando nella loro testa... Spero solo che non pensino che io mi stia avvicinando alla fede.
Io ed Ares imbocchiamo un corridoio che porta proprio dietro la chiesa. Lui si guarda in giro prima di abbracciarmi, facendomi poi alzare un po' da terra.
«No, Ares, mettimi giù, dai!» Gli dico all'orecchio mentre ridacchio.
«E va bene!» Dice, ma non compie l'azione promessa. Inizia a camminare con me in braccio fino ad una stanza buia. Accende la luce e, quella stanza buia, si è tramutata in una stanza con una semplice scrivania, una poltrona ed uno zaino celeste posato per terra, con una delle due zip aperte.
«Qui è dove mi cambio» Mi spiega togliendosi quella tunica bianca, rivelando così di avere una maglia nera e dei semplici jeans che fasciano in modo leggero le sue gambe.
«Il minimo indispensabile, vedo» Accarezzo la scrivania in punta di dita.
«Esattamente. Sai, non mi piace tenere le mie cose qui, preferisco tenere le mie cose per me» Afferra lo zaino ed estrae una semplice giacca, anch'essa nera.
«Come te» La indossa.
«Come me?» Rispondo.
«Si, le mie cose per me» Si avvicina a me ed abbassa il viso, così da averlo di fronte al mio.
«Le mie cose» Mi ricorda, prima di baciarmi. É un bacio lento, nulla di troppo spinto, né passionale ma nemmeno un bacio "morto". Sa bene che non voglio correre, soprattutto per la situazione in cui ci troviamo.
«Io non sono tua» Biascico sulle sue labbra. Lui accenna un sorriso ed accarezza il mio naso con il suo.
«Allora farò di tutto per farti diventare mia» Non si arrende.
Sorrido e lo abbraccio.
«Oggi verrai al parchetto dietro la scuola?» Mi chiede, posando il suo mento sulla mia testa, facendo attenzione allo chignon che ho in testa.
«Farò di tutto per venirci.»
«Io mi terrò libero. Il mio numero ce l'hai» Mi ricorda.
«Senti?» Sussurra all'improvviso.
«Mh mh» Annuisco, sapendo già di cosa sta parlando. Ares ha il cuore che batte forte. Chiudo gli occhi e mi beo delle sue braccia forti che mi avvolgono e di quella dolce melodia che il suo cuore mi sta riservando.
«Vorrei averti con me» Sussurra, quasi come se quello fosse un desiderio.
«Anch'io» Rivelo.
«Piccola atea, sarà meglio andare di là, altrimenti cosa penseranno?» Si allontana da me e mi fa un occhiolino. «Disse l'agnellino innocente!» Esclamo prendendolo in giro.
Lui ride, mentre afferra il suo zaino e lo mette in spalla. Estrae una chiave dalla tasca dei jeans scuri e chiude la porta di quella specie di studio per poi farmi cenno di seguirlo.
«Se ti chiedono cosa tu abbia visitato, dì solo che ti ho mostrato le stanze dove i bambini seguono il catechismo e ti ho raccontato la storia della chiesa» Mi dice. Si ferma improvvisamente a metà tragitto, facendo fermare anche me.
«Che ti prende?» Chiedo.
«Pochi corridoi e siamo arrivati, devo usare bene il mio tempo» Ecco che di nuovo le sue labbra sono sulle mie. I baci di Ares non sono mai così tanto cauti, infatti, mi arriva un morso sulle labbra che mi procura una leggere risata.
«Scemo!» Esclamo, facendogli spuntare un sorriso e la sua risata mi pervade tutta.
Riprendiamo di nuovo il cammino arrivando così al punto dove eravamo prima e, tra una chiacchiera e un'altra, usciamo insieme dalla chiesa.
«Papà, io ho fame!» Esclama Giuly, interrompendo il discorso di mia madre.
Ares e Padre Sam la guardano ed io, sapendo poi come andrà a finire, le circondo le spalle tappandole la bocca con il palmo della mia mano. Lei mugugna su essa, ma ben presto arriva la sfuriata di mia madre.
«Giuly, non è carino interrompere una conversazione!»
«Oh, no! Non si preoccupi, la bimba ha perfettamente ragione: è ora di pranzo» Padre Sam rivolge uno sguardo alle bambine... Uno sguardo dolce, come dovrebbe fare qualche volta nostra madre.
Pochi minuti dopo, ci troviamo nella nostra auto e per tutto il tragitto, mamma non ha fatto altro che parlare e rimproverare. A metà percorso, infatti, ho inserito le cuffie nelle orecchie mentre i Green Day suonano  "21 Guns", ed il ricordo di quel giorno passato a parlare di musica e di vinili con Ares, riaffiora nella mia mente. All'incirca quattro giorni fa, la mia scuola ha chiuso per le vacanze natalizie, ed ho intenzione di stare anche un po' di tempo con lui, ma spero solo che non ci siano problemi a farlo. Da quando è scattato quel bacio, la notte non riesco a dormire: non faccio altro che sognarlo per poi svegliarmi e non riuscire più a dormire per l'emozione che mi procura anche il solo ricordo. Quel tatuaggio, quelle labbra, quelle parole, ricordo tutto di quell'istante... Forse perché è stato l'unico istante in cui, dentro di me, è scoppiato l'inferno, ma stavolta, nel senso buono della parola.
Dei colpi di gomito sul braccio, mi fanno voltare verso Jocelyn, la quale mi fa cenno col capo verso papà.
«Oh, scusa. Cosa dicevi?» Mi tolgo le cuffie e lo guardo dal finestrino retrovisore.
«Stavo dicendo che oggi la nonna ha preparato la lasagna: il tuo piatto preferito» Svolta verso sinistra, facendo arrivare le mie sorelle addosso al mio corpo. Loro ridono per questo, insistendo di farlo nuovamente.
«Oh, la ringrazierò!» Sorrido.
«Bene» Fa lo stesso.
Una volta arrivati a casa dei miei nonni materni, pranziamo con la lasagna di nonna Sophie, per poi aiutare a sparecchiare e a lavare i piatti con l'aiuto di mia nonna.
«Bianca, amore di nonna, lascia fare a me. Non sono poi così tanto vecchia» Ride mentre continua ad asciugare un piatto e postarlo poi nella credenza.
«Ma no, nonna, tranquilla! Mi piace aiutarti» Le dico sorridendole.
«Se tutte le ragazze al giorno d'oggi fossero così!» Sospira poi.
«Meglio che non siano come me, nonna, fidati!» Una lieve vena malinconica si impossessa della mia frase, tant'è che la donna al mio fianco se ne accorge e cambia discorso, finendo così a parlare di una soap opera che guarda ogni giorno in televisione.
«Bianca!»
«Cosa c'è Jocelyn?»
«Lo schermo del tuo cellulare si sta illuminando di continuo» Indica il mio cellulare mentre si gusta il suo succo alla pera.
Mi asciugo in fretta le mani bagnate con uno straccio, ed afferro il cellulare per controllare.

Da: Ares
"Ehi, ci sei?"
"Piccola atea?"
"Penso che tu ci prova gusto ad evitarmi, sai?"

Sorrido ed alzo gli occhi al cielo per la sua insistenza. Digito la mia risposta in fretta e furia, dove concordo col suo ultimo messaggio ma sono in disaccordo sul fatto che lo faccia apposta. Dopo un breve chiacchierata, salta fuori il fatidico messaggio: "allora verrai al parchetto?"
Spengo il cellulare e fisso per un attimo mia nonna, la quale sta continuando a lavare i piatti al posto mio. Amareggiata, digito una risposta negativa per poi inviarla, spengo il cellulare e ritorno a lavare i piatti.
«Chi era?» Mi chiede curiosa, mia nonna.
«Nessuno, solo un amico che voleva uscire» Strofino il piatto con forza, mentre la tristezza campeggia sul mio volto.
«E perché sei qui?»
«I ragazzi non sono la mia priorità ora. Voglio aiutarti.» Le spiego cauta.
«A volte mi domando se eri davvero tu quella bambina fin troppo energica che scorrazzava per casa. Amore, io me la cavo qui, ai tuoi ci penso io, vai!» Mi spinge via le mani dall'acqua, passandomi lo straccio per asciugarle. «Ma nonna, davvero n-»
«Nessun "ma", non perderti nessuna emozione della vita, su! Un'uscita non sarà nulla di così malvagio. Dirò ai tuoi genitori che sei uscita di corsa con Iris, e per quanto riguarda Jocelyn e Giuly» Si volta verso il tavolo da cucina, dove le due stanno bevendo del succo e mangiando biscotti.
«Shh» Mia nonna mette il suo indice contro le labbra e le bambine fanno lo stesso.
«Grazie, nonna» L'abbraccio forte, cosa che fa anche lei.
«Ti voglio bene, amore»
«Anch'io te ne voglio»
Afferro il cellulare e percorro il corridoio fino ad aprire la porta principale ed inserendo la giacca. Sblocco la schermata principale del cellulare fino ad inviare poi un messaggio ad Ares.

"Sto arrivando, vieni al parchetto"

"Ehi, cosa ti prende? Improvvisamente hai cambiato idea, piccola atea?"

"Prima che possa pentirmene, faresti meglio ad uscire di casa"

"Ai suoi ordini, signorina Bianca Reed"

Le strade del Michigan, non mi sono mai sembrate così lunghe e ripide, sebbene queste strade io le abbia ripercorse parecchie volte, forse tante. Ormai corro per le vie, mi sento libera di farlo. Il vento, mi accarezza cautamente la mia pelle ed i miei capelli volano in esso. Sento la mia tasca dei pantaloni vibrare e, nel frattempo che le mie gambe si muovono da sole, afferro il cellulare e schiaccio il tasto verde.
«Pronto?» Il mio respiro, risulta affannato per la corsa.
«Ehi, sono al parchetto» Mi dice con un nota di dolcezza.
«Giuro, sto arrivando anch'io!»
«Beh, si, lo sento» Termina la frase con una sonora risata.
Alzo gli occhi al cielo e vedo da lontano la scuola elementare dove, di spalle, si trova il boschetto.
«Ci vediamo tra poco» Diciamo all'unisono. Sorrido.
Stacco la chiamata e non mi importa neanche di mettere il cellulare al suo posto; mi fermo per qualche minuto per riprendere fiato. Appoggio le mani sulle mie ginocchia ed alzo il viso al cielo con le palpebre abbassate, cacciando fuori l'aria e dopo un po', riprendo la mia corsa. Ho il naso freddo, sicuramente rosso per il contatto gelido dell'aria invernale del Michigan. La mia corsa rallenta, diventando solo una semplice camminata, e ciò mi aiuta anche con la respirazione mentre cerco di far tornare il mio battito cardiaco  normale, ed intanto, i miei occhi vagano per il parco alla ricerca di lui. Il parco, é un punto verde in un quartiere dove regna l'asfalto, come in tutte le grandi città e ripensandoci, sono venuta qui solo poche volte. Essendo stata alunna della scuola elementare campeggiata difronte a questo posto, le due ore di educazione fisica a settimana le passavo qui.
«Mi cercavi?» Ares é di spalle con le mani nelle tasche dei suoi jeans scuri. Si volta e mi sorride.
«Si, ti stavo cercando» Si avvicina.

Angolo Autrice
Mentre finisco di rivedere questo capitolo, sto dando un occhiata a Temptation Island ed ho capito che amo Lara e Michael, é peggio di Hardin Scott (amanti di After, non mi ammazzate, please). Tornando a noi, sto revisionando i capitoli e per questo, se vi arrivano diverse notifiche, è per questo, scusate :(

Scusate davvero per eventuali errori.
I love u xx 💘

Cross †Where stories live. Discover now