8. "L'incontro"

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Bianca's Pov

"Matematica non la capirò mai!" Mi lamento in videochiamata con Iris.
"Dai Bì, vedrai che la capirai... Un giorno" Ride guadagnandosi un'occhiataccia da parte mia.
"Si fa presto a dirlo quando sei la prima della classe" La prendo in giro.
"Beh, modestamente" Fa un sorrisetto malizioso. Alzo gli occhi al cielo e scrivo gli appunti che mi ha passato lei durante le ore scolastiche.
"Se ti serve una mano richiamami, io vado ad aiutare mia madre di là con gli scatoloni, Natale è alle porte e loro sono più eccitati di un bambino" Ridacchia.
"Va bene, ci sentiamo dopo" La saluto e lei mi risponde con un occhiolino ed il suo viso scompare dallo schermo, segno che ha attaccato.
"Forza Bianca, puoi farcela!" Cerco di farmi forza da sola e continuo a scrivere gli appunti per poi studiarli stasera prima di andare a letto.
"Oh, grandioso!" Mi accorgo di aver dimenticato di sotto il libro di matematica e, sbuffando, sono costretta a scendere giù per andarlo a prendere.
Scendo le scale e cerco dovunque il mio libro di matematica, ma del libro non c'è traccia né sul tavolino, né sul tavolo della cucina, né sul mobile all'ingresso.
"Mamma!" Urlo per farmi sentire da lei.
"Cosa c'è?" Mi chiede dal piano di sopra.
"Hai visto il mio libro di matematica?" Le chiedo.
"Si, mi aveva detto Giuly che te l'avrebbe portato lei" Risponde.
"Come Giuly?" Sussurro a me stessa.
Corro per le scale in fretta e furia ed entro nella camera delle gemelline.
"Giuly, hai visto il mio l..." Mi fermo sulla porta quando vedo Giuly e Jocelyn che giocano alla "maestra e alunna".
"Signorina Reed, non le hanno mai detto che prima di entrare in una stanza si bussa?!" Mi urla contro Jocelyn.
Rido sonoramente per poi andare verso le due e scompigliare i loro capelli biondi.
"Mi dispiace tanto, ma io devo studiare, potreste ridarmi il libro?" Lo indico.
"Oh" Emette Giuly guardando Jocelyn.
"E noi come facciamo a giocare?" Mi chiedono all'unisono e quasi penso che siano degli alieni.
"Ehm" Mi guardo intorno.
"Potreste utilizzare uno dei vostri libri per giocare" Dico. Si guardano per un attimo e Jocelyn mi ridà il mio libro e si sporge verso il suo comodino alla ricerca del libro perfetto per giocare.
"Grazie" Sorrido ed esco dalla loro cameretta.
Rientro in camera mia e poso il libro sulla scrivania. Sembrerà strano, ma solo a guardare quella pila di libri e quei fogli mi fanno venire il mal di testa.
"Povera me!" Esclamo prima di rimettermi a lavoro.
Dopo quasi due orette, finisco di scrivere tutti gli appunti di matematica. Prendo una graffetta e li unico prima di rimettermi nel mio quaderno e posare gli occhiali per la miopia nella loro custodia.
"Bianca!" Sento dire da papà.
Ma un attimo di pace non si può avere? Esco da camera mia e, prima che io possa proferire parola, sento parlare due persone.
Sono la voce di mio padre e la voce del prete della chiesa. Cosa ci fa lui a casa nostra?
Scendo le scale il meno rumorosamente possibile, prendo un bel respiro e tento di togliermi quell'aria stanca e di rimpiazzata da un sorriso.
"Salve" Saluto.
"Figliola, che piacere rivederti" Mi saluta con una stretta di mano ed io ricambio con un falso sorriso in volto.
"Amore, il prete della nostra comunità è venuto qui per chiederti di voler entrare nel coro della chiesa!" Esclama sorridendo. Il mio respiro si mozza mentre i due sono lì che aspettano una mia risposta.
"Ehm, sarebbe bello ma non sono adatta per un coro... E per una chiesa" Fingo ancora un sorriso mentre guardo papà quando dico l'ultima parola.
"Ah già, la mia mente era proprio altrove! Ho dimenticato del tuo ateismo" Mi dice il prete.
"Già" Prendo un grande sospiro e lo faccio uscire fuori molto lentamente prima che il mio telefono squilli.
"Scusatemi" Mi allontano un po' più in là e rispondo alla chiamata di Iris.
"Iris?" Rispondo.
"Ho un problema" Mi dice allarmata.
"Ovvero?" Chiedo mentre giocherello con il ciondolo bianco della mia collana.
"Ricordi che le ragazze del corpo studentesco e Mike si sono proposti di organizzare il ballo di fine anno? Hanno abbandonato tutto, non vogliono più farlo ed anche se il preside di è arrabbiato tanto, non ha potuto fare nulla per impedire che loro non se ne occupassero, quindi siamo solo io e te." Mi racconta.
"Che?! Iris spero tu stia scherzando! Come cavolo facciamo solo io e te?!" Mi altero.
"Ce la faremo, vedrai. Domani chiediamo a tutti quelli dell'ultimo anno se vogliono aiutarci." Mi spiega la sua idea.
"Spero solo che qualcuno abbia voglia di aiutarci" Sbuffo mettendomi una mano sul viso.
"Bì, ce la faremo, te l'ho detto." Mi ridice.
"Va bene, ci sentiamo per messaggi..." Le dico.
"Ciao, bionda" Mi saluta con la sua risata classica.
"Ciao" Le dico staccando la chiamata.
Sospiro pesantemente e le mie mani finiscono sui miei fianchi. Butto la testa all'indietro e, chiudendo gli occhi, cerco di tranquillizzarmi ripetendo che andrà bene.
"Tesoro?" Sento la voce di mio padre.
"Arrivo!" Esclamo di rimando.
"Andrà tutto bene." Mi dico prima di tornare in salotto.
Torno in salotto e vedo i due uomini stringersi la mano calorosamente e sorridersi a trentadue denti.
"Eccomi" Azzardo a dire.
"Oh, è stato un piacere rivederti Bianca, spero di rivederti in chiesa con i tuoi genitori, magari riusciamo a farti trovare la fede!" Tenta di essere spiritoso accennando una sonora risata.
"Anche per me è stato un piacere, ma non penso che ci riusciate" Fingo una risata alla fine della frase e il tutto accompagnato da una stretta di mano.
Il prete mi guarda e accenna un sorriso chiaramente finto. Mio padre lo accompagna alla porta e, quando il signore se ne va, mi guarda e mi sorride.
"Allora? Che vi siete detti?" Gli chiedo sedendomi sul divano.
"Nulla, gli ho detto che il coro non è per te, ma che comunque ci sarai con noi a vedere le tue sorelline al canto di Natale" Dice sedendosi sulla poltrona di fianco a me.
"Ok." Faccio spallucce.
"Ok? Sei seria? Nessun capriccio da bambina, nessuna storia?" Mi chiede esterrefatto.
"Ehi! Non sono una bambina! Comunque no, nessuna storia e nessun capriccio" Ridacchio.
"Lo spero" Mi fa un occhiolino.
"Dai, vieni con me?" Mi chiede alzandosi dalla poltrona.
"Dove?" Lo guardo dal basso.
"Ci facciamo un giro e ti porto un po' a prendere un cappuccino come ai vecchi tempi, solo io e te" Mi sorride.
Annuisco e gli sorriso. Non vado in giro da sola con papà da un bel po', forse è stato 3 anni fa.
Mi alzo e corro per le scale, entro in camera e cerco le scarpe che ho buttato per la camera quando sono tornata da scuola. Sposto la sedia e le trovo sotto la scrivania, le metto e prendo la mia tracolla e il giubbotto.
Scendo le scale e metto il giubbotto vedendo papà che prende la chiavi dell'auto.
"Andiamo?" Mi chiede, annuisce ed usciamo di casa.
Una volta arrivati in auto, accendo il riscaldamento e mio padre ridacchia forse per il fatto che io sia una persona che sente freddo molto facilmente.
"Starbucks?" Chiede come se non sapesse già la mia risposta.
"Lo chiedi pure?" Rido.
"Ho notato che sta migliorando il rapporto con la mamma" Inizia.
"Mi fa piacere!" Esclama girando la curva.
"Si beh, il mio sta migliorando, ma il tuo con lei non penso" Azzardo.
Lo vedo stringere le mani sul volante e sono più indecisa di prima se proferire parola o meno.
"Siamo solo un po' in disaccordo su certe cose" Dice facendo spallucce.
"Papà, non sono né Giuly e nemmeno Jocelyn, sono abbastanza grande da capire che non andate d'accordo" Gli rispondo bruscamente.
"Bianca, andiamo d'accordo, solo che è un periodo un po' così. Le festività lo sai, portano un po' di nervosismo nel fare i preparati." Mi dice accendendo la radio sviando l'argomento.
"Va bene" Non proferiamo più parola fin quando non arriviamo a destinazione. Non vengo spesso da Starbucks, soprattutto con papà: da quando ho iniziato il secondo anno di liceo non abbiamo avuto più tempo di fare nemmeno un'uscita insieme, un po' come tanto tempo fa.
Entriamo nel negozio e subito un'ondata di caffè e dolci invade il mio naso facendomi salire in paradiso.
"Caffè latte?" Mi chiede guardando il menù.
Alzo lo sguardo ed annuisco.
"Vado ad ordinare, aspettami qui" Mi raccomanda.
"E chi scappa da Starbucks!" Ridacchio.
Mentre mio padre va ad ordinare, do un'occhiata alla fila di gente pronti per ordinare e sorrido all'idea di tutta quella gente che si spinge per prendere la propria ordinazione. Guardo fuori la grande finestra al mio fianco e noto che sta per uscire il sole, cosa molto rara in questi giorni di dicembre.
Sospiro e rovisto nella mia tracolla. Prendo la mia macchinetta fotografica e decido di catturare questo cielo contrastante. Fotografare mi piace tanto e non a caso infatti ho deciso di mettere anche le foto scattate da me sul mio blog. Se devo raccontare la mia vita devo farlo bene e di sicuro la mia vita si basa anche sulla fotografia.
Riposo l'oggetto nella tracolla e ritorno a guardare la fila. Almeno qualcuno è riuscito ad avere il proprio bicchiere fra le mani, ma di papà ancora nessuna traccia.
Decido di alzarmi per andarlo a cercare in quella folla, ma disgraziatamente urto una persona facendo macchiare il pavimento.
"Dio, mi scusi!" Mi scuso non guardando la persona.
"Non si preoccupi" Alzo lo sguardo e vorrei solo sotterrarmi.
"Un atea che fa certe esclamazioni?" Ares ridacchia mentre mi guarda.
"Io... Cioè..." Non riesco a non balbettare, un po' per l'imbarazzo e un po' perché non so cosa rispondere.
"Sono esclamazioni che si dicono, tranquilla, stavo scherzando" La smette di ridere ed una signorina che prima era dietro al bancone ci porge uno straccio.
Lui si accovaccia per asciugare la macchia di caffè che sono uscite fuori dal bicchiere ma, come se fosse un impulso, mi accovaccio anche io.
"Mi dispiace, posso asciugare io se vuoi" Dico imbarazzata mentre guardo quelle iridi chiare.
"Qualche macchia di caffè sono capace a toglierla da solo, ma grazie del gesto" Mi guarda sorridendo leggermente.
Non sono una che si lascia convincere molto facilmente, ma in questo momento penso sia l'unica cosa da fare.
Annuisce e mi rialzo e poco dopo si alza anche lui.
"Almeno lasciami pagare il caffè, insomma, così almeno puoi prenderne un altro" Tento ma lui fa di no con la testa.
"Puoi fare di tutto ma non pagarmi il caffè." Mi dice sorridendo alzando l'angolo destro della bocca.
Ha la pelle molto chiara, quasi quanto la mia e posso dire che è la prima volta che vedo una persona con la pelle chiara quanto la mia. Mi imbambolo a fissare i suoi tratti somatici e noto che ha anche un piccolo tatuaggio nero che fuoriesce dallo scollo della maglia grigia.
"Amore!" Sento la voce di mio padre.
Volto il capo e guardo il viso di papà che ci guarda entrambi.
"Ares, che piacere vederti!" Lo saluta poggiando un bicchiere sul tavolo e stringendo la mano ad Ares.
"Vale lo stesso anche per me signor Reed" Sorride ed io cerco di non guardarlo.
"Stavo tornando al mio tavolo quando ho incontrato Bianca ed abbiamo iniziato a chiacchierare" Spiega un po' a modo suo.
"Mi fa piacere che siate amici" Mio padre lo fa accomodare di fianco a lui ed io mi siedo davanti a loro due.
"Vuoi qualcosa?" Gli chiede e, dopo la domanda di mio padre, i suoi occhi azzurri mi guardano.
"No grazie, ho già bevuto un caffè" Gli risponde guardandolo e con un lieve sorriso sul volto.
Mi sento in colpa ed imbarazzata. Vorrei solo rinchiudermi in camera oppure tornare indietro nel tempo ad aspettare papà al mio posto, ma purtroppo nessuna delle due idee è fattibile.
Sorseggio un po' del mio caffè latte e li lascio parlare.
"Bianca mi ha detto che verrà all'esibizione di Natale in chiesa" Mio padre sembra quasi fiero ed improvvisamente gli occhi dei due si focalizzano su di me.
"Già" Mi limito a dire prima di sorseggiare un altro po' della mia bevanda calda.
"Sarà un piacere averti lì" Mi guarda sorridendo.
Lo guardo e sorrido timidamente.
"Scusate" Il suo cellulare suona una vecchia canzone degli U2. Si alza per rispondere e lo seguo con lo sguardo.
Lui si gira e mi coglie sul fatto. Volto la testa facendo finta di niente ma ormai la figuraccia l'ho fatta... Ancora.
Seguo ancora una volta Ares con lo sguardo e lo vedo sorridere mentre parla al cellulare e mi chiedo con chi stia parlando. La ragazza non può essere visto che i ragazzi di chiesa e chi sta per prendere i voti non può avere relazioni, magari sarà la madre? Un'amica o un amico?.
Riattacca ed infila il cellulare in tasca e si affretta a tornare da noi.
"Mi dispiace tanto ma devo tornare a casa, sono tornati dei miei parenti dalla Grecia e vorrei salutarli" Ci spiega.
"Non preoccuparti ragazzo!" Esclama mio padre sorridendogli.
"Arrivederci signor Reed" I due si salutano con una stretta di mano.
"Ciao Bianca" Mi guarda e mi porge la mano. Guardo la sua mano e, quasi con paura, l'afferro stringendogli la mano.
Mi sorride e scompare dopo un po' dalla mia vista, ma sento un irrefrenabile impulso dentro di me.
"Vado un attimo fuori" Lascio la mia borsa lì non aspettando neanche una risposta da parte di mio padre e corro verso l'uscita.
"Ares!" Cerco di attirare la sua attenzione. Si gira e mi guarda.
Corro verso di lui e, quando sono arrivata a pochi centimetri da lui respiro profondamente.
"Non sono una che i favori non li ricambia, quindi..." Inizio.
"Si?" Mi incita a dire inserendo le mani nelle tasche del giubbotto.
"Ti andrebbe di prendere un caffè un giorno di questi?" Chiedo trattenendo il respiro.
"Volentieri" Mi dice sorridendo.
"Ma forse è meglio non in dei locali pubblici" Guarda il locale dove eravamo prima.
"Che ne dici di casa mia?" Chiede guardandomi.
"Io... Ehm... Ma ci sono i tuoi" Dico sussurrando.
"Un caffè non penso sia uno scandalo" Ridacchia.
Improvvisamente capisco cosa ho appena detto e inizio a balbettare.
"No, cioè, scusa io... Intendevo d-dire che non li conosco e cioè, si, questo." Balbetto iniziando anche a gesticolare ma sembra quasi che questa situazione lo diverta.
"Bene, li conoscerai così, no?" Chiede guardandomi sorridendo quasi in modo malizioso.
"Si..." Sussurro.
"Grande! Ci mettiamo d'accordo in questi giorni, allora" Mi dice salutandomi con un cenno di capo.
"Ma non abbiamo modo di parlare da soli!" Gli urlo da dietro ma lui subito dopo si volta continuando a camminare all'indietro.
"Fidati, ci rincontreremo presto! Ciao, piccola atea!" Mi saluta ridendo.
Rimango imbambolata per un arco di tempo indecifrabile ma poi ricordo di aver lasciato papà da Starbucks e mi preparo già delle scuse plausibili e soprattutto credibili da dirgli.

Angolo Autrice
Ei! Come sta andando la vostra settimana? Questo capitolo mi piace parecchio... Ma parecchio, parecchio, parecchio! Fatemi sapere che ve ne pare nei commenti 💕 bene, ora vi lascio liberi 😂
Scusate eventuali errori.

Cross †Where stories live. Discover now