6. "Dannato"

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Bianca's Pov

«Com'è andata con tua madre ieri?» Mi chiede papà mentre mi aiuta ad apparecchiare la tavola.
«Uhm, piuttosto bene» Rispondo mettendo l'ultimo bicchiere sulla tovaglia bianca.
«Tua madre mi ha detto che in questo periodo siete un po' più affiatate, ne sono felice» Mi comunica sorridendomi.
Mi fa piacere che mia madre sia felice, ma sappiamo entrambe che ben presto torneremo al nostro solito rapporto. Questa notte sono stata sveglia al pc a pensare a quale nome fosse più adatto per il mio blog, ma al finale dei conti rimango ancora con un pugno di sabbia in mano che, granello dopo granello, mi lascia senza nulla.
«A tavola!» Grida mia madre e quasi sobbalzo. Non mi ero accorta della sua presenza in cucina, ero troppo presa dai miei pensieri. Jocelyn e Giuly filano direttamente verso le loro sedie continuando a ridere per un qualcosa a me sconosciuto. Io rimango in piedi aiutando mia madre a portare i piatti in tavola e, una volta finito, ci sediamo anche noi iniziando a mangiare.
«La preghiera!» Ci ricorda mio padre facendomi alzare gli occhi al cielo.
Mi costringono a dire la preghiera insieme a loro, ma alla fine bisbiglio qualcosa di incomprensibile congiungendo le mani, così almeno non sento la loro ramanzina.
«Amen» Esclamano tutti iniziando a mangiare.
«La cena con i ragazzi della chiesa quand'è?» Chiede improvvisamente mia madre a mio padre.
«Domani sera» La informa.
«Quale cena?» Chiedo intromettendomi.
«I ragazzi del gruppo della chiesa hanno organizzato una cena in un ristorante qui vicino, ci saranno le persone che ci aiutano in chiesa e nel coro» Dice portandosi la forchetta con la pasta in bocca.
«Allora anche... preti?» Chiedo bevendo un sorso d'acqua.
«Si, ci saranno anche i ragazzi che un domani prenderanno il posto dei preti della nostra comunità» Beve calma.
«Ah» Poso la forchetta nel piatto.
ll solo pensiero di rivederlo mi mette agitazione. Non voglio rivederlo.
«Mamma, scusa, devo venire per forza anch'io?» Chiedo facendo una finta tosse. Mia madre mi guarda stranita mettendomi la sua mano gelida sulla mia fronte.
«Non sei accaldata, non hai la febbre» Dice togliendo la mano.
«Niente storie signorina, il solo fatto che tu non creda in Gesù non significa che tu non debba venire.» Una volta finito di proferire parola, lancio un'occhiataccia alla persona che stavolta non è dalla mia parte: mio padre. Sbuffo e mi alzo dalla tavola con sottofondo i richiami di mia madre che mi ordina di ritornare a tavola. Salgo le scale per poi arrivare in camera mia.
Mi stendo a letto e prendo il mio pc.
«Voglio solo pensare a questo dannato nome!» Esclamo arrabbiata.
«E se?» Sussurro.
«Andiamo, mi butto!» Parlo da sola mentre le mie dita digitano sulla barra del nome.
Guardo il nome più volte, ancora una volta, un'altra ancora, finché non mi convinco che quel nome, è adatto a me.
«Dannato» Sussurro leggendolo.
Avrei potuto scriverlo al femminile, avrei potuto scegliere qualcosa di più classico, ma sembra quasi che tutto ciò che mi capita sia dannato.
Sorrido e inizio a cercare qualche blog che potrebbe interessarmi, ma alla fine, clicco il pulsante 'segui' solo su due blog. Scrivo qualcosa che potrei inserire nella biografia, ma tutto ciò che scrivo mi sembra orribile.
«No!» Esclamo.
«Ok Bianca, calmati, ci penserai dopo, un passo alla volta.» Chiudo la casella del blog e spengo il pc.
Il rumore della pioggia che batte sulla mia finestra sembra essere un toccasana, tant'è che decido di prendere la macchinetta fotografica, regalata dai miei genitori ai miei tredici anni, ed iniziare a scattare qualche foto alle gocce di pioggia.
Fotografo tutto, tutto ciò che mi capita sott'occhio: le goccioline sul vetro, la pioggia incessante che cade sulle foglie verdi dell'albero.
«Quasi quasi le metto nel blog» Mi dico tentata veramente di farlo.
«Bianca!» Esclamano le mie sorelline entrando in camera mia.
«Ehi, voi! Si bussa prima d'entrare!» Dico loro.
Le due sbuffano e pestano i piedi per terra.
«Ok, cosa volete?» Poso la macchinetta sul comodino.
«Domani vieni, vero?» Chiede Jocelyn con la sua solita vocetta dolce.
«Vedremo» Rimango vaga, ma so che ci andrò o altrimenti sono cavoli amari.
«Dai dai!» Ognuna di loro prendono le mie mani e iniziando a tirarle, cercano di convincermi.
«Va bene, va bene, ma lasciate stare le mie mani!» Rido. Loro mi abbracciano felice e si siedono sul mio letto.
«Bí» Mi chiama Giuly facendo oscillare le sue gambe che non arrivano al pavimento per quanto è piccola di statura.
«Mhh?» Mugugno afferrando nuovamente la mia macchinetta in mano e scegliendo quale foto tenere e quale invece eliminare.
«Perché mamma e papà litigano di notte?» Chiede.
La guardo con la coda dell'occhio, corrugo la fronte e mi volto così da averla di fronte a me. Jocelyn, invece, mi guarda anch'essa, ma lei con fare poco curioso.
«Uhm» Tento di inventarmi qualcosa.
«Papà è solo un po' stressato in questo periodo e mamma anche, vedrai che di notte non li sentirai più litigare e potrai dormire e russare come fai sempre» La "punzecchio" .
Lei mi guarda con la bocca aperta mentre Jocelyn ride sonoramente.
«Io non russo, tu russi!» Mi accusa sentendosi attaccata. Rido insieme a Jocelyn, mentre lei incrocia le braccia e ci guarda con un tenero broncio.
«Dai, vi preparo la merenda» Tento di farla sorridere.
«Va bene, ma io non russo!» Ribatte lei.
«Si si» Ridacchio ancora facendole uscire da camera mia seguite da me.
Arriviamo in cucina e preparo loro due tazze di cioccolata calda coi biscotti alla vaniglia, i loro preferiti.
«Ciao mamma» La saluto in modo freddo notando che veniva verso la cucina. Lei ci saluta con un bacio sulla guancia. Confesso di sentirmi un po' in colpa per ciò che è accaduto prima.
«Che tempaccio, Buon Dio!» Esclama coprendosi di più con il suo giacchetto di lana blu.
«Mamma, uhm, domani vengo anche io» Sbotto dal nulla. Lei mi sorride e annuisce.
«Sono molto felice che venga anche tu, so che non credi, ma lo sai, sono una donna di chiesa, i tuoi nonni mi hanno insegnato il valore della parola di Gesù e l'ho insegnato anche a voi e mi dispiace che tu non creda, ma ognuno è di una proprio idea» Finisce il suo discorso sorridendomi.
Mia madre non mi aveva mai detto tutto questo, anche se in un periodo ci avevo pensato.
«È la prima volta che non so cosa dire» Ammetto afferrando il bordo della mia tazza.
«È già un passo avanti» Mi dice lei mentre si prepara un thé caldo.
Afferro il mio cellulare e controllo gli ultimi messaggi, notando però uno in particolare che coglie la mia attenzione.
È Iris che mi avverte di una cena a cui andrà domani sera lamentandosi del fatto che starà tutta la sera a sentir parlare di chiesa e robe varie.
Rido per ciò che mi ha scritto e digito sulla tastiera che non sarà sola e che potrà annoiarsi in compagnia, con me. Spengo il cellulare e risalgo sopra in camera. Mi piace guardare la pioggia sui vetri, da piccola invece lo odiavo e non so per quale assurdo motivo. Mi siedo sulla poltroncina e mi posiziono davanti alla finestra, così da avere il panorama della pioggia davanti. Guardo giù, dove oltre il mio giardino ci sono poche persone per strada a causa della pioggia e invece altre che corrono cercando di ripararsi dalle goccioline. Tra macchine che passano, persone che corrono e la forte luce dei pali della luce, vedo una macchina ferma davanti alla casa della famiglia Barry.
Metto a fuoco l'auto così familiare, ma poi decido di mettere i miei occhiali da vista che, puntualmente, non metto quasi mai. Scosto la tenda e guardo l'auto, quell'auto io la conoscevo già ma non ricordo dove l'abbia vista! La figlia dei Barry, Jess mi sembra, esce di casa con un ragazzo che le mantiene l'ombrello, l'uomo nell'auto invece accende la lucina all'interno dell'auto ed apre dall'interno la portiera. Alza il capo e trattengo il respiro vendendo che si tratta di Ares. Mi nascondo dietro la tenda ma sono più che sicura che lui mi abbia vista quando si è esposto davanti per vedere se i nuvoloni stessero andando via. Chiudo gli occhi e mi maledico mentalmente. Caccio fuori un sospiro e raggiungo il pc.
«Meglio che penso al blog, perché se penso alla brutta figura che ho fatto ora mi ammazzerei» Sussurro a me stessa.

"Non so perché io abbia aperto questo blog, non so nemmeno se sia un bene che gli altri leggano ciò che scrivo, ma arrivare a 17 anni e non poter sopportare l'adolescenza e tutto il resto è difficile, perciò, ho deciso di sfogarmi con qualcuno, o meglio, in un modo: scrivendo. Non sono un asso nello scrivere, ma ci provo e spero che questo blog serva a qualcosa."

Scrivo di getto, le mie dita premono sui tasti neri della tastiera e il rumore che essi producono è l'unico suono che si sente in camera mia. Alzo il capo e noto che la pioggia sta lievemente finendo di cadere ed inizio a migliorare un po' la grafica del mio blog. Il suono del mio cellulare irrompe bruscamente tagliando così il magico momento di silenzio che si era creato poco prima.
«Iris, dimmi» Rispondo.
«Ehi, hai ricevuto il messaggio?»
«Quale messaggio, scusa?» Corrugo la fronte mentre cerco di prendere spunto da qualche blog per la grafica.
«Ok, non l'hai ricevuto. Praticamente Mike e le ragazze del corpo studentesco hanno chiesto al preside di fare un ballo di fine anno e lui ha accettato, solo che servono alunni per aiutare ad organizzarlo e Lauren mi ha chiesto di darle una mano.» Mi spiega.
«Ferma, ferma ferma... Stai dicendo che devo venire anch'io?» Chiedo incredula.
Non sono una tipa da ballo di fine anno o di vestiti e festicciole.
«Si, dai sarà divertente! L'organizzazione del ballo tutta per noi, non è fantastico?» È esaltata.
«Sprizzo energia da tutti i pori, guarda» Alzo gli occhi al cielo sospirando.
«Va bene, ma mi devi una colazione da Barney» Cedo.
«Anche due!» Esclama ridacchiando.
«Dai, ci sentiamo domani a scuola» Mi dice.
«Ti auguro da ora la buonanotte, biondina» Lo sa che mi da fastidio questo soprannome.
«Non mi chiam...» Mi lascia a bocca aperta quando sento dei "tu tu tu" dall'altra parte, chiaro segno che ha attaccato. Ma perché mi metto in mezzo a queste cose? Non ci andró nemmeno a questo stupido ballo, farò solo il lavoro per cosa? Ma ormai è tardi, non posso tirarmi indietro. Il mio cellulare vibra e si illumina mostrando il nome di Lauren sul display con ciò che mi ha appena comunicato mia cugina, le dico di sì e spengo il cellulare.
«Bianca!» Mio padre urla dal piano di sotto e, guardando ormai l'ora, so già perché mi chiama: la cena.
«Arrivo!» Urlo a mia volta.
Vorrei solo stare in pace una volta per tutte.

Angolo Autrice
Chiedo umilmente venia se sono passati un paio di mesi dall'ultimo capitolo, ma avevo il blocco dello scrittore e la mia mente era a corto di idee, ma ora sono tornata e prometto di aggiornare presto, promesso! Tra 5 giorni è il mio compleanno e non mi sembra vero che compiró 15 anni, mh, mi sa che è giunto il momento di imparare a scaldarmi una tazza di latte sul fuoco però shh, non dite a nessuno che non so farlo, ho un trauma che mi porto da 2 anni (mia madre stava per incendiare la cucina davanti ai miei occhi lol) e quindi si, ho paura. Intanto, ditemi come trovate il capitolo, a me piace parecchio

Revisionato il 13/08/18

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