Capitolo 28 🌻

4K 171 41
                                    

Isabel

Jack ha insistito per portarmi fuori a cena stasera, non ha voluto che cucinassi; mi sono truccata accuratamente, per coprire i lividi, che sono riuscita a camuffare solo grazie alla complicità del buio della sera e di un fondotinta da cinquanta dollari, e ho indossato un abito bianco, senza spalline, con una gonna a portafoglio. Abbiamo cenato in un piccolo ristorantino sul molo, mangiato pesce fresco e bevuto una bottiglia di vino bianco leggermente frizzante; mano nella mano, abbiamo fatto una passeggiata, incrociando lo sguardo dei passanti, che sorridevano compiaciuti nel vedere il nostro atteggiamento da coppietta innamorata.

Ora che Jack ha scavalcato tutti i miei muri, sto così bene che mi sento una stupida ad avergli resistito per tutto questo tempo. Non so come finirà, né cosa farò, ma ora so che Alice aveva ragione: non potevo oppormi ai miei sentimenti ancora per molto. Sono contenta di aver ceduto, perché in questo momento mi sento completa, davvero felice per la prima volta in vita mia; persino le cose brutte che mi sono capitate sbiadiscono quando sto accanto a lui. Brian e Robert sembrano solo un lontano ricordo, che non fa più così paura.

Una volta rientrati, decidiamo di fare due passi sulla spiaggia, perché con questo clima mite, accompagnato da un cielo ricoperto di stelle, sarebbe un vero peccato chiudersi in casa. Dopo aver lasciato l'auto nel parcheggio pubblico, utilizzato anche dai miei vicini, stiamo per incamminarci, quando intravedo un uomo, fino a un attimo fa seduto sui gradini del mio portico, venire nella nostra direzione.

Non vedo il suo viso, perché è nell'ombra, ma potrei riconoscere quel passo sicuro anche al buio completo. "Papà." Jack, che non l'aveva notato, posa con me lo sguardo verso mio padre, che una volta identificato il mio accompagnatore, si ferma sui suoi passi.

Gli andiamo incontro, mentre sento il panico farsi strada dentro di me. "Jack, ti prego lascia fare a me", gli dico, non appena vedo il suo sguardo indurirsi. "Per favore, lascia che ci parli io", insisto. Jack si arresta, forse perché vuole lasciarmi il mio spazio, o più probabilmente perché teme di non riuscire a trattenersi se dovesse essere provocato.

Proseguo da sola, per la ventina di metri che separano me e papà. "Cosa diavolo ci fa lui qui?" sibila a denti stretti, non appena lo raggiungo.

Il suo sguardo infuriato, e il suo tono alterato, sono un chiaro segno di quanto non si aspettasse di trovare Jack qui, e di quanto questa sorpresa sia stata sgradita, probabilmente da parte di entrambi. Sento che da un momento all'altro potrebbe scatenarsi una lite furibonda tra gli unici due uomini che abbia mai amato in vita mia e io devo impedirlo.

"Papà, calmati, gli ho chiesto io di venire qui, è solo passato a trovarmi." Mento spudoratamente, perché non mi sembra il momento di rivelargli la vera entità del nostro rapporto. Mi metto di fronte a lui, così da bloccargli la visuale e interrompere gli sguardi carichi d'astio che lancia alle mie spalle, verso quello che ritiene il suo nemico numero due.

"Cosa hai fatto? Questa casa appartiene alla tua famiglia da due generazioni e tu decidi di portarci qui lui, un maledetto McCoins?" La sua voce è talmente tanto tirata, che sembra un palloncino pronto a scoppiare.

"Ti prego, lascia che ti spieghi. Ascoltami, per una volta, per favore,  asc..." Non mi lascia nemmeno finire la frase, mi prende per un braccio, cercando di portarmi via con lui.

"No! Non c'è niente da spiegare, tu adesso vieni a casa con me! Hai già disonorato abbastanza il tuo nome e questa casa!" urla, tirandomi verso di lui, per far sì che lo segua.

"No, lasciami andare e ascoltami ti prego", lo imploro, sull'orlo delle lacrime, cercando di liberarmi dalla sua presa.

Jack viene in mio soccorso, raggiungendoci in quattro falcate.
"La lasci andare, signore, subito!" Guardo il suo viso contratto e penso che, se gli sguardi potessero uccidere, mio padre sarebbe già morto.

Come in un sognoWhere stories live. Discover now