Epilogo 🌻

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Isabel

"Scusami, amore, ho avuto un imprevisto sul lavoro e non riesco a venirti a prendere. Ho mandato Jonas, sarà lì a momenti. Prometto che mi farò perdonare stasera", mi dice Jack al telefono, alludendo voluttuosamente a ciò che succederà una volta che avrò finalmente lasciato questa camera d'ospedale, per tornare a casa.

"Non ti preoccupare, anche se l'idea che tu ti faccia perdonare non mi dispiace per niente", gli rispondo altrettanto provocatoria, riagganciando la cornetta, pronta ad andarmene da questa stanza verde pastello, nella quale ho passato le ultime tre settimane.

Il terribile incidente che ho avuto mi ha costretto a rimanere in ospedale per parecchio tempo e, ora che posso finalmente abbandonare la mia prigione senza sbarre, mi sento leggera e libera come una farfalla che esce dal suo bozzo e sbatte le ali per la prima volta; per questo non mi importa molto chi sarà a scarrozzarmi fuori di qui, l'importante è che possa andarmene. Inoltre, devo dire che Jack, così come mio padre, mia madre e Alice, hanno cercato di alleviare la mia pena venendo a trovarmi più volte al giorno, il che ha implicato per ognuno di loro mettere da parte i propri impegni lavorativi. Per questo non me la prendo se nessuno di loro è riuscito a venire oggi.

Alla fine tutto si è sistemato, sia con Jack che con mio padre; questo incidente ha ridotto in pezzi il mio corpo, ma ha rimesso insieme i tasselli della mia vita, della mia famiglia, del mio cuore. Posso dire di essere felice, innamorata e ottimista per il futuro. Difatti, presa da questa ondata di buonumore, ho perfino deciso di prendere in affitto una casetta qui a Greenville, un bilocale davvero carino e accogliente, almeno così mi è parso dalle foto che ho visto. Essendo impossibilitata a muovermi ho dovuto delegare il tutto a Jack e Alice; considerato che mamma è papà non erano felicissimi della mia scelta di andarmene di casa, non ho voluto caricarli di questo ulteriore peso.

Nella mia famiglia é tornata l'armonia; ora anche Jack e mio padre vanno abbastanza d'accordo. Non sono esattamente migliori amici, ma si sopportano e fanno di tutto per mantenere la pace, il che è sufficiente, visto l'odio reciproco che nutrivano l'uno per l'altro fino a poco tempo fa. Nonostante questo, ho deciso di andarmene di casa perché, abituata ad avere la mia privacy e la mia libertà, ho sentito la necessità di poter avere un posto tutto mio, un luogo dove poter fare ciò che voglio, senza necessariamente dover chiedere il permesso ai miei genitori.

Inutile dire che Jack è felicissimo della mia decisione, che, oltre a farmi mantenere il mio status di adulta indipendente, ci permetterà di poter stare insieme senza occhi indiscreti piantati addosso. Ho bisogno di passare del tempo da sola con Jack, dopo tutto quello che è successo, ne sento la necessità. Le cose vanno a gonfie vele tra di noi, ma ci sono ancora demoni e problemi incombenti che aleggiano sul nostro rapporto; suo padre, per esempio. Se il rapporto con la mia famiglia ha subito un netto miglioramento, non posso dire lo stesso di Arthur; a dire la verità non posso dire proprio nulla, perché non so come stiano le cose, visto che ogni volta che tiro fuori l'argomento, Jack dribla le mie domande. Ma non voglio pensarci, non oggi, non in un giorno così lieto.

Jonas arriva in perfetto orario e chiacchera amabilmente con me, lungo tutto il tragitto; così, persa come sono a parlare con l'autista di casa McCoins non mi accorgo subito che quello che abbiamo appena imboccato non è il vialetto alberato della mia nuova casetta, ma quello curato e immerso nel bosco di casa mia.

"Jonas, credo che tu abbia sbagliato, questa è casa mia, cioè casa dei miei genitori. L'indirizzo a cui devi portarmi è un altro", gli dico gentilmente.

Come in un sognoWhere stories live. Discover now