Capitolo 22 🌻

4.2K 181 64
                                    

Isabel


Il fatidico giorno è arrivato. La festa di stasera, a casa McCoins, è alle porte e io sono più agitata che mai.

Sono immersa nei preparativi, in questo preciso momento sono alle prese con una maschera illuminante, una robaccia verde con cui mi sono impiastricciata tutta la faccia; ieri sera sono stata con Jack fino a tardi e ora ho due occhiaie spaventose, aggiungiamoci l'ansia che non mi ha fatto chiudere occhio e otteniamo il mio aspetto da zombie appena risorto. Per questo mi sono prestata a farmi imbrattare il viso con i prodotti cosmetici di Ally, per cercare di migliorare la mia pietosa situazione.

Mi trovo a casa sua, che si è trasformata in.un salone di bellezza. Sto aspettando il mio vestito; Jack me lo farà recapitare qui. Non è venuto personalmente perché non vuole vederlo, dice che preferisce sia una sorpresa.

Sono le undici del mattino e io sono chiusa in bagno praticamente dall'alba, sommersa da barattolini pieni di creme, trucchi di ogni genere e prodotti per i capelli; penso che neanche la Regina d'Inghilterra, pronta all'incoronazione, si sia preparata così in pompa magna. Un minuto prima che possa lavare la mia faccia verde, qualcuno suona il campanello. Deve essere arrivato il mio vestito; Alice è al telefono, perciò mi infilo una vestaglia e vado ad aprire.

"Buongiorno, Isabel Black?" mi chiede il signore che mi trovo davanti, un uomo in giacca e cravatta sulla cinquantina, che mi guarda perplesso.

Come dargli torto, sembro Fiona, la moglie di Shrek!

"Sì, sono io, mi scusi sono poco presentabile", affermo imbarazzata, mentre lui risponde al mio sorriso con una risata sonora.

"Sono Jonas Calligan, l'autista del signor McCoins, devo consegnarle un pacco." Sono un po' a disagio, non sono abituata ad attenzioni come questa. L'autista di Jack mi fa un sorriso gentile e mi consegna una scatola con un nastro viola.

"Grazie."

"Non c'è di che. La passo a prendere stasera alle sette."

Pensare che non sia Jack a venirmi a prendere mi tranquillizza, stranamente. Mi piace l'idea che mi veda arrivare addobbata per le feste, ammesso che riuscirò mai a uscire dal bagno di Ally. "D'accordo. Grazie, signor Calligan."

"Mi chiami pure Jonas. A stasera, signorina Black." Mi piace quest'uomo, è alla mano e rassicurante.

"A stasera, Jonas", gli dico, mentre torna verso la sua Mercedes.

Mi fiondo in camera e apro la scatola, in trepidazione; mentre sciolgo il nodo del fiocco, nella mia mente immagino una serie infinita di vestiti bellissimi. Liscia seta, corpini scintillanti, qualcosa di viola magari e invece, non appena vedo il contenuto del pacco, mi prende un infarto.

"Cosa? No, no, no!" Tiro fuori l'intero abito e mi viene da piangere, deve essere uno scherzo. Il vestito che mi ha fatto Jacqueline è un misto tra una bomboniera rosa confetto e un abito da sposa per una donna di almeno centocinquanta chili. Lo metto davanti allo specchio e mi chiedo dove quell'arpia abbia trovato il tempo per cucire tutta questa stoffa, decorata con così tanti nastrini e voilant; o ha pagato qualcuno per aiutarla, o proprio non me lo so spiegare come abbia fatto a mettere insieme questa roba. Poco importa, è riuscita nel suo intento, si è vendicata.

Jack aveva ragione, non c'era nessun sentimentalismo nella sua reazione, Jacqueline era solo gelosa, un'invidia che solo una donna può capire, e lei si è vendicata come solo una donna può fare.

Come in un sognoWhere stories live. Discover now