Capitolo 35 🌻

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Jack

Ripenso alla prima volta in cui ho visto Isabel. Ricordo ogni particolare di quel momento: i suoi capelli rossi che danzavano nel vento, le sue mani che giocherellavano con l'anello che porta sull'anulare, la sua espressione da bambina che mi guardava quasi intimorita. Rammento perfettamente le sensazioni sconvolgenti che mi ha scatenato dentro, ma ciò a cui torna la mia mente ora è l'angoscia che emanavano i suoi occhi nel giorno in cui le nostre vite si sono incrociate, cambiando per sempre.

I suoi occhi verdi, allora sporcati dalla paura di perdere suo padre... Dio, non li scorderò mai. Mi chiedo se anche i miei, in questo momento, sprigionino la stessa desolazione. Non lo so, ma anche io farei di tutto per salvare la persona che amo; la differenza è che non ci sono porte alle quali io possa bussare, né stronzi ricconi da implorare, a diversità sua.

Sono più di tre ore che Bel è in sala operatoria e io sono qui fuori, senza uno straccio di notizia. Ho sempre odiato aspettare con le mani in mano; la pazienza non è mai stata il mio forte, per questo mi chiedo come è possibile che io non sia ancora impazzito. Forse perché, finché non vedo Nathan comparire dalla porta scorrevole del Pronto Soccorso, posso continuare a sperare che lei ce la faccia.

Ho paura di veder apparire, sul volto del dottore che la sta operando, l'aria sconfitta di chi ha fatto del suo meglio, ma alla fine ha fallito. Non posso nemmeno pensarci, perché non so cosa farei in quel caso, non so come farei a sopportare la mia vita senza Bel.

Decido di alzarmi per andare a prendere un caffè; dopo aver quasi fumato un intero pacchetto di sigarette, ho decisamente bisogno di sciacquarmi la bocca. Entro nella sala d'aspetto, che vista l'ora è pressoché deserta, a eccezione di un ragazzo con le stampelle e di una signora di colore, che si è assopita con la testa abbandonata su quegli scomodi seggiolini. E poi ci sono i coniugi Black e Alice, che mi fa un flebile sorriso d'incoraggiamento non appena mi vede.

Osservo velocemente Paul e Luise: sono compostamente seduti uno di fianco all'altro, divorati dai miei stessi timori; si tengono per mano, cercando di sorreggersi l'un l'altro, in attesa di avere notizie della loro figlia, la loro unica figlia, che sta lottando tra la vita e la morte. Credo di non essermi mai sentito così vicino a Paul, di non aver mai provato così tanta compassione per quell'uomo che come me, ha ferito Bel tante e tante volte, ma che adesso, è schiacciato dalla paura di perdere la sua bambina.

Distolgo lo sguardo e mi incammino verso i distributori automatici, quando le porte scorrevoli si aprono e Nathan compare, con un'espressione stanca e tirata. Lo guardo in faccia, attendendo il momento in cui la sua espressione muterà, dando a tutti e quattro il responso che aspettiamo con tanta ansia. É una frazione di secondo quella che mi separa dalla realtà, il secondo più lungo di tutta la mia vita. E poi, finalmente, Nathan incrocia il mio sguardo e sorride, mentre il mio cuore implode dalla gioia e la famiglia di Bel ci raggiunge.

"Isabel c'è l'ha fatta! É stata un'operazione difficile, alcuni dei traumi riportati erano gravi e in punti delicati, ma alla fine è andato tutto bene, é fuori pericolo. La lesione più preoccupante era quella all'arteria femorale, aveva perso tanto sangue, perciò abbiamo dovuto farle molte trasfusioni, ma si riprenderà completamente. Sarebbe stato tutto inutile se Jack non fosse intervenuto con un laccio emostatico. Nel novanta per cento dei casi, questi traumi, senza un pronto intervento immediato, sono letali." Gli occhi di tutti sono puntati su di me, sul tanto acclamato salvatore, anche se la verità è tutt'altra.

"L'importante è che lei stia bene", dico, cercando di deviare l'attenzione, sentendomi tutt'altro che un eroe.

"Quando possiamo vederla?" chiede Luise con le lacrime agli occhi.

"É sotto l'effetto dell'anestesia, perciò dormirà ancora per un bel po'. Vi consiglio di andare a casa a riposare, almeno fino a domattina." Nathan si congeda, chiamato dall'infermiera che sta al bancone.

Come in un sognoWhere stories live. Discover now