Capitolo 27 🌻

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Jack

Mi sveglio quando il sole è già alto, sposto la mano dall'altro lato del letto, per cercare Bel, ma lei non c'è; mi alzo subito, per vedere dove sia. Dopo quello che mi ha raccontato questa notte, non so cosa aspettarmi stamattina. Sono felice che si sia aperta con me, fino al punto di confessarmi quello che le è successo, ma è stata dura vederla così provata e tormentata.

Spesso mi sono ritrovato a chiedermi cosa le passasse per la testa, o cosa la spingesse a essere sempre così spaventata e diffidente nei miei confronti; più cose so su di lei e sulla sua vita, più tutto inizia ad avere un senso, come un puzzle che prende forma, pezzo dopo pezzo.

La vita non è stata clemente con lei, ha incontrato molte persone che l'hanno ferita, umiliata, che hanno sporcato la sua anima candida e questo mi spinge a essere ancora più protettivo nei suoi confronti; pensare a quanto deve aver sofferto, sentire l'angoscia nella sua voce, mentre mi rivelava i particolari del suo incubo peggiore, è stato un supplizio anche per me. Sentivo la stessa disperazione e lo stesso dolore scorrere nelle mie vene, come se ci fossi stato io in quella stanza.

Non sono mai stato una persona empatica, ma con Bel sembra che ci sia un filo diretto che collega i nostri corpi, trasferendo le sensazioni direttamente dalle sue vene alle mie; perciò, ora darei qualsiasi cosa per far tornare indietro il tempo e salvarla da tutte le cose brutte che le sono capitate, pagherei oro soprattutto per cancellare Brian e Robert.

Se non fosse che Brian sta in un carcere messicano, e Robert è già mezzo morto dopo essere stato malmenato dai miei uomini, avrei pagato qualcuno per far massacrare di botte entrambi, per fargliela pagare per ciò che hanno fatto alla mia piccola Bel. Meglio che non ci pensi o la rabbia e la sete di vendetta mi consumeranno.

Non posso cancellare il passato, questo l'ho imparato a mie spese, ora posso solo proteggerla e starle vicino, ed è esattamente quello che ho intenzione di fare.

Vado in cucina e la trovo lì, intenta a preparare la colazione; la osservo per qualche secondo, prima che si accorga della mia presenza. Indossa un paio di shorts strappati e una maglietta che le lascia scoperta una spalla, i capelli raccolti in una coda alta risaltano il suo collo sottile. Mangerei lei, per colazione, per pranzo e per cena, ma, ahimè, mi costringo a mettere da parte i miei istinti mattutini, perché ora quello che mi preme di più è vedere come sta.

"Buongiorno, piccola, sei sveglia da molto?" le chiedo, dandole un bacio sulla fronte, mentre sotto il naso, mi arriva una zaffata di profumo di pancake.

"No, a dire la verità mi sono svegliata dieci minuti fa", ammette, mentre io continuo a esaminare il suo volto in cerca di qualche segnale negativo, notando con piacere che il suo sguardo e il suo tono di voce sprizzano felicità e serenità.

Non so spiegare cosa sia cambiato in lei, ma è come se si fosse sciolta e liberata con la confessione di stanotte. La sua tranquillità non è così inspiegabile in fondo, so come ci si sente a portarsi dentro un peso; quando finalmente riesci a liberartene, ti senti rinvigorito e più leggero.

"Hai fame? Sto preparando i pancake." Faccio cenno di sì col capo e  mi siedo, intanto che lei continua a darsi da fare per la colazione.

Mi piace guardarla cucinare, quando si destreggia tra i fornelli si immerge completamente in quello che sta facendo; i suoi movimenti sicuri si snodano tra padelle e piatti e lei non si cura più di quello che le sta intorno, sembra ipnotizzata dagli aromi che sprigiona e dalle prelibatezze che crea.

Facciamo colazione e io divoro tutto quello che mi ha preparato: pancake, uova strapazzate e bacon croccante e quando finalmente finisco di mangiare, Bel mi guarda compiaciuta, abbozzando un sorriso

Come in un sognoWhere stories live. Discover now