Debolezze e fragilità

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10 Gennaio 2003

LARA

"Ho detto no, cavolo, non insistete" urlo e mi volto di scatto, incrociando le braccia. Ho preso la mia decisione: non salirò su quel palco stasera, non afferrerò il microfono, non intonerò nessunissa canzonetta d'amore; la mia voce non si presterà più ad una cosa del genere.

Il manager cammina avanti e dietro per la mia stanza, Mary mi guarda con occhi tristi, ma anche pieni di preoccupazione: entrambi vogliono farmi cambiare idea, ma non ci riusciranno. Avevo già comunicato loro la mia intenzione di lasciare i Princess, ero pronta a fuggire con Danny, lui era disposto a mollare tutto, a distruggere la sua carriera ancora agli inizi e venire via con me, ma non me l'hanno permesso: Tyler ha cercato di fare a botte con lui, per fortuna Bobby e qualche altro membro del nostro staff li hanno separati, portando via Tyler. A Danny non importava venire picchiato da lui, è più piccolo e non solo di età, ma gli gridava contro crude verità, frasi spregevoli che devono aver per forza colpito Tyler; Danny cercava di difendermi, ha usato parole forti, taglienti, deve averlo fatto sentire una nullità, ma credo che se lo meriti.

Il penultimo concerto di questo tour mondiale avrebbe dovuto tenersi due giorni fa a Montreal, ma è stato spostato a causa di un malore della vocalist, anche se, in realtà, colui che non si trovava nelle condizioni fisiche necessarie per esibirsi era William, non io; io stavo male, ovvio, mi sembrava di aver perso di colpo la salute, tutta la mia bellezza e la mia voglia di vivere, ma si trattava di una malattia mentale, si tratta ancora di una patologia del mio cervello troppo debole e del mio cuore sanguinante, mentre Will aveva urgentemente bisogno di un medico.

Hanno mandato via Danny per paura che potessi svignarmela con lui, lasciando, in qualche modo, l'hotel; hanno piazzato delle sentinelle che tenessero d'occhio i miei movimenti, Mary possedeva e possiede ancora la chiave della mia stanza e continua tutt'ora ad accedervi ogni venti minuti per cercare di capire se mi sia calmata, per chiedermi come mi sento e nel frattempo, controllarmi. Sono chiusa nella mia camera da due giorni: non mi permettono di uscire, non vogliono che mi allontani, tentano solamente di obbligarmi a salire sul palcoscenico; mi hanno come sequestrata e non mi lasceranno andare, non mi faranno nemmeno prendere una boccata d'aria finchè non accetterò di cantare, ma ormai ho preso la mia decisione e se continueranno a trattarmi come una prigioniera, la farò finita avvelenandomi.

"Signorina, la prego, indossi il vestito di scena, bisogna prepararsi per l'evento" mi supplica Mary, io rido amara: "non indosserò più quel maledetto abito da sposa" esclamo, "volete prendermi in giro? Ho continuato a metterlo nonostante la stoffa stessa del tessuto lacerasse le mie carni" dico, "come una punizione, come Gesù che ha dovuto portare la sua stessa croce, così quel costume sembra volermi deridere, si prende gioco di me, per dirmi che tanto non ne potrò mai indossare uno vero", Mary deglutisce e distoglie lo sguardo, a me sembra di delirare: mi guardo allo specchio e noto un ghigno sarcastico sul mio viso, osservo i miei occhi infossati, la mia pelle spenta e i miei capelli arruffati; tiro il laccio della mia vestaglia per stringerla di più alla vita e mi volto lentamente verso Mary che non smette di guardarmi come addolorata. "Sei pazza, Lara Cassidy" si agita il manager, "vuoi rovinare tutto, vuoi mandare in fallimento tutti noi, compresa la tua stessa band" dice ed io scoppio a ridere, trovando divertente la sua esasperazione; ben gli stia, questo piccolo ometto e tutta la Karina Sound System non hanno fatto altro che torturarci per più di un anno, pensando solo al bene del profitto, nessuno si è curato di noi, nessuno si è curato di me. Il manager alza la voce: "sarai la rovina dei tuoi compagni, te ne rendi conto?" mi dice, "non te lo perdoneranno mai e tu stessa non avrai più un futuro. Che cosa farai?" tenta di convincermi facendomi spaventare, ma sa bene che la band potrebbe andare avanti comunque, basta semplicemente rimpiazzarmi; sono dei veri maestri in questo, la Karina se ne inventerà una e troverà un modo per risollevare i Princess e in quanto a me, potrei anche mettermi in proprio e diventare una solista, non credo di non avere altre vie d'uscita, potrei ricominciare benissimo se solo lo desiderassi, ma quello che adesso voglio davvero è farla finita, senza preoccuparmi del domani: sono stanca di questo mondo e di tutti questi idioti che lo compongono. "Lara Cassidy, mi stai ascoltando?" fa il manager, agitando un dito contro di me, "adesso basta" tuona Tyler che ha appena aperto la porta della mia stanza, io abbasso immediatamente lo sguardo, "basta con queste urla e queste minacce" dice severo al manager, "non si risolverà niente, continuando con i ricatti" esclama, "Lara, posso parlarti?" domanda, io non rispondo, "spero che tu riesca a farle cambiare idea" conclude con un sospiro il manager ed esce dalla mia camera, seguito da Mary che tiene ancora in mano l'abito nunziale.

CRY BABYWhere stories live. Discover now