Capitolo 13 [Un grido]

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PoV Sydney

Mi sveglio d'improvviso, ho gli occhi ancora socchiusi dal sonno.

Tento di  guardare l'ora.

Sono le 4 del mattino, cos'è tutto questo rumore?

Mi alzo con la poca voglia e mi dirigo verso il suono.

Afferro una bottiglia di plastica, auto convincendomi di poterla usare come arma.

Ho un po' di paura, speriamo bene.

Sento ancora quel frastuono.

Cammino in punta di piedi per non farmi sentire.

Ciò che pensavo fosse solo fracasso capisco essere un grido.

Sarà accaduto qualcosa a Kai? Starà bene?

Le domande prendono il possesso della mia testa.

Di logica non possono essere i miei zii, perché loro non hanno mai fiatato la notte, se non in rari casi in cui zio Peter russa per la stanchezza.

Corro verso la camera allestita per gli ospiti e tra sbandate e cadute dovute dal sonno, riesco finalmente a raggiungere la porta della stanza.

Il dilemma ora è solo uno.

Entro o no? 

Come spesso accade però, senza dare minimamente importanza al mio minuscolo intelletto, agisco d'impulso.

Apro la porta e dopo l'ennesimo urlo di Kai, mi avvicino a lui.

Sydney: "Kai, dai svegliati"

Gli dico, tentando di smuoverlo leggermente per non fargli prendere un infarto nel caso si svegliasse.

Lui però continua ad agitarsi sul letto come un forsennato.

Provo a tranquillizzarlo con delle carezze e sembra fare effetto, quando improvvisamente tra le urla riesco a distinguere delle frasi più nitide.

Kai: "Ti ammazzo figlio di puttana"

Beh, che delicatezza!

Chissà con chi ce l'ha, sembra davvero incazzato chiunque sia il soggetto del sogno.

Kai: "L'hai tradita con una troia, non toccarla mai più, non la meriti!"

Rimango di stucco ascoltando le ultime parole.

Starò delirando o si sta  parlando di me e di ciò che è accaduto con Kevin?

Lui, come se avesse sentito i miei pensieri, si sveglia bruscamente.

Mi guarda dal basso.

Una goccia di sudore cola dalla sua fronte.

Sorrido.

Sono in imbarazzo, come faccio a spiegargli che ci faccio sul suo letto a quest'ora?

Kai si mette seduto sul materasso e continua a guardarmi, o meglio a scrutarmi senza ritegno.

Porge la sua grande mano sul mio viso, accarezzandomi le guancia.

Ogni suo tocco mi manda in bollore.

Kai: "È un sogno, non è vero?"

Sydney: "Sono qui con te, realmente"

Sembra quasi che ora che ha scoperto che è tutto reale, sia più insicuro.

Kai: "Che cosa ci fai qui?"

Senza ragionarci troppo su, non considero la sua domanda e gliene pongo un'altra.

Mai accontentarsi in amore Where stories live. Discover now