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Jimin non si era mai sentito così confuso in tutta la sua vita. Eppure, in qualche modo distorto, i pezzi del puzzle sembrarono incastrarsi perfettamente al loro posto. Elizaveta aveva continuato ad elargire dettagli che avevano finito con convincerlo che le sue parole, per quanto assurde, potessero essere vere. E che Yoongi quindi in realtà non c'entrasse più di tanto in quella storia. 

Fu un enorme, gigantesco sollievo.

Finì col sentirsi in colpa per il modo in cui aveva trattato Yoongi. Lo aveva trattato malissimo, e alla fin fine senza alcun motivo. Certo, gli indizi a suo sfavore erano stati parecchi, ma Jimin non aveva mai preso in mano il bigliettino da visita per leggere che nome ci fosse scritto sopra, ed Elizaveta sosteneva che se lo avesse fatto, avrebbe capito subito come stavano realmente le cose. 

E poi, Yoongi era stato disposto a mettere a rischio il loro rapporto per proteggere il segreto di sua sorella. Era stato tremendamente carino nei suoi confronti, e Jimin non poté impedirsi di sentirsene commosso. Aveva una voglia matta di baciarlo.

Elizaveta dovette intuire che aleggiava qualcosa nell'aria, perché dopo essersi scusata per la milionesima volta, si dileguò dicendo di aver da fare, lasciando Yoongi e Jimin da soli. Jimin si sedette sulla sua scrivania e sospirò.

"Stavi per mentirmi di nuovo".

"Sono molto serio quando si tratta della privacy delle persone" borbottò. "Non mi piace quello che è successo. Elize ha sbagliato a dirtelo, non aveva nessun diritto di farlo".

"Yoongi".

"Se fosse successo il contrario come ti saresti sentito?".

Jimin non voleva pensarci. Non credeva che Yoongi avesse torto, ma aveva passato le ultime ventiquattro ore torturandosi e non vedeva l'ora di sentirsi bene, fosse anche per un solo momento. Gli passò le braccia al collo e lo strinse, sedendosi sulle sue gambe.

"Ho avuto paura" sussurrò con un filo di voce, chiudendo gli occhi. Sentì le mani di Yoongi posarsi sulla sua schiena e gli sembrò che improvvisamente tutto fosse giusto, che tutto avesse preso la piega che doveva prendere. Respirò il suo profumo.

"Perché sei uno stupido" disse Yoongi, ma con una dolcezza tale che Jimin non si offese nemmeno. Sollevò il viso e gli baciò le labbra, domandandosi per la milionesima volta perché quel ragazzo sortisse tanto effetto su di lui. Era ingiusto. Ma non voleva farne a meno.

"Lo so. Mi ero fatto un'idea sbagliata e ti ho accusato. Mi dispiace. Avrei dovuto chiederti come stavano le cose prima di farlo".

"Io ti avrei detto quello che avevi dedotto tu. Non avrei mai tradito la privacy di tua sorella" fu il suo commento, e Jimin scosse la testa. Era irrecuperabile.

"Perché ti importa così tanto?" gli domandò Jimin.

"Un giorno te lo racconterò" gli rispose Yoongi.

"Perché un giorno?" si imbronciò il più giovane. "Dimmelo ora".

"Ora non mi va".

"Sei proprio un bambino!" rise Jimin, e poi gli catturò le guance e le tirò appena. "Un bambino offeso. Ti sembra il modo di salutarmi dopo che non ci vediamo da una settimana?".

Yoongi inarcò un sopracciglio e si liberò dai suoi pizzichi. "Sempre meglio del modo in cui mi hai salutato tu, non pensi?".

Jimin si grattò il retro del collo e ridacchiò. "Ehm, in effetti. Ma avevo le mie buone ragioni".

"Penso proprio di sì".

"Comunque adesso ci siamo chiariti, giusto?" domandò Jimin, e Yoongi sembrò per un attimo confuso.

"Dovresti essere tu a dirlo" gli fece notare.

"Giusto. Allora ci siamo chiariti" decise, e lo baciò di nuovo. Yoongi sospirò contro la sua bocca.

"Com'era il Kadjastan?" chiese Jimin a quel punto. La pelle del principe era impercettibilmente più abbronzata, ed emanava un odore di sole e di spezie.

"Caldo e affollato" disse Yoongi, "Sono stato molto impegnato, ma ti ho portato qualcosa". 

Jimin restò sorpreso. Glielo aveva chiesto, ma non si aspettava che Yoongi facesse davvero ritorno con un souvenir per lui. 

"Cosa?" chiese, improvvisamente curioso. 

Yoongi gli diede un paio di pacche leggere sul sedere per farlo alzare dalle sue gambe, e Jimin si alzò quasi immediatamente. Yoongi si avvicinò all'armadio, lo aprì e tirò fuori un sacchettino, poi glielo lanciò e Jimin lo prese al volo. Dentro c'era un pacchetto.

"Ti sei impegnato" gongolò.

"Stai zitto" fu la pronta (e secca) risposta del principe. 

Jimin aprì il pacchetto. La carta era bianca con degli arabeschi blu. Dentro c'era una specie di scatolina di legno intagliata e Jimin la guardò senza capire finché Yoongi non gli suggerì: "Aprì".

Jimin fece come gli venne detto, e si scoprì emozionato. Per un attimo fantasticò che dentro la scatola potesse esserci un meraviglioso anello e che Yoongi stesse per chiedergli di mettersi assieme. Impossibile, ovviamente, ma sognare non costava nulla. Sebbene non ci fosse dentro nessun anello, Jimin non rimase deluso dal suo contenuto. Sollevò lo sguardo sorpreso su Yoongi.

Vi era dentro una collana con un quarzo vitreo dalla sfumatura violacea. Jimin non aveva mai visto niente di simile in tutta la sua vita, era semplicemente meravigliosa. Sfiorò il cristallo e si domandò se quel gesto avesse qualche significato o se fosse solo un souvenir. Poi disse al regista nella sua testa di dargli tregua e di smettere di far partire filmoni ogni tre per due. Doveva mantenersi con i piedi per terra. 

Yoongi interruppe il momento di silenzio.

"È un cristallo endemico del Kadjastan, viene estratto solo nelle sue miniere. Non è prezioso, ma dicono porti fortuna a chi lo indossi. E pensavo ti si addicesse" fece spallucce. "E poi mi avevi chiesto di portarti qualcosa, non sapevo che cosa prenderti".

Jimin indossò subito la collana. Era senza parole. Decisamente non si aspettava che la sua giornata sarebbe finita così. Era sicuro che avrebbe fatto ritorno a casa con il cuore a pezzi, invece ci sarebbe tornato più innamorato di prima e con un regalo di Yoongi. Il primo (e in effetti unico) che gli avesse mai fatto. Accarezzò la pietra con i polpastrelli non riuscendo a smettere di sorridere.

"Smettila" disse Yoongi, improvvisamente in imbarazzo.

"Non posso, sono contento" Jimin gli si avvicinò di nuovo, ma ad ogni passo, Yoongi si allontanava di due.

"Ho detto di smetterla, dico davvero" si incupì Yoongi. Jimin prese la rincorsa e gli si appiccicò contro come un koala. 

"Il principe Yoongi mi ha fatto un regalo!" disse in tono infantile, facendo sollevare al ragazzo gli occhi al cielo.

"Dio. Lo sapevo che non dovevo portarti nulla. Lo sapevo!" 

Le cose sembravano star prendendo una bella piega, e Jimin non poteva esserne più felice.

one | prince to kiss ; yoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora