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Yoongi e Jimin si incontrarono quella sera stessa, in territorio che a detta del principe doveva essere neutro: il parcheggio del mall alla periferia di New York. Si trattava di uno spiazzo di cemento dove non passava anima viva nemmeno per sbaglio, in un posto così dimenticato da Dio che nessuno, dopo la creazione del posteggio, era tornato a ricalcare le linee della segnaletica. Si poteva solo immaginare in che modo fosse corretto parcheggiare la macchina: le striscia bianche erano quasi del tutto cancellate.

Jimin, mentre andavano in quel posto, aveva domandato perché avesse scelto un luogo così isolato per incontrarsi, e Yoongi aveva risposto che questa volta voleva essere sicuro che nessuno li avrebbe interrotti. E c'era bisogno di andare fin lì? Jimin era certo del fatto che se fossero andati da McDonald's non ci avrebbero incontrato nessuno dei suoi sofisticati parenti di sangue blu. Tenne questo pensiero per sé.

"Questo è il classico luogo dove il protagonista stupido del telefilm viene stuprato" commentò Jimin, stringendosi nel giacchetto di pelle. Aveva iniziato a sollevarsi il vento e l'aria odorava di pioggia. Sarebbe arrivato un bell'acquazzone da un momento all'altro.

"Se sei consenziente non è stupro" fu il macabro commento di Yoongi, un tentativo mal riuscito di fare una battuta. Jimin lo guardò storto e incrociò le braccia al petto, in attesa.

"Sentiamo la scottante rivelazione. Che motivo avevi di mentirmi?" andò immediatamente al punto. Non gli piaceva quel posto. Era una paranoia tutta sua, ma aveva la sensazione che un assassino avrebbe potuto spuntare da dietro un bidone della spazzatura da un momento all'altro. Yoongi invece appariva tranquillo. Tirò fuori dal taschino una sigaretta e la accese. Per un attimo pensò che fosse davvero figo, poi realizzò che per accenderla si era limitato a premere un pulsante da qualche parte. La luce sulla punta era un led, il fumo vapore acqueo. Jimin non aveva visto niente di più gay in vita sua (ad eccezione delle sfilate che periodicamente Jungkook indiceva nel garage di casa sua).

"Non lo so. Non so perché ti ho mentito. Puoi pensare sia una risposta del cazzo, ma è così. Non ti conosco abbastanza da riuscire ad aprirmi con te, mi viene più facile inventarmi una storia che dirti la verità. La vita sotto i riflettori... ti spinge a non fidarti delle persone. Mi è capitato diverse volte di frequentare persone che poi hanno venduto informazioni sul mio conto al giornale. Ogni volta è come ricevere una pugnalata nel petto".

Aveva senso. Non sapeva se si poteva fidare, ma per lo meno sembrava una scusa convincente. Jimin poteva immaginarlo: molte delle cose che aveva letto sui siti scandalistici potevano essere arrivate ai giornalisti proprio in quel modo. Sussurrate da volti amici, da amanti, che dopo aver ricevuto da Yoongi sesso e ricchezze, avevano venduto tutto ciò che avevano scoperto al primo tabloid disposto a scriverci su un articolo o due. Lo capiva, che non si fidasse facilmente delle persone... Ma davvero Jimin aveva l'aspetto di uno che avrebbe spifferato ai paparazzi cose sul suo conto?

... Considerato che era disoccupato e povero in canna, forse sì.

"Non lo farei mai" disse Jimin, e suonava come una promessa solenne. "Non mi interessa fare soldi in questo modo. Yoongi, mi credi se ti dico che se mi piaci è perché c'è qualcosa in te che mi fa venire voglia di prenderti a pugni e baciarti allo stesso tempo? Che tu sia un principe, un muratore o un cantante di una boyband coreana... queste cose per me non hanno alcuna importanza. Dico davvero".

Yoongi prese una grossa boccata di fumo dalla sua sigaretta elettronica. Soffiò la nuvoletta bianca nell'aria. 

"Sono quasi commosso" disse. Jimin voleva prenderlo a pugni in faccia, in quel momento. "Penso che tu sia sincero, comunque. Vieni qui" fece cenno di avvicinarsi e Jimin anziché muoversi, si strinse di più nel giacchetto. Faceva un freddo boia. Perché non aveva scelto un posto al chiuso?

"Perché?" domandò guardingo il biondo.

"Secondo te perché?" Yoongi spense la sigaretta e la mise nel taschino della giacca. Siccome Jimin non si muoveva, fu lui ad avvicinarsi. Afferrò un lembo del suo giubbotto di pelle e lo tirò a sé. Jimin storse la bocca in una smorfia, ma Yoongi non ci credette nemmeno per un attimo. Intrecciò le mani tra i suoi capelli e lo baciò. Jimin non oppose resistenza, perché anche se nei suoi piani c'era il fare l'offeso, la verità era che, ovviamente, non vedeva l'ora che Yoongi lo baciasse. Se ne stava innamorando, e Yoongi era lo stronzo più inaffidabile per cui prendersi una sbandata. Era viziato, era bugiardo, era meschino ed era abituato ad ottenere tutto ciò che voleva. Ma era anche ... non gli venne in mente nessun complimento, in realtà, nessun pregio. Qualcosa di buono doveva pur averlo, no? E Jimin non vedeva l'ora di scoprire cosa fosse. 

Si staccarono con lentezza, mantenendo le fronti a contatto. I loro respiri bollenti si mescolavano, in contrasto col vento sempre più freddo che si stava alzando.

"Sta per piovere..." sussurrò Jimin, la voce ridotta ad un soffio.

"Hm hm" rispose Yoongi, mordendogli piano il labbro inferiore. "Andiamo in macchina?" la Lamborghini rossa li stava aspettando a pochi passi da loro. Yoongi aprì le portiere ed entrambi entrarono in auto. Non si misero le cinture di sicurezza, perché entrambi sapevano, sebbene non si fossero detti nulla, che non avrebbero lasciato quel parcheggio tanto presto. Fu Jimin questa volta ad afferrare Yoongi per la giacca e attirarlo a sé in un nuovo bacio. Si sporse verso di lui, superò il cambio e gli si sedette sulle gambe. Con la schiena premette il clacson e Jimin pensò che era una fortuna fosse un posto isolato, perché nessuno avrebbe udito o visto niente. Le mani di Yoongi corsero lungo la sua schiena, si fermarono contro i suoi glutei e strinsero fino a farlo sospirare. Un ansito caldo, il primo di una lunga serie, che seppellì a fatica contro la pelle del collo del principe. Bacio dopo bacio, morso dopo morso, la temperatura nella macchina prese a farsi caldissima. Yoongi abbassò la zip del giubbotto di Jimin, glielo sfilò e lo lanciò sul sedile del passeggerò. La sua maglia lo raggiunse da lì a poco. Il principe posò la bocca sulla pelle candida di Jimin. Baciò e marchiò il suo petto, morse il suo capezzolo finché Jimin non emise un gemito di dolore in grado di compiacerlo. Il biondo stava giocando con i suoi capelli, con gli occhi languidi e umidi, distanti, come se l'eccitazione fosse semplicemente troppa per mantenersi razionale.

"Ti voglio" sussurrò Yoongi. 

"Sono qui" rispose di rimando Jimin, mentre la sua mano scendeva tra i loro corpi e abbassava la zip dei pantaloni del moro. "Sono qui... Sono qui. Non andrò da nessuna parte se non mi darai motivo di allontanarmi da te...".

Yoongi strinse le mani attorno ai fianchi del ragazzo. Era meraviglioso. Era più di quanto meritasse, e lo sapeva bene, il pensiero gli pungeva il cuore dolorosamente. Chiuse gli occhi e lo baciò di nuovo. Non voleva pensarci, non adesso, almeno. Voleva solo godersi il momento, godersi Jimin, il suo corpo, le sue attenzioni, il suo calore...

Un tuono rombò nel cielo. La pioggia iniziò a scrosciare sulla Lamborghini, ma a nessuno dei due importava. I vetri appannati dai loro respiri si ricoprirono di gocce, ma nessuno parve accorgersene. Jimin si era liberato dei pantaloni e dell'intimo e si stava muovendo sul sesso di Yoongi. Il collo reclinato all'indietro, i sospiri che sfuggivano dalla sua bocca - a volte gemiti, a volte ansiti, che divenivano tutt'uno con quelli di Yoongi. Il principe si sporse in avanti e catturò un lembo di pelle alla base del collo del ragazzo. Lo succhiò fino a renderlo violaceo, mentre con il bacino continuava a spingersi in lui. Era meraviglioso. Il pensiero lo faceva stare male. 

Ti amo. Se lo era sognato o lo aveva sentito davvero? Un nuovo tuono aveva ingoiato quel suono, e Yoongi non riusciva a capire se fosse stato solo frutto della sua immaginazione. Jimin stava ancora ansimando ad occhi chiuso, preso da ciò che stavano facendo, immerso in un piacere che Yoongi gli stava donando. Non era stato lui a parlare - non aveva detto nulla.

Yoongi lo strinse più forte a sé e premette il viso contro il suo petto. Lo baciò di nuovo. Baciò ogni marchio che aveva depositato sulla sua pelle e si domandò se si sarebbe mai meritato il perdono di un ragazzo così prezioso per tutte le verità che gli stava nascondendo.


one | prince to kiss ; yoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora