• Capitolo 17

1.2K 72 0
                                    

"So che vuoi solo andartene da questo vuoto che uccide, da questo spicchio di realtà dove nessuno sorride."

Sapeva che i suoi compagni sarebbero arrivati a momenti.
Lui ne era estremamente sicuro, nonostante la sua vista si stesse pian piano offuscando sempre di più.
Riusciva a percepire rumori strani, quasi di urla o di mobili spostati.
Riusciva anche ad avvertire un forte dolore al polpaccio sinistro.
Continuavano ad uscirgli fiotti di sangue da quella che era una ferita da arma da fuoco.
"Brutti stronzi."
Si ripeteva in mente tutte le volte che le fitte alla ferita lo facevano fremere di dolore.
Sparargli per essersi avvicinato alla finestra era davvero un'esagerazione, soprattutto per il fatto che non si erano nemmeno resi conto che aveva fatto irruzione nell'ufficio del capo; pensò che se lo avessero scoperto in quell'occasione in quel momento era già bello che morto.
Smise di pensare solo quando le sue palpebre cominciarono a chiudersi e la sua testa cominciava ad appoggiarsi sul muro su cui aderiva perfettamente la sua schiena, seduto sul pavimento lercio di quel palazzo.
Nonostante stesse lottando con tutte le sue forze per scoprire cosa stesse succedendo al piano di sotto, il dolore della ferita e la stanchezza sovrastarono.
Cominciò ad affievolirsi, piano piano, come se stesse sprofondando in un sonno profondo, ma questa improvvisa voglia di dormire venne di poco sfiammata dal rumore di una porta che sbatteva sul muro opposto.
Ebbe la possibilità di vedere due figure sfocate avvicinarsi a lui, e il suo udito ovattato gli lasciò sentire il suo nome pronunciato da una voce, piacevolmente familiare.
Il suo viso venne preso da due grandi mani e riuscì a sentire il freddo metallo di vari anelli.
Successivamente riuscì quasi a vedere un paio di occhi chiari, gli occhi di quella persona che gli aveva preso il viso e continuava a chiamarlo: il suo migliore amico.
Le sue labbra si curvarono in un piccolo sorriso dopo che lo mise a fuoco.
« Grazie a Dio! » Fu quella la prima frase che riuscì a sentire perfettamente.
Perfettamente era anche il modo in cui riuscì a vedere la mano di Filippo allungarsi verso quella dell'altra persona affianco al suo corpo.
Riconobbe gli occhi verdastri della ragazza, dato che il suo viso era coperto dalla maschera che lui stesso aveva comprato online, ma se la tolse subito dopo, sfoggiando un sorriso causato dal fatto che Filippo le aveva preso la mano.
« Cheryl... »
Sussurrò inerme, tirando fuori un mugugno di dolore.
Lei si voltò a guardarlo, con un cipiglio.
« La gamba. » Riuscì a dire, prima di lasciarsi andare ad un gemito di dolore.
La ragazza guardò entrambe le gambe, ma le cadde l'occhio solo sulla ferita traboccante di sangue nel suo polpaccio.
Sbarrò gli occhi, insieme a Filippo, che però era evidentemente più agitato di lei, che prese in mano le redini della situazione e si legò i capelli con l'elastico che sempre portava al polso.
In quel momento, più di quando si era ritrovata Kyle davanti con una pallottola vicino al cuore, sentì che quello era un ambiente totalmente diverso da quello dove avrebbe dovuto lavorare.
Solo allora pensò per un momento di lasciare tutto lì ed andare via, ma gli occhi di Filippo e il bene che cominciava a provare per il ragazzo quasi steso a terra, così simile a lei e fuori posto come lei, le facevano confermare il fatto che sarebbe restata, ed anche a lungo.
Strappò il tessuto dei jeans macchiati di rosso e osservò la ferita.
« Ha perso molto sangue. »
Sussurrò Cheryl, rivolgendosi a Filippo, mentre era impegnata a tamponare la ferita con il pezzo dei jeans strappati, e facendogli notare la pozza di sangue in cui era adagiato Lorenzo, il quale aveva infatti cominciato ad manifestare anche stanchezza e confusione a causa dell' emorragia.
Filippo cominciò ad agitarsi, preoccupato per il suo migliore amico, ma consapevole del fatto che fosse in buone mani.
« Il proiettile è all'interno, quindi... Lorenzo, devi restare sveglio! »
Lo guardò mentre si abbandonava ad un sonno confusionario, non sorvegliato da Filippo, che era impegnato a guardare la ragazza, che gli poggiò le piccole mani sotto la mascella, facendo sì che aprisse gli occhi chiari.
« Ascoltami, devi rimanere sveglio.
Il proiettile è ancora dentro, devo estrarlo per evitare che la ferita vada in cancrena. Non voglio che zoppichi per tutta la vita. »
Affermò, per poi ritornare a guardare la ferita.
Era impotente, però, in quel momento.
Non aveva strumenti, non aveva nulla per aiutarlo.
« Fil, dobbiamo portarlo a casa.
Non potrò far nulla qui senza nessuno strumento. »
Filippo sembrò pensarci un attimo, guardandola, non perché pensava che stesse dicendo qualcosa di improbabile, ma perché l'aveva chiamato con il suo nome, seppur abbreviato.
Cheryl sembrò non farci molto caso, soprattutto per il fatto che era alquanto agitata per Lorenzo, che stava cercando di mantenere gli occhi aperti, non solo per aiutare Cheryl, ma soprattutto per guardare i due ragazzi completamente in sintonia.
Filippo annuì, senza dir nulla.

Non provava quasi dolore per il continuo sbattere della sua testa sul vetro duro del finestrino, non quando il suo polpaccio sembrava andare a fuoco.
Cheryl riusciva quasi a sentire lo stesso dolore di Lorenzo mentre stringeva la ferita con un panno trovato nell'auto di Filippo, che sedeva nel posto del conducente, guidando il più veloce possibile verso il magazzino, seguito da Jade e Kyle.
« Puoi andare più veloce?! »
Quasi gridò la ragazza, non riuscendo a fermare l'emorragia.
« Sembri una donna incinta! »
Riuscì a commentare Lorenzo, con voce flebile ma con tono scherzoso.
« Wow, pivellina, hai estratto un proiettile dalla spalla di Kyle quando era vicino al cuore e adesso ti stai preoccupando di una ferita al polpaccio? »
Chiese retoricamente Filippo, guardandola negli occhi tramite lo specchietto retrovisore.
« Mi preoccupo del fatto che l'emorragia non si è ancora fermata e che sta perdendo il lume della ragione per il troppo sangue perso e per la febbre che sta cominciando a salire! »
Affermò, indicando Lorenzo, che stava veramente per dare di matto.
Infatti esclamò
« Perché litigate sempre voi due?
Fate l'amore, non fate la guerra! »
Ci fu un attimo di silenzio in cui i due si guardarono, come se quello che disse Lori fosse veramente la cosa più ideale, ma non poteva essere così
« Visto? »
Disse Cheryl, indicando il ragazzo che aveva le gambe stese su di lei.
« Smettila di blaterare, siamo arrivati. »

« Stendetelo sul tavolo, veloci! »
Ordinò Cheryl, mentre afferrava tutto ciò di cui aveva bisogno per aiutare Lorenzo, che continuava a lamentarsi per il forte dolore.
Si avvicinò solo quando Filippo e Kyle le lasciarono spazio.
In quella situazione, con in mano tutto ciò di cui aveva bisogno, quella ferita non le sembrò molto grave.
« È meno grave di quanto pensassi. »
Affermò, aprendo il nuovo kit medico che lo stesso Lorenzo le aveva fornito dopo quello che successe con Kyle.
« Totale o locale? »
Chiese, ma tutti gli altri quattro si guardarono in viso, confusi più che mai.
« L'anestesia. » Alzò gli occhi al cielo, precisando ciò a cui si stava riferendo e indossando la mascherina.
Tutti gli altri alzarono un coro di vocale "a", che fece addirittura ridacchiare Cheryl.
« Vada per la locale. »
Parlò Lorenzo, stringendo già gli occhi per prepararsi all'impatto dell'ago nella sua pelle lattea.
Cheryl annuì e iniettò la medicina, come se stesse riempiendo un bicchiere d'acqua.
« Pinze, per favore. »
Disse, guardando la ferita di Lorenzo e capendo dove stesse il proiettile, di cui poteva vedere solo una piccola parte.
Il primo a reagire al suo "ordine" fu Filippo, che le passò lo strumento richiesto, fermandosi a guardarla mentre si concentrava.
« Quando ho detto che era meno grave di quanto pensassi, non intendevo che era anche facile come intervento. »
Affermò, lasciando che gli altri si guardassero preoccupati, compreso Lorenzo, che alzò il capo
« Cosa intendi dire? »
« La massa muscolare inferiore è più fitta di quella superiore, quindi è difficile tirar fuori il proiettile senza danneggiare nulla. »
Spiegò, per poi prendere un respiro profondo ed iniziò l'operazione.
« Tu ce la farai, non è vero? »
Chiese Filippo, in tensione per il suo migliore amico.
Non gli fu data risposta, restò soltanto ad osservarla.
Solo dopo pochi minuti di agonia, tirò fuori il proiettile, con grandi risultati.
« Certo che ce la faccio. »
Affermò, ammiccando a Filippo e mostrandogli il proiettile incastrato tra le estremità delle pinze.
Lui di tutta risposta sorrise soddisfatto, lasciandosi anche andare ad una piccola risata.
Solo allora cominciò a pensare che bastava tenerla affianco per stare tranquillo, per stare un pochino meglio.
Bastava averla vicino per sentirsi un po' più umano, per sentirsi "normale", e non come un ragazzo di ventidue anni che lavora per strada illegalmente.
"Sì, lei è la mia quiete."

Criminals  { Irama Plume }Where stories live. Discover now