Era così frustante cercare di parlare con una persona che non voleva assolutamente ascoltare.

L'unica persona che aveva avvicinato, l'unica persona che aveva pensato di poter osare chiamare casa, l'unica persona per cui aveva avuto la pazza idea di innamorarsi non era altro che il loro cacciatore che gli aveva perseguitati per così tanti anni e gli aveva costretti a scappare per così tante volte.

Sembrava come se il fato si stesse prendendo gioco di lui.

Non aveva mai sentito un dolore così lancinante in vita sua, a confronto le ferite sul suo corpo non erano niente, tanto quelle sarebbero potute risanarsi dopo un buon pasto, ma il suo cuore?

Chi avrebbe pensato a risanare la sua anima?

Era davvero una merda che da vampiro le sue emozioni fossero così amplificate.

Odio, rabbia, tristezza, tradimento, non sapeva più dare un nome a quell'enorme gamma di sentimenti che lo stavano schiacciando al suolo, impedendogli di riprendere fiato.

"Perché doveva succedere a me? E' una punizione questa? Non è bastato fare ammenda delle mie colpe passate, vero? Tutto il sangue che ho versato e che mi è rimasto impregnato nelle mie mani, nel mio corpo, nella mia intera esistenza non verrà mai lavato via, giusto? È per questo che sto soffrendo così tanto? Vorrei solo che fosse tutto solo un grandissimo e orribile incubo" pensò lui, mentre mordeva il labbro inferiore tra i denti per trattenere il dolore, e stringeva le mani a pugno contro il terreno per cercare un qualche appiglio.

< Il mio nome, il nome che i miei genitori mi avevano dato quando ero bambino, era quello di Jack > disse all'improvviso Namjoon.

E in quel momento Jin capì, in quel esatto momento seppe di meritare la morte più di qualsiasi altra persona al mondo, gli occhi si spalancarono a dismisura e il cuore sembrò come riprendere a battere improvvisamente dopo quella scoperta.

Tutta la rabbia, il dolore che aveva provato in precedenza, svanirono completamente, lasciandogli solo una grande tristezza per il ragazzo di fronte a lui.







Nord America- Kansas/ South Carolina, anni '40 dell'900.

Namjoon, all'epoca chiamato Jack, trascorreva una vita molto semplice e alla buona.

Aveva una famiglia molto numerosa che viveva di coltivazione ed allevamento.

A sei anni lo avevano già messo a lavorare, e a otto era un ometto già bello che cresciuto. Un bambino molto intelligente e sveglio, in cui le sue giornate consistevano nel portare da mangiare a tutti gli animali nella loro piccola fattoria, sei maiali, quattro mucche e qualche gallina. Non erano molti rispetto alla loro grande famiglia e di certo non era una vita che tutti avrebbero desiderato, ma per quel bimbo che aveva vissuto solo in quella maniera era felice e soddisfatto della sua vita.

Un giorno, come ogni mattina, si svegliò presto per adempiere alle sue faccende, non voleva che suo padre si arrabbiasse con lui. Solo dopo aver svolto i suoi compiti, avrebbe potuto fare colazione con tutta la famiglia, tra poco si sarebbero svegliate anche le sue due sorelle che avrebbero dovuto raccogliere le uova, il latte e cose del genere, lui era un po' invidioso di loro, perché credeva che quello fosse il lavoro più facile, ma il padre gli aveva ripetuto numerose volte che le mucche erano buone quanto volevano, ma se toccavi male una delle loro mammelle avrebbero potuto tirare un calcio che avrebbe tramortito in un attimo il povero e tenero bambino.

Il piccolo Jack rispettava molto suo padre perché era quello che svolgeva più cose nella loro famiglia, ma allo stesso ne era anche un po' spaventato, indossava sempre un espressione così seria e composta che il bambino non avrebbe mai osato contrariare per nessuna ragione al mondo.

KANGSHINMU  강신무Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt