La casa sulla collina

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Avevo appena terminato di scrivere un capitolo del mio ultimo libro. Mi alzai dalla scrivania e uscii sul terrazzo per godermi la fine di quella giornata proficua. Il cielo era terso e si vedeva la città. Il crepuscolo di quella sera di luglio e il frinire delle cicale rendeva quel panorama unico.

Non lavoravo così bene da tempo. Era tutto merito della mia nuova casa. La casa dei miei sogni: una villa in cima alla collina, non lontano dalla città. Stentavo ancora a crederci.

E pensare che l'agente immobiliare aveva cercato di dissuadermi dall'acquistarla: pareva fosse infestata dai fantasmi, mi aveva avvertito. Per questo motivo il prezzo era così basso. Certo, le piante rampicanti che avevano coperto tutta la recinzione e parte della casa, le davano un aspetto sinistro. Ma si sarebbe potuto risolvere con qualche lavoro di giardinaggio. Quando il mio amico ingegnere mi confermò che la casa era in buono stato, non ebbi esitazioni.

L'unica cosa strana che trovammo fu una croce cristiana che sembrava fosse stata disegnata con il carbone su una delle pareti dell'interrato. Aveva anche due lettere, una per ciascun quadrante superiore della croce stessa. Con i lavori di ristrutturazione era sparito anche quel macabro dettaglio.

Scesi in cucina. Faceva molto caldo quella sera. Avevo i pantaloni corti e un alito di aria fresca mi accarezzò le gambe per qualche attimo. Non era la prima volta che dei movimenti d'aria fredda mi alleviavano la calura. Non avevo fatto ancora installare l'aria condizionata e non avevo spiegazioni per questo ma, il senso di sollievo che provavo ogni volta, rendeva lo strano fenomemo piacevole.

Mi stavo preparando la cena quando sentii un lamento provenire dal giardino. Pensai subito a dei gatti in amore e, per curiosità, mi affacciai alla finestra per vedere quegli ospiti inattesi. L'oscurità era già scesa e non si vedeva bene. Accesi il faretto di quella parte di giardino ma, purtroppo, si spense subito. In quel breve bagliore mi sembrò di distinguere la figura di una bambina. Strabuzzai gli occhi incredulo e provai a premere nuovamente l'interruttore, ma senza effetto.

Aprii allora il portone e il cuore mi saltò in gola. Davanti a me vidi una bambina scalza che indossava un vestitino bianco. Aveva una macchia rossa sul fianco destro e, in braccio, teneva un orsacchiotto che al posto degli occhi aveva dei bottoni, uno dei quali penzolava dal filo. Mi guardava con aria triste e una lacrima le rigava la guancia destra. Stranamente quella presenza non mi inquietava. Anzi, mi sembrava familiare. Sbattei le palpebre e la bimba aveva smesso di essere lì davanti a me. L'alito di vento fresco mi accarezzò nuovamente le gambe. Sentii un rumore di passi provenire dalle scale che scendevano nell'interrato. Percorsi quei gradini di corsa e accesi la luce. Non vidi la bimba ma sulla parete difronte a me era ricomparsa la croce con le iniziali e capii: quelle erano richieste di attenzione.

Non sapevo ancora come ma, sentivo di dover fare qualcosa per aiutare quella bambina.

Racconti SparsiWhere stories live. Discover now