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Colpa delle Favole.

Si è proprio colpa delle favole se aspiriamo ad una storia d'amore magica e surreale, è colpa delle favole che ci ha impartito il modello del cosiddetto Prince Azzurro o una vita perfetta. 
Ma io mi chiedo nella vita reale cosa c'è di perfetto? Assolutamente nulla, ecco la semplice verità.

Stiamo sempre alla ricerca della felicità e magari non ci accorgiamo di averla proprio accanto a noi, come è successo a me.
Per molti anni io e Niccolò siamo stati assieme, come amici ovviamente, ma poi qualcosa è cambiato ma non saprei dirvi né come né perché.
Ora però mi ritrovo con suo figlio tra le braccia e lui a pochi centimetri da me beatamente addormentato sul nostro letto. Fa strano dirlo, ma siamo finalmente una famiglia, finalmente un noi.

Un mese fa tutto questo non lo immaginavo possibile eppure quando sono uscita dall'ospedale dopo il parto, abbiamo sistemato le questioni matrimonio e Federica, spiegando a tutti come l'aveva ingannato e lei come una povera sconfitta ha fatto le valigie e ha lasciato casa di Niccolò.

«Amore» mi richiamò il moro con voce impastata dal sonno, sicuramente si era svegliato dal mio continuo muovermi.

«Nicc, che succede?» gli rivolsi un dolce sorriso.

«Niente, continui a muoverti e mi hai svegliato, stai male?» chiese allarmato mettendosi seduto sul letto.

Scossi la testa accennando un sorriso rassicurante, finalmente mi sentivo piena.
Avevo tutto ciò che avevo sognato dal primo bacio sbagliato con Niccolò.

«Mi sembra un sogno..» parla lui piano per non svegliare il bimbo, lasciando la frase in sospeso.

A proposito se ve lo state chiedendo, si è un maschietto. E indovinate come si chiama? Peter, come Peter Pan.
Vedevo Niccolò tentennante alla scelta del nome, talmente tanto che aveva già scritto una lista con tutti i personaggi maschili del suo cartone preferivo, e figuratevi che gli era sfiorato per un momento l'idea di chiamare il nostro bambino Spugna.
Sul posto mi ero arrabbiata talmente tanto da farlo borbottare indispettito, guarda tu che tipo!

«Spugna, si chiamerà così il nostro Labrador» aveva detto qualche minuto dopo saltellando come un bambino felice a cui avevano appena dato delle caramelle.

Ma infondo lui era così spontaneo, vivace, e genuino. Nonostante la giovane età e una carriera ancora da portare avanti sulle spalle, si era assunto le sue responsabilità creando appunto la nostra famiglia.

Niccolò Moriconi, in arte Ultimo, sarebbe stato ufficialmente mio marito tra sei mesi. Mi aveva chiesto di sposarlo qualche giorno dopo il parto, precisamente in ospedale.
Non era stata una proposta romantica, non mi aveva cantato una sua canzone d'amore, non mi aveva portato dei fiori, ma soltanto una scatolina blu e tanta ansia.  Aveva paura che lo rifiutassi dopo che aveva combinato un macello per colpa di Federica.

«Niccolò» lo richiamai vedendolo assorto tra i suoi pensieri con un'espressione corrucciata «Stai male?» chiesi nuovamente, posandogli una mano sulla spalla.

Si voltò leggermente a guardarmi e abbozzò un debole sorriso.

«No Wendy, sto bene» mi rassicurò.

Niccolò e l'ipocondria: due facce della stessa medaglia. Convinto di poter morire da un momento all'altro, il moro era un mix di ansia e angoscia, soprattutto nei periodi di grande stress, come in questo preciso istante.

«Non mi dire che è per il nuovo album?» sbuffai contrariata per l'ennesima volta.

Purtroppo il signorino "sono geloso della mia cara musica" non mi aveva fatto ascoltare proprio nulla ma ero sicura che non avrebbe deluso le aspettative proprio di nessuno.

«Non è per quello..o forse sì» borbottò sospirando stanco «E se alla gente non piace il singolo?» sbuffò.

«Nic, piacerà a tutti vedrai» cercai di rassicurarlo, ma invano.

«Il Festival, la promozione del nuovo album, le tracce..» sospirò fissando il vuoto «E se arrivo davvero ultimo in classifica?» gemette frustrato.

Ridacchiai leggermente per la sua preoccupazione, che d'altronde era pure normale.

«Per me sarai sempre primo» gli afferrai la mano stringendola dolcemente.

«Non sai quanto ti amo e quanto ho aspettato questo momento» mi lasciò un bacio sulla fronte.

Finalmente mi sentivo completa, avevo tutto ciò che avevo desiderato e non potevo chiedere di meglio. Mi sono resa conto che in questi anni la mia vita tra alti e bassi è sempre stata occupata soprattutto da Giulia e Niccolò: la prima, sicuramente sarà la zia di Peter e di quelli che verranno, ha sempre contato molto per me e gli devo tutto. Valerio, suo attuale fidanzato, nonché grande amico di Nic, continuava a fare successo con i suoi pezzi e non potevo essere più felice di così per lui. Davide dal suo canto, si era messo da parte quando, quel giorno in ospedale, Niccolò aveva fatto la sua improvvisa comparsa e aveva ammesso di essere davvero felice per me. Le mie ex colleghe di Milano, Federica e Roberta, sarebbero scese apposta per il mio matrimonio qui a Roma e non vedevano l'ora di conoscere il mio principino, che a primo avviso aveva preso il carattere irrequieto del padre.
Federica, ultima per scelta ed importanza, era volata via all'esterno per "purificarsi" l'animo malefico e rifilare un'altra finta gravidanza a qualche altro poveretto.

I miei genitori e quelli di Niccolò era finalmente felici di vedere la stabilità nelle nostre vite. Non nego che i miei avevano rimproverato di brutto il moro, che lo consideravano come suo figlio.
Niccolò aveva ammesso di aver imparato la lezione e che aveva sicuramente sbagliato a farsi trascinare così da quella vipera.

«A che punto sei con i preparativi del matrimonio?» chiese dopo un po' fissando il vuoto, ultimamente gli accadeva spesso.

«Mancano le ultime cose, ma vorrei che partecipassi attivamente anche tu» borbottai indignata «Potresti dirmi cosa ti piace e cosa no!» gli feci presente.

Lui ridacchiò abbracciandomi «Sai che per me va bene qualsiasi cosa scegli tu» mi lasciò un bacio sulla fronte.

«Ti amo più di qualsiasi altra cosa» sussurrai stringendolo a me.

«Anch'io Wendy, sei sempre stata mia e continuerai ad esserlo» ammise rimanendo immobile, attaccato a me «Sono felice che tu sia la madre di mio figlio, di nostro figlio e di quelli che verranno» sorrise dolcemente.

«La nostra favola, nonostante tutto, ha avuto un lieto fine» ridacchiai accoccolandomi sul suo petto.

«È tutta colpa delle favole!» scoppiò a ridere baciandomi.

Già, è tutta colpa delle favole.


ANGOLO AUTRICE

Non aggiorno da un secolo, perdonatemi🙏🏻

È FINITA!

Bene, siamo arrivati davvero alla fine ma vi aspetto all'epilogo per i ringraziamenti perché non è ancora il momento di piangere!🥺

IG: xmiriaamx_onwp

A presto, Miriam!

wendy | ultimo #wattys21Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora