23.

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«Sicura di stare bene?» chiese per l'ennesima volta Giulia «Ci hai fatto prendere uno spavento cavolo!» sospirò reggendosi tra le barre del letto.

«Non era necessario chiamare un autoambulanza per uno svenimento, esagerati!» borbottai cambiandomi posizione sul letto scomodo.

Mi trovavo in ospedale per un futile motivo a mio avviso, ma a quanto pare Davide si era proprio spaventato ed aveva chiamato Valerio e Giulia, che si erano precipitati in ospedale assieme ai miei genitori.

Valerio non aveva ancora aperto bocca, si limitava a lanciarmi occhiate veloci per poi ritornare a guardare fuori dalla finestra.

«Posso chiedervi di lasciare la stanza?» chiesi ai ragazzi presenti «Tranne Valerio, voglio parlare con lui» continuai avendo gli occhi di tutti puntati su di me.

Giulia mi guardò spaesata ma le feci un segno con il capo dicendole di stare tranquilla: sicuramente ne avrei parlato anche con lei più tardi.

Come avevo chiesto, tutti tranne Valerio uscirono fuori.

Dall'altro lato della stanza c'era il ragazzo che continuava a guardare fuori dalla finestra in religioso silenzio, non aveva la minima intenzione a spiccicare parola.

«Sercho» lo richiamai con il suo nome d'arte «Non gli parli vero?» domandai trattenendo il magone.

Se penso che fra un paio di mesi sarà sposato con la bionda mi viene da piangere.

«È un coglione» ringhiò «E quella che le sta accanto è solo una vipera» sbuffò «Ma come si dice..Dio li fa e poi l'accoppia!» incrociò le braccia al petto e mi guardò.

«Non voglio che roviniate la vostra amicizia per me, non è giusto» bisbigliai torturandomi le mani.

«Wendy gli ho sempre consigliato di buttarsi a capofitto in tutto, ma ha paura» sospirò «Ti sta perdendo, soprattutto con questo passo così importante» fissò fuori dalla finestra «Quella vipera ha il potere di soggiogarlo, sa pure di Davide» sbuffò.

«Davide è il cugino di Federica» spiegai a Valerio, che ancora non aveva afferrato il nesso logico.

Lui scattò verso di me incredulo.

«È impossibile!» ringhiò «Ma guarda tu sta troia..» borbottò «È stata lei a dire a Niccolò che ti stessi frequentando con un altro ragazzo!» parlò prendendo il telefono in mano «Devo andare a sistemare una questione» ed uscì dalla stanza.

«Valerio torna qui cazzo, non voglio che litigi ancora con lui!» urlai richiamandolo, ma non si voltò.

Giulia entrò in stanza spaventata, non capendo la situazione.

«Qual è il problema?» chiese corrugando le sopracciglia.

Sospirai profondamente e mi abbandonai sul letto, confusa e disperata.

«Federica, ecco qual è il problema» sospirai chiudendo gli occhi.

Vorrei azzerare la mia vita dal momento in cui ho scoperto di essere incinta: sta andando decisamente tutto a rotoli, senza lasciarmi via d'uscita.

«Wendy!» sentimmo urlare dal corridoio «Cristo fatemi passare, dove sta?» continuò la voce maschile.

«Niccolò torna indietro, ti prego!» lo pregò quella che doveva essere la voce di mia madre.

Che cazzo ci faceva qui?
Di certo era l'ultima persona che volevo vedere per il resto della settimana, o della vita.

«Niccolò che ci fai qui?» urlò la mia amica sulla soglia della porta «Stiamo dando spettacolo ti prego va via, non vuole vederti» spiegò velocemente al ragazzo, per paura che entrasse di botto.

Lui continuava a sostenere che doveva vedermi e accertarsi come stavo, perché ero anche la madre di suo figlio, ma stava per sposare un'altra donna, che coerenza.

«Dio mio Giulia fammi entrare o giuro che butto giù la porta» borbottò il moro cercando a tutti costi di aprire la porta, che precedentemente aveva chiuso la ragazza.

«Giulia fallo entrare» sospirai stanca da quel baccano «Mi sta facendo male la testa dalle vostre urla!» sbuffai incrociando le braccia al petto, pronta a difendermi.

La mora aprì lentamente la porta facendo accomodare Niccolò, che rimase impalato sulla soglia.

«Hai intenzione di entrare o no?» sbottai acidamente fissandolo.

Lui scrollò le spalle, diede una fugace occhiata a Giulia e chiuse la porta.

«Allora che sei venuto a fare? Sto bene, anche tuo figlio, puoi andare a completare i preparativi con la tua futura mogliettina!» risi amaramente.

Lui parve sorpreso dalle mie parole tanto che sgranò per poco gli occhi e poi si ricompose schiarendo la voce.

«Non vedo perché solo adesso che hai appreso la notizia mi fai una scenetta di gelosia» mi lanciò un'occhiata.

«Cosa vorresti insinuare con ciò?» sputai acidamente.

«Ti vedi con altri ragazzi mentre io aspetto disperato davanti al telefono un tuo fottuto messaggio! Spero tu sia cosciente di ciò che stai facendo, soprattutto in queste condizioni!» sbottò rosso in viso.

Rimasi a bocca aperta sentendo le sue parole, mi stava dando della poco di buono? Soprattutto cosa voleva dire in queste condizioni?

«Parli come se fossi una malata terminale del cazzo, Niccolò!» mi innervosì stringendo il lenzuolo bianco sotto di me.

«Sei incita e te la spassi! Cerchi qualcun altro da incastrare, perché ti sei stufata del tuo vecchio giocattolo?» mi lanciò un'occhiata di fuoco.

«Ma sei serio? Ti stai considerando un giocattolo?» chiesi allibita «Tu stai male!» alzai gli occhi al cielo.

Lui annuì «Beh, fai quel che vuoi Roberta» mi chiamò con il mio secondo nome «Io mi sposo, sei libera di fare ciò che vuoi, non so nemmeno se voglio davvero riconoscere quel bambino..» lasciò la frase incompleta.

«Cosa?» balbettai incredula.

«Può essere che non sia mio, non credi?» alzò le sopracciglia.

«Mi stai dando della poco di buono e per giunta anche della bugiarda?» parlai trattenendo le lacrime a fatica.

Lui non rispose semplicemente si voltò pronto ad uscire dalla stanza.

«Pensa quel che vuoi, addio Wendy» sussurrò ancora di spalle, abbandonando la stanza subito dopo.

Se n'era andato, aveva preso la sua scelta, ci aveva lasciato da soli.

Scoppiai in un pianto angosciante facendo fatica pure a respirare.

Dovevo solo farmene una ragione, ma come potevo se dentro di me c'era suo figlio?
Chissà se avrebbe avuto i suoi occhi o il suo sorriso: al solo pensiero mi sentì mancare, l'avrei comunque avuto accanto in un modo o nell'altro.

«Wendy, calmati ti prego» mi abbracciò Giulia.

Non avevo nemmeno sentito che la mia amica si era precipitata in stanza dopo che Niccolò era uscito.

Non sentivo più nulla, se non il dolore più grande: Niccolò se n'era andato per sempre.

ANGOLO AUTRICE

RIECCOMIIIIIII CON UN NUOVO AGGIORNAMENTO, SIAMO AGLI SGOCCIOLIIII FAAAANS🤯🤭

Spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere nei commenti!🤩

IG: xmiriaamx_onwp

A presto, Miriam!

wendy | ultimo #wattys21Donde viven las historias. Descúbrelo ahora