18.

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Sconfitto, ecco come mi sentivo dopo due giorni che provavo a contattare Wendy. Non aveva risposto né alle mie chiamate, né ai miei messaggi e questa situazione iniziava a stancarmi.

«Sei pronto?» chiese riscuotendomi dal flusso dei pensieri la bionda, che aveva appena afferrato la borsa dall'attaccapanni.

«Si, andiamo» dissi solamente uscendo dalla cucina.

Federica finalmente era riuscita a convincermi ad andare dai suoi genitori, anche se la situazione non sarebbe cambiata.
Io e lei stavamo assieme si, ma l'avevo mollata nel momento in cui avevo saputo che Wendy era incinta e ora pure lei, pazzesco.
Inizio a pensare che l'abbia fatto di proposito, ma non credo che sia il proprio il tipo.

«I miei genitori sono da mia zia» spezzò il silenzio che si era creato in auto «Ma credo che tra poco torneranno a casa, ci aspettano» finì.

Non risposi anzi mi sistemai meglio sul sedile, mi sentivo improvvisamente irrequieto ed ansioso. Se proprio devo ammetterlo, non volevo essere qui con lei, ma con la mia Wendy, maledetti sentimenti.

I genitori di Federica non abitavano a Roma, ma bensì a Milano. Infatti la ragazza mi aveva spiegato qualche mese fa, che a dieci anni era stata costretta a lasciare la capitale a causa del lavoro che svolgevano appunto i suoi.

Rallentai leggermente vedendo che eravamo rincasati e individuai un parcheggio vicino alla villetta dove in realtà abitava sua nonna, mi ci infilai silenziosamente e spensi il motore.

«Tutto bene?» chiese ancora la bionda «Mi sembri nervoso» affermò.

In realtà me la stavo facendo addosso, non volevo proprio entrare e se potevo scappare in quel preciso istante, lo avrei fatto con piacere.

«No è tutto okay, andiamo» le intimai, uscendo dalla mia vettura, e aspettando che lei uscisse per chiuderla.

Oggi a Roma splendeva alto il sole, ma forse avrei apprezzato di più un temporale disastroso per non andare a questa maledettissima riunione di famiglia, che a me manco importava.

«Lascia parlare me, per favore» mi informò, incamminandosi e lasciandomi dietro di qualche metro.

Che Dio mi fulmini in questo preciso istante, non voglio entrare! Continuavo ad urlare dentro di me, ma invano.

Federica suonò rapidamente il campanello e informò sua madre della nostra improvvisa visita.

«Non ti succederà nulla, sta tranquillo per l'amor di Dio!» mi rimproverò, premendo il pulsante dell'ascensore, che si colorò di rosso.

«Non sto dicendo nemmeno una parola e smettila te invece di farti fisime mentali, tra l'altro pure inesistenti!» borbottai sgarbatamente.

La bionda mi guardò sottecchi e sbuffò rumorosamente, sbattendo il piede all'ingresso dell'ascensore mentre lo aspettava.

Acida e irritabile, eccome com'era in questo periodo.

«Non dire ai miei che Wendy aspetta un bambino, non parlare proprio di lei» sbottò acida.

«Non metterò in mezzo a questa situazione, Wendy» la difesi.

Per un momento nella mia mente si materializzò l'immagine della bruna che sorrideva dolcemente e mi sentì il cuore battere fortissimo.

«Niccolò, Federica!» strillò la madre della ragazza accanto a me.

Tale madre, tale figlia.

wendy | ultimo #wattys21Onde histórias criam vida. Descubra agora