A merry little Christmas

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"Hai quasi finito?"
Un'impaziente Frannie guardò l'amica che scriveva con calma su una pergamena a forma di albero di Natale.
"Aspetta ancora un attimo!" si lamentò Mag.
Intanto Edmund stava trafficando con un orologio piuttosto difficile da incartare a causa della forma bitorzoluta. Ognuno dei fratelli Pevensie aveva il compito di incartare un regalo destinato agli altri, e al ragazzo Serpeverde era toccato l'orologio nuovo per Susan. Ogni tanto lanciava qualche imprecazione contro il Magiscotch e Frannie rideva.
"Ecco, ho finito! Firmate anche voi!" esclamò Mag porgendo la pergamena ai due ragazzi. Edmund fece per prenderla ma Fran lo precedette. Lesse velocemente gli auguri scritti in un elegante corsivo e approvò il bigliettino destinato ai gemelli Weasley.
"Ricordiamoci di farlo firmare anche a Laetitia!" disse Edmund prendendo la penna che gli stava passando l'amica.
Il pacco per Fred e George era il più grande, ma ancora dovevano fare l'Incantesimo di Estensione Irriconoscibile. Stavano attendendo che Fran, la più brava in questo campo, finisse di impacchettare i suoi regali.
Mag aveva ormai finito e si stava occupando di scrivere i bigliettini (anche quelli degli amici). Si alzò e aprì lo scatolone per controllare che ci fosse tutto.
"Foglie di alloro, polvere di ossa di drago..." disse fra sé e sé "Hey, dove sono le fialette di fegato di salamandra e di sangue di drago?"
"Sotto alle foglie di quercia!" rispose Fran senza distogliere lo sguardo dal suo pacchetto.
"Oh, giusto!" disse prima di tornare al suo posto. Si sedette e aspettò che gli altri due finissero.
La Sala Comune dei Serpeverde, sotto Natale, era semplicemente meravigliosa. Dal soffitto pendevano nastri argentati e stalattiti di ghiaccio calde per magia. I lampadari d'argento purissimo avevano assunto la forma di fiocchi di neve, e ovunque erano appese ghirlande di bucaneve bianchi e profumati, che non appassivano. Margaret, Edmund, Jasmine e Frannie erano gli unici Serpeverde rimasti per le vacanze di Natale e mentre prendevano un tè nella sala comune (grazie al nuovo bollitore di Mag) si erano ricordati che avevano ancora parecchi regali da impacchettare. La mattina precedente tutti gli altri studenti erano tornati a casa, lasciando il castello deserto. I fratelli Pevensie, che non avevano un posto in cui andare dal momento che erano orfani di padre e la madre lavorava molto - così avevano detto - erano rimasti a Hogwarts, e Frannie e Margaret di conseguenza, per non farli sentire soli. Jasmine, dopo la storiaccia con Jafar, aveva bisogno di stare lontana per un po'; tanto più considerando che Aladdin, il suo nuovo fidanzato, non aveva abbastanza denaro per tornare a casa più di una volta l'anno, inoltre era troppo orgoglioso per accettare prestiti. Persino Laetitia aveva deciso di rimanere nell'istituto. I genitori erano andati in vacanza in Francia e lei aveva saggiamente scelto di restare, sia per avere compagnia sia per impegnarsi con lo studio, consapevole che in Francia avrebbe fatto ben poco. Harry Potter ovviamente era rimasto nel castello ormai per il suo terzo anno consecutivo, con il fratello di Fred e George alle calcagna, come sempre. In ultimo Hermione Granger, che come Mag e Fran aveva deciso di rimanere per stare più vicina ai due amici.
L'Albero di Natale scintillava incantevole davanti alla luce del pomeriggio della Vigilia di Natale; Mag rimase a fissarlo rapita finché non fu ridestata da Fran che esclamava "Finito!", poi si diresse verso il pacco controllato poco prima da Margaret e agitò la bacchetta.
"Adduco Maxima!"
Il pacco si restrinse così tanto da diventare poco più grande di un pugno chiuso.
"Perfetto!" trillò Mag prendendolo fra le mani e iniziando a impacchettarlo.
Quando anche Edmund ebbe finito la battaglia contro il suo pacchetto - agli altri avrebbe pensato quella notte - si alzarono tutti, afferrarono i loro pacchi da spedire e si diressero verso la Voliera.
Margaret fece levitare le tazze sino al baule del suo dormitorio, appena dopo averle rese nuovamente scintillanti con un tocco di bacchetta.
"Aspettate!" li interruppe Frannie rimanendo seduta. "...Tanto Laets arriverà in ritardo, ci scommetto. Non ho ancora deciso se inviare il mio regalo a Tony..."
La ragazza si coprì la faccia con le mani, imbarazzata. In quei mesi il giovane Tassorosso si era avvicinato parecchio a lei (per studiare, ovviamente, continuava a ripetere la ragazza senza però celare un certo compiacimento).
"Beh, Fran, lo hai comprato. Sarebbe stupido non mandarlo, non credi?" ridacchiò Edmund.
"E se lui non mi manda nulla? Ci resterei male e lui si vergognerebbe"
"Sì ma se invece lui ti mandasse qualcosa e tu nulla, saresti tu a vergognarti. Soprattutto sapendo di averglielo comprato ma non mandato" spiegò Margaret conciliante. Frannie sospirò scuotendo la testa.
"E va bene. Ma se non mi manda nulla me la prenderò con voi" rispose riluttante alzandosi in piedi.
"Abbiamo tutto?" chiese Jasmine guardando gli altri tre. Mag controllò nella scatola delle buste da tè, ci infilò la bacchetta per far luce.
"Sembra di sì!"
I ragazzi uscirono dalla Sala Comune e si incamminarono verso la Voliera. Frannie strinse una scatola di cereali, i preferiti del suo gufo Dante. Quando arrivarono all'ultimo piano della torre, dopo essere usciti per la scala esterna e aver sonoramente imprecato, soprattutto Edmund e Jasmine, per il freddo, constatarono con un'alzata di sopracciglio che Laetitia non era ancora arrivata.
"Io ve lo avevo detto" commentò Fran sollevando il braccio per far posto al gufo. Si versò un po' di cereali al miele nella mano libera e lui iniziò a becchettare.
"Chi è il chicco di mamma, eh?" chiese strofinando il naso fra le piume fulve di Dante, che tubò felice.
"Allora, cominciamo!" esclamò Edmund ponendo fine a quella scena.
Fran affidò al gufetto quattro pacchetti: quello per i gemelli Weasley, i guanti da portiere per Tony, e infine due pacchettini per i genitori.
"Ehi!"
Un grido offeso li fece voltare di scatto. Laetitia, col suo gatto Rui stretto in braccio, si affacciò alla porta della Gufiera con il volto colmo di disappunto.
"Avete iniziato senza di me!"
"Non sapevamo quando saresti arrivata...!" rispose Jasmine alzando le spalle.
"Io?!?" rispose la ragazza con finto sconcerto "Quando mai sono arrivata in ritardo? Arrivo sempre al momento giusto!"
Gli altri scoppiarono a ridere. Lei si avvicinò e Rui soffiò al gufo sul braccio di Frannie, che lo ignorò bellamente. La ragazza accarezzò il gatto per tranquillizzarlo.
"A che ora siete arrivati?"
"Non da molto, tranquilla!" rispose Mag "Stavamo giusto per spedire quello per i gemelli! Tieni, firma il biglietto!" aggiunse porgendole la pergamena. La ragazza posò a terra il gatto, che iniziò a strusciarsi fra le sue gambe e Edmund si abbassò per dargli una carezza.
Mag aveva tre pacchetti: uno per Aurora e due per i genitori. Per Aurora aveva comprato un bel vestito azzurro scuro che, girando due volte verso destra, diventava rosa. Alla giovane Tassorosso sarebbe stato benissimo. Per i suoi genitori due sciarpe molto calde, sperando che le avrebbero apprezzate.
Edmund aveva fatto la maggior parte dei regali con le due amiche, quindi aveva solo l'orologio per Susan e un regalino per la madre. Lo affidò a Silver, il suo falco.
Laets, dopo un'accurata scelta del gufo, gli affidò i regali per due sue care amiche Corvonero che erano tornate a casa per le vacanze. Per Elsa, una ragazza bellissima ma anche molto timida e fragile, aveva preso due regali, dal momento che era totalmente indecisa: cioccolatini di ogni genere e una cornice con due foto all'interno, una di Elsa con la sorellina Anna da piccole che ridevano e scherzavano insieme - che Anna le aveva inviato in quei giorni - e una foto di loro due al secondo anno, ancora molto piccole, quasi bambine, che ridevano per una battuta ormai dimenticata. Per Belle, la sua migliore amica, aveva preso un libro intitolato "Femminismo: cosa manca al mondo Babbano".
"Potreste iniziare a andare? Devo salutare il mio gufo" disse Fran quando tutti ormai avevano finito di caricare i regali. Gli altri rimasero perplessi. Jasmine arricciò le labbra, mentre Edmund alzò un sopracciglio, ma poi capì. Prese Margaret sottobraccio e Laetitia per la spalla, le invitò a uscire.
"Andiamo da Peter e da Aladdin, vi va?"
A quelle parole anche Jasmine lo seguì, meno riluttante. Frannie sorrise scuotendo la testa, pensando all'amico che l'aveva capita. Tirò fuori dalla tasca del mantello una bustina di velluto verde.
"Andranno bene? In genere ci azzecco sempre a Natale, ma di solito sono a casa e mamma mi aiuta con lo shopping"
Tastò i gemelli d'argento dentro la bustina, cercando di riconoscere l'incisione a forma di serpente attraverso la stoffa. Si assicurò che il cartellino Draco Malfoy fosse leggibile e infilò tutto nel sacchetto di Dante con aria furtiva, senza bisogno di rimpicciolire nulla, dato che il regalo era piccolo e leggero. Allungò un ultimo cornflake al gufo rossiccio e lo vide becchettare nella ciotola dell'acqua.
"Ciao Dante, a domani!" sospirò grattandogli le penne sulla nuca.
Quando arrivò in Sala Grande vide che gli amici erano lì ad aspettarla. Rimase stordita dalla maestosità della sala, dalle enormi ghirlande di pungitopo, dalle stelle di Natale attorcigliate all'agrifoglio, dal soffitto incantato che proprio in quel momento stava facendo nevicare: i fiocchi di neve si dissolvevano, volteggiando, appena pochi metri sopra le loro teste.
I ragazzi erano vicini al tavolo Tassorosso. Peter era seduto a capotavola sorridente con le gambe incrociate. Margaret alla sua sinistra, con dietro Edmund in piedi che si appoggiava con i palmi sulle sue spalle e parlava col fratello ridacchiando. Laetitia alla destra di Peter, dove Frannie la raggiunse svelta mettendosi nella stessa posizione di Edmund che stava di fronte. Il ragazzo le fece l'occhiolino e lei ricambiò con un ghigno.
"Che combinate voi due?!" chiese Peter sospettoso.
"Niente!" risposero i due in coro. Gli altri aggrottarono la fronte, poco convinti. Fortunatamente in quel momento arrivò Susan, compagna di Casa di Laetitia, di un anno più grande di lei. Si infilò nella sala guardandosi intorno sospettosa. Si avvicinò al tavolo senza smettere di guardarsi alle spalle e scambiò con i fratelli uno sguardo complice.
"Dov'è Lucy?" sussurrò accovacciandosi tra Edmund e Peter.
"Tirati su, Sue, dovrebbe essere in Sala Comune con Potter e Weasley" rispose Edmund ridendo. Margaret si morse il labbro ammirata. Lucy Pevensie era stata l'unica della famiglia a essere riuscita a relazionarsi con Harry Potter, un po' la invidiava.
"Lo hai preso?" chiese Peter.
"Sì, è un vero demonio. È nella nostra Sala Comune"
Laetitia si ridestò incuriosita.
"Cosa ci hai portato, Susan?"
"Oh, il regalo per mia sorella..." spiegò la ragazza "Le abbiamo preso un gatto, ma è un autentico diavolo!"
Edmund sorrise.
"Allora è perfetto per Lucy!"
"Tienilo tu se la cosa ti rende così felice!" sibilò la sorella.
"Sì, Ed, portalo nella nostra Sala Comune! Così gioca con Jaime!" esclamò Margaret entusiasta.
"Ma che dite, lasciatelo a noi, così gioca con il mio Rui!" si intromise Laets, che non avrebbe mai rinunciato alla possibilità di avere vicino un gatto "E poi ormai è nella nostra torre!"
Frannie scoppiò a ridere sentendo il tono deciso dell'amica.
"Ha già un nome?" chiese Peter con aria serena.
"La negoziante ha detto che si chiama Aslan. Sembra forte, era il più bello! Ha il pelo color miele e il collare rossiccio... Un leone in miniatura!"
"Sembra bellissimo!" sospirarono Mag e Laets con aria sognante.
"Sì, peccato che abbia distrutto tutti gli addobbi della nostra Sala Comune, Laets" rispose Sue seria.
"Ti aiuto io a sistemare tutto, tranquilla!" la confortò la ragazza.
"E comunque Lucy lo addomesticherà per bene. Gli animali la capiscono" concluse Peter rassicurando la sorella.
Poco dopo la Sala Grande si riempì di studenti e professori, quelli che erano rimasti. Videro Potter parlottare con il piccolo Weasley e Aladdin scambiare due parole con la Granger e Lucy; Susan si era unita a loro per non rimanere nel tavolo da sola, mentre Peter e Laetitia si unirono ai Serpeverde. "Ma non potevamo metterci tutti nello stesso tavolo? Siamo pochissimi!" chiese Jasmine che sentiva già la mancanza del suo ragazzo.
"Magari lo facciamo domani! Tanto fra poco ce ne andiamo!" disse Fran mangiando i suoi ravioli in brodo svogliatamente.
La maggior parte dei ragazzi si alzò dal tavolo: non vedevano l'ora che arrivasse l'indomani. Susan e Laetitia si avviarono verso la torre di Corvonero (Laetitia stava convincendo la ragazza che i gatti vanno amati e basta). Jasmine e Aladdin andarono a farsi una passeggiata prima di dormire, lui le cinse i fianchi con il braccio e lei posò la testa sulla sua spalla.
Anche i professori si dileguarono silenziosi, e quando le candele iniziarono a spegnersi nella Sala Grande erano rimasti solo Margaret, Frannie, Edmund e Peter.
Margaret e Frannie si alzarono insieme, e guardarono Edmund in attesa che le seguisse, prima di salutare l'altro. Lui per un attimo le guardò perplesso, poi capì e sorrise scuotendo la testa.
"Andate pure, io non vengo."
"Non vieni?" chiese Mag.
"Non vai?" chiese Peter.
"Certo che no! Sei l'unico Tassorosso stanotte, Pete, non crederai che ti lascerei passare la vigilia di Natale da solo!"
Il fratello maggiore lo fissò incredulo.
"Ma tu non puoi entrare nella mia Sala Comune, lo sai questo vero?" L'altro alzò gli occhi al cielo.
"Per Merlino Peter, non sono un idiota. Rimarremo qui, ovviamente."
"Vuoi passare la notte in Sala Grande?" Peter sgranò gli occhi, mentre Frannie sorrise eccitata. "Restiamo anche noi!"
Margaret la fissò timorosa.
"Anche noi? Ma è vietato passare la notte fuori dal dormitorio!" Ricordò ai ragazzi, memore di tutte le precauzioni che la scuola aveva adottato contro Sirius Black.
"Che sciocchezza" rispose Edmund agitando la mano come per scacciare un insetto fastidioso "Siamo una decina di studenti, le regole oggi sono più elastiche del resto dell'anno."
"Saranno più elastiche forse, ma ancora esistono..." commentò Peter stringendo le labbra.
"Ok, ok, facciamo così: restiamo qui a farci compagnia per un po' e quando caschiamo dal sonno e non ci reggiamo più in piedi andiamo a dormire ognuno in camera sua. Ci state?"
Frannie parlò con fierezza. Edmund le sorrise grato, Margaret e Peter la guardarono poco convinti. Finalmente, il Tassorosso sospirò.
"E va bene. Ma a mezzanotte tutti a letto!"
Frannie e Ed si scambiarono un sonoro cinque. Peter sfoderò la bacchetta verso la porta della sala, mormorando "Muffliato".
"Se Mag non avesse avuto quell'idea balzana di dare a Potter la Mappa del Malandrino potremmo controllare se arriva qualcuno. Fred e George ce l'avrebbero lasciata sicuramente." pensò Frannie alzando gli occhi al cielo e alzandosi in piedi.
"Dove vai?" chiese Mag sorpresa.
"Vado a prendere una cosa. Restate qui."
I ragazzi si guardarono perplessi, preoccupati dal sorriso da sfinge della ragazza. Sgattaiolò quatta fuori dalla porta, chiudendosela alle spalle ridacchiando.
"Miseriaccia, a saperlo avremmo chiesto di restare anche a Sue e Laets" commentò Peter con sguardo triste.
Margaret tentò di dissimulare una smorfia. Il ragazzo non aveva mai chiamato Laetitia con il suo soprannome prima, e poteva ovviamente non significare nulla, ma si chiese se dietro quelle parole potesse esserci di più. Guardando Edmund si accorse dall'espressione del ragazzo che anche lui doveva aver pensato lo stesso.
"A proposito, cosa avete regalato all'altra vostra sorella?" chiese Mag, scuotendosi dai suoi pensieri.
"Oh, questa ti piacerà. Fred e George ci hanno dato l'idea..." cominciò Edmund.
"Le abbiamo preso un orologio magico a quattro lancette. Ci siamo noi due, lei e Lucy, ovviamente. Ogni lancetta rappresenta uno di noi, e indica cosa stiamo facendo, dove siamo e soprattutto se siamo al sicuro in quel momento. Per esempio casa, scuola, in viaggio, pericolo di morte..."
L'ultima la disse ridacchiando. Margaret sgranò gli occhi dalla meraviglia.
"Ma è stupendo! Mia madre lo adorerebbe!"
Esclamò pensando subito dopo che con Black nei paraggi e dopo la storia di Halloween probabilmente guardando la sua lancetta la avrebbe ritirata dalla scuola.
Frannie riapparve dalla porta principale, con qualcosa di non identificato che le volava dietro, seguendola. Come si sedette accanto a Margaret e di fronte a Peter, quattro bicchieri e una bottiglia di liquido verde si posarono sul tavolo con un tintinnio leggerissimo.
Peter afferrò la bottiglia e la stappò, odorandone il contenuto.
"Assenzio!" commentò il ragazzo, guardandola stupito.
"Dove lo hai rimediato Fran?" chiese Edmund incuriosito.
La ragazza sorrise senza rispondere. Margaret scosse la testa ridendo. Frannie versò due dita di liquore in ogni bicchiere. Edmund guardò Peter incerto, dopo la prima festa dell'anno aveva sempre avuto un po' di inibizione nel bere vicino a lui.
Il fratello maggiore gli sorrise rassicurante facendogli cenno di stare tranquillo. Bevvero alla loro salute; Peter si lamentò che forse era troppo forte, ma gli altri lo zittirono.
"Sono contento di passare la vigilia con voi. Grazie" mormorò il ragazzo, giocando col suo bicchiere. Edmund gli batté timidamente la mano sulla spalla, fuggendo il contatto visivo.
"Sono proprio un disastro quei due insieme" pensò Mag osservando i Pevensie con affetto. Frannie annuì, come se l'avesse sentita. I quattro chiacchierarono per un po', Frannie e Peter si fecero un altro bicchiere.
Quando Margaret cominciò a sbadigliare capirono che era il momento di andare, anche se Edmund non perse l'occasione per ridere di lei.
"È l'una di notte, ragazzi, è ora di andare a dormire" disse Peter alzandosi.
"Se è l'una questo vuol dire che... è Natale!" esclamò Edmund sorridendo.
Anche gli altri non riuscirono a trattenere un sorriso a quelle parole. Frannie, prima che chiunque potesse replicare, versò un altro goccio di assenzio nei bicchieri. Brindarono di nuovo.
Qualche minuto dopo i quattro si avviarono finalmente verso il letto.
"Buon Natale, Peter!" lo salutò Edmund dandogli una pacca sulla spalla, mente Fran e Mag gli diedero due baci sulle guance. Gli ultimi tre rimasti scesero nei sotterranei e, una volta entrati nella Sala Comune, notarono che i regali li aspettavano già per il mattino seguente.
"Buona notte, Ed, tanti auguri!" mormorò Frannie dandogli un bacio sulla guancia; il ragazzo ricambiò.
"Buonanotte Frannie, grazie per tutto... E per l'assenzio" disse ridendo.
La ragazza guardò gli altri due, che dovevano ancora salutarsi, e senza aspettare oltre si infilò nel dormitorio. Arrivata in camera notò che Jasmine era già a letto addormentata, come si era aspettata. Iniziò a cambiarsi in silenzio.
Intanto Margaret era rimasta a guardare Edmund stringendosi nelle spalle.
"Tanti auguri Ed" borbottò abbracciandolo timidamente. Lui invece la strinse un po' troppo forte.
"Tanti auguri Mag. Grazie per essere rimasta anche se avevi sonno. Ho apprezzato moltissimo, davvero" le disse mentre ancora erano abbracciati.
"Non ringraziarmi, è stato bello" rispose lei separandosi lentamente dall'abbraccio.
I due si guardarono negli occhi, e in quelli di lui apparve un lampo improvviso, come se stesse per dire o fare qualcosa. Era come se l'aria fosse diventata più trasparente, come se per un attimo tra i due ci fosse il vuoto, si videro con estrema chiarezza e c'era una forza strana che li chiamava.
Ma durò un attimo. Edmund sbatté le palpebre e Margaret si morse le labbra, nessuno dei due si mosse e il momento finì. D'un tratto, entrambi non furono neanche sicuri di aver sentito qualcosa, pensarono di aver frainteso, il ricordo di quello sguardo strano iniziò a svanire e a mutare come quando ci si sveglia e il ricordo del sogno è di momento in momento più vago, sinché non si è neanche sicuri di aver veramente sognato. Così, con un pensiero vago e confuso verso quello che sarebbe potuto accadere ma non era accaduto, i ragazzi si salutarono e si separarono.
Quando Mag entrò nella stanza, Frannie, che aveva gli occhi ormai abituati al buio, la fissò senza che lei potesse vederla. Le lesse negli occhi che il piano non aveva funzionato, ma fu compiaciuta nel vederla un po' scossa. Probabilmente ci erano andati vicino. Alzò le spalle, per quella notte non c'era niente da chiedere. Si rigirò nel letto fingendo di dormire, e quando Margaret ebbe finito di cambiarsi e si fu infilata nel letto, non fingeva neanche più.

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