L'inizio

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Margaret aprì pigramente gli occhi alle sei e mezza. Sbuffò, rigirandosi nel letto. Non appena si voltò stiracchiandosi sul fianco opposto e posò lo sguardo dall’altra parte della stanza, sgranò gli occhi e si mise a sedere, sbattendo le palpebre incredula. La luce del bagno era accesa, e lei era sempre la prima a svegliarsi.
Si guardò intorno confusa per capire chi si era alzato e vide il letto di Jasmine, accanto al suo, ancora occupato.
“Ci mancherebbe altro”, pensò amabilmente, “e chi la sveglia quella?”.
Allungò il collo e guardò verso il letto di Frannie. Il copriletto verde-argento era spostato disordinatamente di lato, lasciando scoperto il lenzuolo bianco. I due cuscini erano caduti sul pavimento e non erano stati raccolti. La ragazza alzò gli occhi al cielo.
«Frannie?» chiese con la voce impastata dal sonno.
«Buongiorno, principessa!» rispose una voce cordiale oltre la porta del bagno.
«Che ci fai in piedi a quest'ora?»
L'amica si affacciò nella stanza mentre si stava facendo il nodo alla cravatta. Era già completamente vestita.
«Ma che...?» mugugnò Margaret perplessa, vedendola già pronta.
«Oh, nulla di che. Oggi è la prima lezione con il nuovo prof di difesa contro le arti oscure. Mi hanno detto che è un professore perbene. Perbene Mag, capisci? Da quanto tempo non abbiamo un professore di arti oscure perbene?»
L'altra la guardò non del tutto convinta.
«Non l’abbiamo mai…»
«…E non è tutto! È anche giovane e misterioso... è un ex Auror che ha combattuto nella prima guerra magica... dicono che abbia le ferite di guerra sul viso! Capito eh, Mag? Le ferite di guerra! Non è fico?»
Frannie sospirò con lo sguardo sognante, sorridendo al pensiero.
Prima che Margaret potesse dire qualcosa, dal letto accanto si levò una voce assonnata.
«Shhhhh! Silenzio! C'è qualcuno che sta cercando di dormire qui!»
Dal copriletto ricamato proprio accanto a loro spuntavano solo ciuffi di capelli neri.
Jasmine, sempre l'ultima ad alzarsi, si stava lamentando rannicchiata nel letto. Miles invece, la quarta e ultima,  non dava segni di vita, dormiva ancora profondamente.
«Beh, smettila allora! È ora di svegliarsi!» esclamò Mag, ora del tutto sveglia, tirandole il cuscino e ridendo.
La ragazza, senza uscire da sotto le coperte, borbottò qualcosa tra i denti.
«Andiamo Jas, alzati, non vorrai arrivare tardi già la prima settimana!»
Da sotto il fagotto arrivò una serie di sbuffi che suonò un po' come un “sai cosa me ne importa”.
Finalmente, dopo qualche minuto, mentre Margaret era in bagno a lavarsi e Frannie era impegnata a far roteare la spilla da Prefetto nella stanza cercando di centrare il cestino, Jasmine uscì dal letto tra mille sbadigli e iniziò a prepararsi.
Quando tutte e tre furono pronte uscirono di fretta dal dormitorio dirette verso la Sala Grande. Attraversando i sotterranei videro Edmund vicino alla finestra sul lago, chino su una scacchiera davanti a un Blaise Zabini meditabondo. Sentendole entrare alzò la testa dalla partita proprio mentre la torre nera dell'altro era intenta ad abbattere il suo cavallo bianco. I riflessi verdastri del lago nero gli illuminavano il volto disteso.
«Ah, eccovi!» esclamò alzandosi e lisciandosi i pantaloni della divisa,
«Vi stavo aspettando!»
«Ehi! Non abbiamo finito la partita!» grugnì infastidito l'altro.
Edmund si girò distrattamente verso l'avversario, alzando un sopracciglio.
«Tu dici? Scacco matto»
L'alfiere bianco avanzò di mezza scacchiera e senza ostacoli raggiunse il re nero, tagliandogli la testa.
«Cosa...? Come...?»
«Ti preoccupi troppo del cavallo, Zabini. Esistono anche le altre pedine, lo sai vero?»
Raggiunse ridendo le ragazze, Jasmine gli batté una mano sulla spalla, il ragazzo dietro di loro era rimasto senza parole.
«Grande Ed! Hai visto la sua faccia?» chiese Frannie ridendo e tenendosi la pancia con le mani.
«Dici che si arrenderà mai?» chiese Margaret con un sorriso.
«Dopo quante, duecento sconfitte consecutive? No, ormai ho smesso di sperarci!» rispose il ragazzo sorridendo con sguardo vispo un attimo prima di entrare nella Sala Grande per la colazione.
La sala era ancora quasi vuota, al tavolo dei Grifondoro un ragazzo si sbracciò per salutarli.
«Ciao Fred!» esclamò Frannie avvicinandosi.
«Pronto per la lezione?»
«Io sono nato pronto, tesoro.» rispose facendo l'occhiolino.
Margaret dietro di loro alzò gli occhi al cielo, e Jasmine le mise una mano sulla spalla.
«Dov'è George?» chiese Edmund aggrottando la fronte. Raramente i gemelli si vedevano separati.
«Oh, nulla di che, è andato a confrontarsi con Thomas per la compilation di questo sabato. Qualcuno si è lamentato perché l'anno scorso non abbiamo messo neanche una canzone babbana.»
Il ragazzo sospirò sonoramente.
«Oh, in questo caso se vuoi posso aiutarti anch'io!» intervenne Margaret in tono gentile, entusiasta.
Weasley la guardò dubbioso.
«Perché? Tu saresti...?»
Lei aggrottò la fronte.
«Sono Nata Babbana, non lo sapevi?!» rispose guardandolo incerta. Benché non fosse esattamente considerabile un vanto a Hogwarts, la ragazza non mancava mai di specificarlo con un certo orgoglio, quando richiesto.
Vedendo l'espressione stupita dell'altro, Edmund si affrettò ad aggiungere in tono scherzoso ma sottilmente amaro,
«Ne abbiamo anche tra i Serpeverde, sai? Non siamo alieni, siamo maghi come tutti gli altri!»
«No no, certo, io non intendevo... non ci avevo mai pensato, ecco.»
I ragazzi vennero distratti dalla porta che si aprì, George Weasley entrò trafelato insieme a Dean Thomas e a Seamus Finnigan. I tre ridevano e si prendevano amichevolmente a gomitate, sembrava che George avesse appena fatto una battuta.
Jasmine si fermò al tavolo dei Grifondoro a salutare Aladdin, mentre gli altri si sedettero a quello della loro Casa scambiandosi uno sguardo complice. Iniziarono ad addentare il pan di spagna, Edmund si versò del succo di zucca nel bicchiere.
«Abbiamo il pomeriggio libero, non è fantastico?»
Esclamò Margaret mentre infilava due frittelle in un tovagliolo e lo chiudeva con attenzione.
«Che diavolo fai?» le chiese Edmund con un mezzo sorriso.
«È per Laetitia, così almeno oggi non arriverà in ritardo!»
Lui sorrise scuotendo la testa.
«Buona idea, Mag! Perché non ci abbiamo pensato prima?»
Frannie era rimasta assolutamente estranea al discorso. Stava fissando il tavolo dei Tassorosso, pensierosa.
Un ragazzo alto, dagli occhi chiari e un accenno di barba color caramello, stava mangiando una torta paradiso mentre parlava distrattamente con Cedric Diggory. Aveva l'aria assonnata ma era abbastanza sereno. La ragazza si sentì scuotere per il braccio.
«Ehi... ehi! Terra chiama Frannie! Ma ci stai ascoltando?»
Mag la rimproverò lanciandole uno sguardo severo, pur senza riuscire a trattenere un sorriso.
«Oh, scusate. Stavo pensando.»
«Ah, ora si chiama “pensare”, quello?» chiese Edmund ridendo a bassa voce «Quand'è che gli chiederai di uscire?»
Lei sospirò e si strinse nelle spalle.
«Non so, lui è... è diverso.»
«Ti capisco.»
Sussurrò Margaret mentre un ragazzo Grifondoro entrava nella sala. La ragazza lo guardò andare verso il suo tavolo e sedersi mentre si sistemava i capelli castani con le dita. Philip sorrise a Peter Pevensie, nel tavolo vicino, e si riempì il piatto di frittelle. Il sorriso del ragazzo era davvero spontaneo e contagioso, sembrava rallegrare tutto il tavolo… ma non Margaret.
«Sì, ti capisco bene.»
Sospirò la ragazza.
Le due ragazze fissarono il piatto senza dire più nulla.
«Ok, ok, adesso basta.»
Esclamò Edmund contrito, alzandosi in piedi.
«Non vi permetto di iniziare così la giornata! Animo, oggi dobbiamo testare il nuovo professore, per non parlare del pomeriggio libero! Non c'è niente per cui dovremmo essere tristi stamattina.»
Frannie si morse il labbro.
«Sì Ed, hai ragione, scusami.»
La ragazza scosse la testa scacciando i cattivi pensieri e sorrise all'amico, seguita a ruota da Margaret.
Dopo aver concluso la colazione con calma e aver sfogliato la Gazzetta del Profeta – Edmund era abbonato da un paio d’anni – Jasmine li raggiunse al tavolo e i ragazzi decisero di avviarsi verso la lezione.
Mentre attraversavano la sala, una ragazza Corvonero fece il suo ingresso trafelato e per poco non andò a sbattere contro Margaret, che sgranò gli occhi colpita.
«Laetitia, eccoti finalmente! Che fine avevi fatto?»
«Oh, scusate ragazzi, le scale non volevano proprio portarmi a colazione oggi! Hanno continuato a cambiare tutto il tempo.»
La ragazza si morse le labbra pulendosi le lenti degli occhiali con la manica,
«Andate già via?»
«Ehm, Laets, la lezione inizia tra dieci minuti.»
Commentò Frannie guardandola incerta.
«Oh cavolo, di già? Speriamo siano rimaste delle frittelle.»
Mag alzò gli occhi al cielo e le porse un fagottino.
«Ma cosa...?»
Lo aprì e spalancò gli occhi davanti alle frittelle ancora calde.
«E non dire che non ti penso mai!» aggiunse ridendo la Serpeverde.
«Grazie Mag, sei la migliore!» esclamò stringendola in un abbraccio, poi continuò.
«Che lezione abbiamo di bello?»
«Non hai ancora ritirato gli orari?» chiese Frannie incredula.
«Ehm, non ho avuto tempo...» rispose la ragazza facendo gli occhi dolci.
«Noi che dovremmo dire allora? Ce li siamo fatti consegnare da Piton! Almeno tu puoi andare da Vitious quando ti va!» rispose Edmund alzando gli occhi al cielo.
A quelle parole Margaret divertita tentò di appiattirsi i capelli, raddrizzò la schiena e fece un'espressione di disgusto. Si schiarì la voce, gli altri quattro la guardarono perplessi.
«Ecco. I vostri orari.» disse, scimmiottando il professore alla perfezione. Si voltò verso gli amici replicando la conversazione della sera prima.
«E... Pevensie? Firwood? Congratulazioni per la carica.»
I quattro amici si piegarono in due delle risate, Jasmine lanciò uno sguardo verso il tavolo dei professori. Il professor Piton li osservava dall’altra parte della stanza.
«Per la barba di Merlino Mag, sei identica!» esclamò Jasmine tra una risata e l'altra.
Mentre Laetitia masticava con gusto le sue frittelle tra un “cavolo, grazie Mag” e l'altro, il gruppetto si avviò verso l'aula di difesa contro le arti oscure.
Frannie si scurì improvvisamente in volto.
«Ehi Fran, cosa ti prende?» chiese Edmund preoccupato, avvicinandosi all'amica.
«Niente Ed, pensavo solo... Draco non si è visto a colazione, oggi. Non è strano?»
«Strano?» chiese Laetitia sorridendo,
«È una gran fortuna, per noi almeno. Probabilmente starà spaventando qualche Tassorosso del primo anno.»
«Sì, probabile.»
Concordò Margaret annuendo.
«Oh, come siete esagerate voi due.»
Commentò Frannie, sospirando.
«Esagerate noi due?» rise l'altra,
«Esagerato lui semmai, nell'essere un emerito...»
«Ok, ok, non ci scaldiamo, stiamo andando a lezione, ricordate?» disse Jasmine tenendo Laetitia per la mano, per tranquillizzarla.
“Sarà un lungo anno.” pensò Edmund, aprendo la porta dell'aula.
C’era già un nutrito gruppo di ragazzi del quinto anno, appartenenti a tutte le Case. Persino Tony, con le braccia conserte, attendeva in aula in mezzo a un gruppo di Tassorosso. Frannie arrossì. In fondo alla sala, un mobile era coperto da un pesante panno nero. Fred e George si avvicinarono ai nuovi arrivati separandosi dal gruppo di Angelina Johnson. Li salutarono calorosamente. Dopo qualche minuto Aladdin entrò nella stanza e si unì a loro.
«Margaret! Mag!»
La ragazza si voltò appena in tempo e una giovane Tassorosso alta, dai capelli biondi e lunghi sino ai fianchi la abbracciò forte.
«Aurora! Sono contenta di vederti!»
Lei sorrise, era molto bella. Edmund guardò nella loro direzione arrossendo vistosamente. Anche Fred e George sembrarono colpiti.
«Anche io, davvero tanto! Un peccato che non ci siamo viste sul treno!»
«Già! Ti ho cercato con lo sguardo, ma non c'eri! Dimmi, come stai? Come sono andate le vacanze?»
Prima che la ragazza potesse rispondere, la porta si aprì di nuovo.
Un uomo sulla trentina, alto e pallido, dai capelli color sabbia, fece il suo ingresso nella stanza. L'espressione gioviale che aveva in viso faceva a pugni con l'aspetto debole e malato e con l'orrenda cicatrice che gli attraversava il volto.
Nell'aula calò il silenzio. I ragazzi si guardarono stupiti.
Avevano già visto il professore in Sala Grande, ma da lontano non erano minimamente riusciti a cogliere questi particolari straordinari.
Gli studenti si guardarono sbigottiti, Frannie strinse il braccio a Margaret e mormorò
«È... bellissimo.»
«Non esattamente la parola che userei per descriverlo.»
Rispose Jasmine a bassa voce ghignando, ed Edmund le diede una gomitata divertito.
L'amica la ignorò e prese Mag per il braccio.
«Andiamo in prima fila, presto!»
Avanzò, spingendo gli altri studenti da parte.
Gli amici le seguirono a ruota, arrancando.
Quando gli studenti si furono sistemati, l'uomo allargò il sorriso.
«Piacere, ragazzi. Il mio nome è Remus John Lupin, e per quest'anno sarò il vostro professore di Difesa contro le Arti Oscure. Questa è la mia prima esperienza nell'insegnamento, quindi vi chiedo scusa se mai vi farò sentire a disagio e il favore di correggermi qualora questo accada.»
Il sorriso dell'uomo era dolce e rassicurante. Si sfregò le mani compiaciuto.
«Ma bando alle ciance, per oggi ho pensato per voi qualcosa di divertente per cominciare.»
Si girò verso il mobile misterioso, e con un cenno della bacchetta fece cadere il panno sul pavimento. Si rivelò essere un armadio a due ante piuttosto malconcio. Tremava terribilmente, come se qualcosa spingesse dall'interno per uscire.
«Qualcuno sa cosa potrebbe esserci qui dentro?»
Margaret alzò la mano, svelta.
«Sì signorina...?»
«Rosander, signore. Un molliccio, può darsi?»
«Benissimo, signorina Rosander, un molliccio! Cinque punti a Serpeverde!»
Frannie le diede una pacca sulla spalla e i Serpeverde esultarono con non troppa discrezione.
«E mi sa dire, signorina, che forma ha un molliccio?»
«Nessuno lo sa…»
Continuò Mag,
«Prende la forma delle più grandi paure di chi gli si trova davanti.»
«Eccellente. Altri cinque punti!»
La ragazza guardò gli amici soddisfatta, e loro ricambiarono fieri lo sguardo.
Dopo una breve lezione teorica sui mollicci e la loro scoperta che gli alunni rapiti segnarono diligentemente sulle pergamene, e dopo una breve spiegazione sul comportamento da tenere davanti a un molliccio, il professore ghignò in modo preoccupante.
«Chi vuole provare?»
Dopo un momento di realizzazione, tutte le mani si alzarono insieme, meno quella di qualche Tassorosso.
«Ok, ok, ho capito, andiamo per banchi, direi.»
Ridacchiò l'uomo compiaciuto.
«Hai visto?»
Borbottò Frannie al compagno accanto a lei,
«Ho fatto bene a farci mettere al primo banco!»
Edmund le sorrise convinto e annuì. In prima fila, sui quattro banchi, Edmund e Frannie, Mag e Laetitia, Jasmine e Aladdin e Fred e George sorrisero sornioni attendendo il loro turno.
«Prego, ragazzo!»
Chiamò il professore con un ampio gesto della mano.
«Con chi ho l'onore di parlare?»
«Edmund Pevensie, signore.»
Rispose educato, alzandosi e andando verso il docente, di fronte all'armadio.
«Bene signor Pevensie, è pronto? Ricorda l'incantesimo?»
Il ragazzo annuì con sguardo intenso e un sorriso incerto. Puntò la bacchetta verso il mobile, e il professore aprì l'anta lentamente.
Dall'armadio spuntò una donna, bellissima. La pelle candida, i capelli biondi e lunghi, gli occhi di ghiaccio e uno stupendo abito bianco. Il suo ghigno però era da squalo. Metteva letteralmente i brividi. Nella stanza tutti sussultarono all’unisono.
«Ciao Edmund. Da un po' che non ci si vede.»
Mag e Frannie si scambiarono uno sguardo perplesso, Edmund boccheggiò, sentendosi la gola secca.
Il professore osservò la scena con attenzione.
Il ragazzo chiuse gli occhi e strinse la bacchetta liscia di legno scuro dritta davanti a sé. Il tempo parve fermarsi e un gelo penetrante iniziò a diffondersi per l'aula. Edmund tremò, poi il suo sguardo si illuminò. Deglutì.
«Riddikulus.»
Disse, con voce ferma.
L'istante dopo la donna portava gli abiti di Babbo Natale, persino la barba. Tentò di coprirsi in evidente imbarazzo, il sorriso maligno sparito dal suo volto perfetto.
La classe rise sonoramente.
«Perfetto, grandioso!»
Commentò il professore sogghignando, spedendo il mostro di nuovo nell'armadio.
«Prego, venga pure signorina.»
Mentre Ed tornava a posto Frannie si alzò, incontrandosi a metà strada si batterono un cinque in modo discreto.
«Firwood.»
Si presentò lei, con un largo sorriso. Il professore ricambiò, caloroso.
Quando l'anta si aprì, una culla di ospedale scivolò dall'armadio, su quattro rotelline. Al suo interno un neonato piangeva in modo assordante. Aveva il volto deformato dagli strilli, e la pelle sottile, quasi trasparente. La ragazza sussultò e smise di respirare, la bacchetta le cadde di mano. Lei restò immobile, sconvolta. Guardò suo fratello un'ultima volta. Suo fratello, quando ancora era con lei. Quando ancora era vivo.
Il professore fece per mettersi tra loro e rispedire indietro il mostro ma lei scosse la testa riprendendosi e gli fece cenno di stare fermo.
«No, aspetti!»
Esclamò, facendo un respiro profondo.
Puntò due dita della mano destra verso il molliccio e disse:
«Riddikulus.»
In tono gelido.
Istantaneamente il pianto cessò e un elfo domestico vestito da neonato dall'aria spaesata si sporse dalla culla. I ragazzi risero, mentre il professore la guardò perplesso.
«Accio.»
La bacchetta volò dal pavimento nella mano ferma della ragazza, che sorrise.
«Scusami, ma cosa…»
Chiese il professor Lupin stupito, sbattendo nervosamente le palpebre.
«Oh, mi scusi, non intendevo infrangere le regole. È solo che, sa, a Uagadou non usano le bacchette. Sono abituata così. Sono stata lì per un semestre l'anno scorso, e mi sto ancora riabituando alla bacchetta.»
«Oh no no, figuriamoci, va benissimo. Ha funzionato, quindi va bene, ci mancherebbe»
Rispose il professore scuotendo la testa e ributtando il molliccio nell'armadio. Lei gli sorrise imbarazzata. Margaret si alzò mentre Frannie tornava al suo banco, le ragazze si strinsero brevemente la mano, in segno di conforto, nessuno parve accorgersene.
«Forte.»
Commentò Edmund, quando la ragazza si sedette al suo posto.
«È tutto ok?»
Aggiunse, guardandola preoccupato.
«Sì Ed, sto bene, stai tranquillo.»
I due si voltarono per guardare l'amica, che non ebbe bisogno di presentazioni.
L'anta si aprì, simultaneamente tutte le luci nella stanza si spensero e le finestre si oscurarono. L’aula era piombata nel buio più totale. Dall'armadio spuntarono un paio di occhi rossi e luminosi che si avvicinarono alla ragazza minacciosi. La cosa stava avanzando lentamente ed emise un gorgoglio grottesco, spaventoso. Nessuno riuscì a capire bene cosa potesse essere, ma era orribile lo stesso, e Margaret era genuinamente terrorizzata.
Lei respirò affannosamente per qualche secondo.
“Forza Mag, puoi farcela.”
Pensò tra sé e sé, decidendosi a lanciare l'incantesimo. Cercò di farsi forza e sollevò con fatica la bacchetta. Sembrava che una forza oscura e invisibile lottasse contro di lei per immobilizzarla. Rifletté un attimo sul da farsi e si affrettò a dire:
«Riddikulus!»
Di colpo i due occhi rossi fluttuanti diventarono una luce stroboscopica che illuminò la stanza buia come una discoteca mentre una canzone pop babbana si diffuse per la stanza al posto dell'orribile suono.
Fred e George si alzarono da loro posto e si misero a ballare scatenati, seguiti da Frannie e un Edmund che venne tirato su controvoglia da quest'ultima.
Due ragazze Tassorosso e un ragazzo Grifondoro li imitarono ballando divertiti, e quando persino il professore si mise a battere il tempo col piede, la classe esplose in una risata liberatoria e l'uomo soddisfatto chiuse il molliccio nel suo armadio.
La stanza venne inondata nuovamente dalla luce.
«Molto carino Rosander, davvero, molto carino!»
«Grazie signore!»
Rispose timidamente la ragazza, sorridendo mentre tornava al suo banco. Guardò felice gli amici e loro le sorrisero incoraggianti, Fred alzò un pollice verso di lei in segno di approvazione. Laetitia si alzò con espressione fiduciosa.
«Laetitia Oaks.»
Disse, guardando dubbiosa verso il mobile.
Quando si aprì, quel che ne uscì fuori non era altri che la professoressa McGranitt.
Qualche studente iniziò a ridacchiare, il professore invece la guardò rassicurante e le fece un cenno amichevole.
«Signorina Oaks.»
Disse, in tono freddo e distaccato,
«Non è passata neanche in una disciplina ai GUFO. Quest'anno è stato un completo fallimento per lei.»
La ragazza spalancò gli occhi e boccheggiò.
«Temo proprio che dovrà ripeterlo, anche se in ogni caso le consiglio di rinunciare alla sua carriera da insegnante. Ormai è chiaro che non è affatto portata.»
Laetitia aveva un'aria abbattuta e ascoltò la professoressa sminuirla ancora per un po’. Quando ormai la classe stava pensando a tutt'altro, a eccezione dei suoi amici e del professore che invece guardavano con attenzione, un urlo scosse l'aula facendo sussultare tutti.
«Riddikulus!»
La ragazza scagliò l'incantesimo con rabbia ed esasperazione.
Il volto della professoressa diventò color turchese e i suoi capelli rosa gomma da masticare. I vestiti, dalle scarpe al cappello, presero una tinta giallo canarino e tutti, professor Lupin compreso, ridacchiano godendosi lo spettacolo.
Mentre il molliccio si chiudeva nuovamente dentro il mobile, l'uomo borbottò quasi impercettibilmente:
«Per la barba di Merlino, spero di non finire mai come molliccio di uno studente.»
La ragazza tornò al suo posto e si sistemò gli occhiali sul naso.
«Cielo Laets,»
Sussurrò Margaret appena l'amica le si sedette accanto,
«Andrai benissimo nei GUFO, non preoccuparti! Siamo appena all'inizio dell'anno! E tu sei fortissima. Gli studenti ti adoreranno.»
Lei sospirò abbandonandosi sullo schienale.
«Lo so, lo so.»
Intanto Jasmine si era alzata con un sorriso, elegante come sempre. Sorrise maliziosa ad Aladdin che la guardò estasiato.  Neanche tentava di nascondere quanto fosse cotto, o se tentava era davvero troppo scarso per farlo. Edmund si mise a ridere a guardarlo, e diede una gomitata a Frannie indicandolo. La ragazza rise con lui, tentando di non farsi notare.
«Vai, Jas!»
Sussurrò Margaret in modo che solo la ragazza e gli altri in prima fila sentissero.
Quando il molliccio uscì fuori dall'armadio, un vecchio mago vestito in modo esotico e dallo sguardo penetrante si avvicinò alla ragazza e le accarezzò il viso. Aladdin si irrigidì sul banco e sbuffò rumorosamente.
“Dev'essere Jafar” pensò Margaret fissandolo con disprezzo.
Il mago la guardò in maniera strana, con una luce inquietante negli occhi, le passò una mano tra i capelli e la ragazza chiuse gli occhi mordendosi il labbro. L'uomo disse qualcosa a Jasmine in una lingua che gli altri non riuscirono a decifrare. A quelle parole Aladdin faticò visibilmente a trattenersi dall'alzarsi e lanciargli una fattura orcovolante sul ghigno viscido. Aveva i pugni chiusi e respirava affannosamente. La ragazza in quel momento spalancò la bocca e arretrò di un passo, lanciandogli il classico sguardo di Jasmine sto-per-darti-il-benservito.
«Riddikulus!»
I vestiti del mago diventarono istantaneamente un tutù da ballerina, parecchio striminzito e color rosa confetto. La classe intera scoppiò a ridere, Fred e George particolarmente, piegati in due dalle risate. Persino Aladdin, un concentrato di veleno sino all'attimo precedente, si distese in una sonora risata.
Mentre il vecchio mago tentava goffamente di abbassarsi il tutù con le mani per coprire le parti sensibili, venne scacciato dentro l'armadio. Il professore guardò Jasmine con preoccupazione, promettendosi di tenerla d’occhio. Quello che aveva appena visto non gli era piaciuto per niente, temeva che l'uomo di cui aveva appena visto le sembianze potesse aver fatto davvero male alla ragazza.
Aladdin si alzò, ma prima di farlo spinse indietro la sedia di Jasmine per farla accomodare, come un cavaliere.
Lei sedendosi gli sorrise e lo ringraziò sottovoce, il ragazzo diventò rosso come un peperone.
Andò di fronte all’armadio con le gambe molli, e Lupin sorridendo con un'aria di chi ha capito la situazione aprì le ante facendogli discretamente l'occhiolino.
Il ragazzo deglutì e strinse la bacchetta nella mano. Un bambino malnutrito uscì piano dall'armadio, reggendosi a stento in piedi. Vestiva portando solo dei pantaloncini di cotone bianco, gli si potevano contare le costole sin dal fondo dell'aula.
Il povero Grifondoro si portò le mani alla bocca.
«أنت، علاالدين؟»
«No, no...»
Sussurrò scuotendo la testa lentamente.
«Ho fame. Perché sei andato via? Chi ci difenderà adesso?»
Aladdin ansimò e volse la bacchetta chiara verso il fanciullo.
«Ri... riddikulus.»
Non successe nulla.
«Forza, Al. Siamo con te.»
Sussurrò Jasmine dal posto, guardandolo con occhi ardenti. Il ragazzo emise un gemito e chiuse gli occhi. Respirò. Li aprì nuovamente.
«Riddikulus.»
Disse piano.
Quando il bimbo si tramutò in una scimmietta con un cappellino buffo, il ragazzo lasciò andare un lungo respiro liberatorio. La classe ridacchiava ancora mentre lui tornava al suo posto. Non appena sedette, Jasmine gli diede un bacio a schiocco sulla guancia.
«Sei stato bravissimo.»
Lui, ormai pallido, riprese di colpo tutto il colore.
«Oh, beh, grazie, eheh.»
Ridacchiò imbarazzato grattandosi la testa nervosamente.
George Weasley (o Fred Weasley, chi può dirlo?) si alzò dal posto e camminò baldanzoso verso il professore e il suo prezioso armadio.
Quando le ante si aprirono, l'esatta copia del ragazzo, divisa Grifondoro compresa, stramazzò al suolo senza vita. La classe intera sussultò; Aurora, la studentessa Tassorosso, si coprì gli occhi con le mani. Frannie strinse la gamba di Edmund sotto il banco, e il ragazzo trattenne il respiro. Laetitia e Margaret si guardarono terrorizzate, mentre Aladdin e Jasmine si strinsero la mano per farsi forza a vicenda. Fred, rimasto al banco, guardò la scena in silenzio e immobile, pallido come un cencio. Nella classe non volava una mosca.
George, in piedi, fissò il cadavere davanti a lui senza dire una parola, la bacchetta ancora nella tasca. Il corpo riverso a terra aveva i vestiti coperti di sangue e sporco, l'ombra di una risata ancora impressa sul suo viso. Gli occhi vitrei fissavano il soffitto, il braccio destro in una posizione assurdamente scomposta dietro la schiena.
Il professor Lupin intervenne immediatamente. Con fermezza ma in modo gentile prese per le spalle il ragazzo scioccato e lo spostò qualche passo più in là, parandosi protettivo davanti a lui. L'immagine del ragazzo storto a terra iniziò a deformarsi, finché nell’aula non apparve una luna piena, brillante, vicino al soffitto.
Margaret sgranò gli occhi e guardò Frannie con sguardo complice, l'uomo intanto con un
«Riddikulus.»
Ben mirato, trasformò il plenilunio in un palloncino sgonfio, lo sbatté nell'armadio e buttò con la bacchetta il panno sopra di esso.
«Ok, ok, direi che oggi possiamo fermarci qui. Il resto la prossima settimana.»
Un coro di
«Noooo!»
Si alzò per la stanza, ma il professore lo ignorò spudoratamente. Gli studenti cominciarono ad alzarsi e pian piano a lasciare l'aula, parlando meno del solito. Si sentì il grattare delle panche sul pavimento di pietra, e i ragazzi videro che Jasmine e Aladdin si stavano allontanando insieme, con le mani che si sfioravano. Edmund, Frannie, Margaret e Laetitia guardarono Fred e George seduti al loro banco. I due non accennavano a muoversi.
«Dite che dovremmo aspettarli?» chiese Margaret in pensiero.
«Secondo me è meglio lasciarli da soli.» rispose Edmund freddamente.
«Concordo.» aggiunse Frannie, avviandosi verso la porta,
«Lasciamoli stare. Credo che abbiano bisogno di un po' di tempo.»
Mentre i ragazzi lasciavano l'aula, il professore si avvicinò accorto all'unico banco non ancora vuoto, una tavoletta di cioccolato tra le mani e un sorriso preoccupato sul viso sfigurato.
«George Weasley... non lo facevo così… così…» disse Laetitia una volta allontanati a sufficienza dall'aula.
«Così come?» chiese Edmund alzando un sopracciglio.
«Non credevo avesse tanta paura di morire.»
Gli altri tre si guardarono, capendosi a vicenda.
«Non credo che George Weasley abbia paura di morire Laets... tutt'altro.» commentò Frannie a denti stretti.
«Firwood! Ehi, Firwood!»
La voce familiare la fece sussultare. Il gruppo di amici si voltò come un sol uomo, già sapendo chi era a parlare.
«McMartian, ciao.» rispose la ragazza, sorridendo.
«Fica la cosa che hai fatto prima, senza bacchetta.»
«Uhm, grazie, non è niente di speciale in realtà. Più facile di quello che sembra.»                                     
«Magari potresti insegnarmi. In questi giorni. Se ti va.»
«Certo!» rispose lei, annuendo con un largo sorriso e toccandosi nervosa i capelli.»                                                «Allora… ci vediamo in giro?»
«Ci vediamo in giro.»
Quando il ragazzo se ne fu andato, lei buttò fuori l'aria come se fosse stata in apnea.
«Wow wow wow!» esclamò Laetitia, dandole una gomitata complice.
«Abbiamo fatto colpo, eh?» continuò Edmund ridendo.
«Oh, piantatela voi due. Non è nulla.» rispose la ragazza, coprendosi il volto con le mani. In genere tendeva a essere molto spavalda quando si approcciava agli altri, ma c’era qualcosa nel giovane Tassorosso che la bloccava ogni singola volta.   
«Su Frannie, respira.»
Le disse Margaret, prendendole il braccio.
«E andiamo ora, o faremo tardi!»
Dopo quella lezione emotivamente stressante avrebbero avuto due ore di Pozioni. Laetitia sospirò sconsolata. L'idea del pomeriggio libero non era mai stata così allettante.
«Si ricomincia.»
Mormorò Edmund, imboccando la scalinata che portava ai sotterranei.

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