L’indomani i musi lunghi della sera prima si erano già dissolti. Edmund aspettò le ragazze in Sala Comune e insieme andarono a fare colazione già pronti per uscire, con i mantelli pesanti. Jasmine continuava a lanciare sguardi nervosi verso il tavolo dei Grifondoro. Aladdin non c’era; Mag guardò verso il tavolo e vide Harry Potter che ascoltava Ron con l’aria piuttosto triste. Si chiese come mai in una giornata simile potesse essere così giù di tono, ma poi capì: Ron e Hermione si alzarono per andare verso il cortile (i ragazzi del terzo anno dovevano trovarsi un quarto d’ora prima per consegnare le autorizzazioni dei genitori), ma Harry rimase fermo dov’era.
- Chissà come mai Potter non va.
Disse quando si alzarono tutti e passarono davanti al tavolo dei Grifondoro.
- Sarà per Black… Pare che sia stato avvistato in un villaggio vicino a Hogsmeade.
Disse Ed, che leggeva sempre il Profeta.
I ragazzi del quinto anno si erano ammassati nel cortile. Quando arrivò il gruppo Serpeverde c’erano già i gemelli Weasley, Lee Jordan e le coetanee che chiacchieravano con alcuni Tassorosso. Poco più in là Philip abbracciava Aurora da dietro e ascoltava la sua ragazza che chiacchierava con un’amica. Mag rimase incantata dalla bellezza che i due emanavano. In quel momento, mentre non riusciva a distogliere lo sguardo, capì che era giusto così, che Philip sarebbe stato felice solo con Aurora. Fran era troppo occupata a controllare che non ci fosse Oliver per accorgersi di quello che stava succedendo nella mente dell’amica. Anche Jasmine si guardava intorno: Aladdin non era nemmeno lì. Era tentata di tornarsene nella Sala Comune, tanto era affranta. L’unico che notò l’espressione di Mag fu Edmund, ma non le disse nulla e ringraziò il cielo quando Laetita e Susan corsero nella loro direzione per salutarli, trascinando con loro un’amica Corvonero che i ragazzi conoscevano molto poco.
I due gruppi avevano fatto programmi diversi e incompatibili, quindi decisero che era meglio separarsi, anche se avrebbero fatto la strada insieme. Partirono quando Gazza disse loro che potevano andare. Erano rimasti ultimi, quindi dovettero sorbirsi tutte le raccomandazioni del custode che vietava qualsiasi aggeggio che potesse arrecare disturbo alla quiete del castello.
- …Anzi, non andate affatto da Zonko!
Urlò alla fine.
- Certo, certo!
Fran si allontanò ridendo. Non c’era neanche bisogno di incrociare le dita per una promessa falsa del genere.
Erano quasi a metà strada quando udirono una voce chiamare Jasmine. Si voltarono tutti e videro un imbarazzatissimo Aladdin correre verso di loro. Jasmine lo aveva udito per prima e si era fermata a qualche passo dagli amici.
- Lo aspetto io, voi andate pure! Ci vediamo là!
Disse cercando di celare l’imbarazzo. 
I ragazzi alzarono le spalle, salutarono e continuarono a camminare. Aladdin era lontano una cinquantina di metri e riprese a correre verso la ragazza dai capelli corvini. Quando la raggiunse portò una mano dietro la spalla, imbarazzato.
- Non sapevo se venire fino all’ultimo…
Disse muovendo gli ultimi passi verso di lei.
- Non ti ho visto in Sala Grande, infatti!
Rispose lei rimanendo ferma e aspettando che il gruppo di amici si allontanasse ancora di più.
- Sì, non ho neanche fatto colazione in realtà.
Rispose evasivo il ragazzo, pentendosi di quel che aveva detto non appena la ragazza gli propose di andare a fare insieme colazione da Mielandia. 
- Ehm… Ne faccio anche a meno, tranquilla! Perché non facciamo una passeggiata?
Le disse senza guardarla negli occhi.
Il ragazzo aveva l’aria sbattuta, ma Jasmine capì qual era il problema: non aveva soldi per pagarsi la colazione e qualsiasi altra cosa. Decise che lo avrebbe assecondato, ma poi avrebbe trovato il modo per comprargli qualcosa ma senza farlo capire, altrimenti si sarebbero sentito umiliato.
Passeggiarono per la via principale discutendo sul dove andare. Aladdin aveva una gran voglia di prenderle la mano – e magari anche di baciarla – ma non riusciva a prendere coraggio. Era così impegnato a impedirsi di fare cose stupide che quasi non l’ascoltava nemmeno. Jasmine era incantata da quel posto, così diverso dall’Arabia, così nuovo, che dopo quasi cinque anni girava ancora con gli occhi sbarrati dallo stupore. Lui la osservava e non poteva fare a meno di pensare quanto fosse bella.
- Sai, ho proprio voglia di una girella alla cannella, mi accompagni da Mielandia?
Gli chiese vedendo il negozio far capolino in fondo alla strada.
- Certo, andiamo!
Rispose il ragazzo lievemente imbarazzato.
I due entrarono e videro che c’erano molti studenti che avevano già iniziato a ingozzarsi di caramelle.
- Guarda quello dietro di me!
Disse Aladdin mettendosi davanti alla ragazza, la quale si sporse e vide dietro la spalla del ragazzo un ragazzino del terzo anno, un Tassorosso, mettere in bocca un boccone troppo grande di cheesecake e iniziare a tossire. Fortunatamente una pacca sulla schiena da parte di un suo amico lo fece riprendere.
Jasmine scoppiò a ridere e per tenersi mise una mano sul torso del ragazzo. Quando i loro sguardi s’intrecciarono, Jasmine fu la prima ad allontanarsi. Prese una ciocca di capelli fra le mani e se la lisciò.
- Prendo queste!
Disse allegramente Jasmine quando arrivò al banco dei dolci.
- Ne prendi due? Ti ho detto che io non la voglio!
Chiese Aladdin sbarrando gli occhi e cercando di non essere scortese.
- Beh, una adesso e una dopo, sono buonissime!
Disse la ragazza alzando le spalle e cercando qualche spicciolo nella tasca. Aladdin alzò le spalle e dopo che la ragazza ebbe pagato le aprì la porta per farla uscire.
Decisero di andare a fare un giro da Zonko. Fortunatamente il gruppo degli amici di Jasmine era andato da un’altra parte, così rimasero da soli per tutto il tempo. Jasmine aveva intenzione di comprare una gran quantità di vermi gommosi da mettere nei letti delle sue migliori amiche quella sera, così trascinò il ragazzo anche se non era molto felice di entrare nel negozio e continuava a ripetere che avrebbe preferito farsi una passeggiata verso la Stamberga Strillante.
- Dopo ci andiamo, giuro!
Disse la ragazza spingendolo dentro al negozio. Stare con lui la faceva diventare allegra, serena, spontanea.
Alla fine non prese solo i vermi, ma anche un paio di Tazze da Tè Mordinaso, mentre Al guardava malinconicamente tutti gli articoli esposti.
- Questa farà venire a Mag un infarto.
Gli disse sventolando davanti al naso del ragazzo una di quelle tazze che mostrò i denti e cercò di mordere anche lui, che finalmente scoppiò a ridere e si tranquillizzò.
Quando fu il momento di pagare sorse un grave problema. Jasmine guardò nella borsa e ne riemerse pallidissima.
- Oh no non ci credo!
Disse a bassa voce, ma il ragazzo, che teneva in mano per lei gli oggetti e guardava con noncuranza una serie di pozioni colorate molto invitanti, la sentì e le chiese che problema ci fosse.
- …Ho dimenticato al dormitorio il borsellino…
Disse la ragazza rovistando nella borsa e trovando qualche zellino, decisamente non abbastanza per comprare un solo articolo. In tasca trovò solo il resto delle due girelle: ben tre zellini.
- Devo rimettere tutto giù, non riuscirei ad appellare i soldi da qui…
Disse la ragazza andando verso il ragazzo per farsi consegnare i vermi. Lui esitò a darglieli.
- Jas io… Mi spiace, vorrei poterteli pagare io ma…
Farfugliò a disagio il ragazzo. Non voleva dirle che nelle sue tasche non c’era neanche mezzo zellino, ma al tempo stesso si sentiva in dovere di farlo.
- Ma no, figurati, non te lo permetterei!
Rispose lei ponderando bene le parole “Non te lo permetto” ripeté facendo finta di dare per scontato che il ragazzo ne aveva di soldi. Rimasero a guardare il pavimento per qualche istante, poi Jas si mosse di nuovo verso di lui, che ancora una volta non le permise di riprendere gli oggetti.
- Che vorresti fare?
Chiese incerta la ragazza soffocando una risata nervosa.
Il ragazzo tirò fuori la bacchetta con fare misterioso e iniziò a guardarsi le spalle. C’era una ressa di gente non indifferente, avrebbe aiutato molto.
- Ho avuto un’idea. Tu mettili in borsa, io Confondo il tizio all’uscita. Se facciamo in fretta non si accorgeranno di nulla.
Disse a bassa voce.
- Al, non so se…
Disse la ragazza sbarrando gli occhi, guardando a destra e sinistra e poi il ragazzo. Non si chiese se era giusto o sbagliato, o cosa sarebbe successo se li avessero beccati – probabilmente avrebbero fatto perdere un centinaio di punti alla loro Casa, come minimo, Piton poi avrebbe fatto espellere Aladdin dandogli la colpa di tutto – questi pensieri ormai erano stati allontanati con le parole “se ci prendono”. Quel che le premeva sapere era un’altra cosa.
- Lo hai già fatto prima?
Chiese con un sorriso complice.
- Può darsi. Ti fidi di me?
Le rispose alzando le spalle.
Sul suo viso si distese un sorriso tranquillo, contagioso. Finalmente le porse quello che a breve sarebbe stato il loro bottino, stava a lei prenderlo.
Lei lo guardò di nuovo, forse lo vide davvero per la prima volta e in un attimo di follia pensò che se fossero usciti vivi da quella bravata avrebbe dovuto baciarlo.
- …Sì.
Prese gli oggetti e, guardandosi ancora alle spalle li mise nella borsetta. Aladdin puntò la bacchetta verso la borsa della ragazza, che non smetteva di guardarsi intorno e sussurrò “Protego”. La borsa si illuminò per un istante ma poi tornò arancione e azzurra come prima.
- Vado prima io. Aspetta che mi perquisisca, poi tu passerai senza farti perquisire. Io saprò cosa fare. L’incantesimo non terrà per molto, hanno dei mezzi apposta per evitare furti di questo genere.
Disse prendendola per mano e conducendola verso l’uscita. Il cuore della ragazza iniziò a battere fortissimo, temeva che sul suo viso si leggesse la paura e che l’avrebbero scoperta subito.
Aladdin andò verso l’uomo che si trovava all’uscita, il quale lo perquisì. Non trovò nulla, dal momento che il ragazzo non aveva niente con sé, così lo lasciò andare. In quel momento il giovane Grifondoro tirò fuori la bacchetta e sussurrò “Confundus”. Mentre Jasmine si dirigeva quasi tremante verso l’uomo, vide che l’espressione di questi si era notevolmente instupidita. Passò oltre trattenendo il fiato.
- Hey!
Disse la guardia guardandola incerto. A Jasmine si ghiacciò il sangue nelle vene. Lo guardò colpevole.
- Ma l’ha già controllata!
Esclamò Aladdin tendendole la mano. Lei si fidò per la seconda volta e la prese. Il mago balbettò qualcosa ma la lasciò passare. Quando si trovarono fuori fecero un respiro di sollievo. Furono accolti dalla fresca aria frizzante del mezzogiorno. Camminarono velocemente verso una stradina laterale. Erano passati pochissimi istanti quando una voce fece loro rizzare i capelli sulla nuca.
- VOI!
Urlò la guardia che si era svegliata dal torpore dell’incantesimo. Aladdin si guardò alle spalle e lo vide estrarre la bacchetta. Li avrebbe Schiantati? Avrebbe fatto apparire delle corde? Li avrebbe fatti cadere? Meglio non scoprirlo. Afferrò di nuovo Jasmine per la mano e urlò “CORRI!” la trascinò nella stradina. I due iniziarono a correre rischiando più volte di investire qualche ragazzo. Fortunatamente il gran numero di ragazzi che si era riversato per le strade bloccò quasi subito i tentativi del commesso di raggiungere i due ladruncoli.
Corsero a perdifiato per qualche minuto, allontanandosi il più possibile dal centro della città – da Zonko – e alla fine rallentarono con il fiatone, Jasmine teneva stretta la borsa con una mano e con l’altra si massaggiava un fianco.
- Ci è mancato poco!
Disse fra respiro e l’altro. Poi scoppiò a ridere, divertita come non mai.
Aladdin, che era impallidito parecchio, sia per lo spavento, sia per l’idea di averla messa seriamente in pericolo, aveva cercato di riprendere il fiato silenziosamente, guardandola intimorito dalla scenata che avrebbe potuto fargli. Quando la ragazza scoppiò a ridere iniziò a riprendere colore. La risata di Jasmine scaldava il cuore, forse perché di solito sorrideva tanto ma rideva poco, quindi la sua risata argentina era una novità, forse perché semplicemente era la donna della sua vita. Iniziò a sentire caldo e quando lei sollevò lo sguardo per guardarlo negli occhi, lui non riuscì più a trattenersi. L’attirò a sé prendendola per le spalle e la baciò, facendole sbarrare gli occhi pieni di lacrime per il gran ridere, ma poi anche lei li chiuse e si godette quel momento perfetto, portando a sua volta le braccia a cingergli le spalle e abbandonandosi a lui.
Quando si staccarono sembrava che il tempo si fosse fermato, ma allo stesso tempo fossero insieme da una vita. Jasmine sorrise radiosa e lo baciò di nuovo, poi lo abbracciò.
- Era da una vita che ti aspettavo.
Si strinse a lui.
- Anche io… Ma avevo troppa paura che non mi volessi a causa della mia…
Si bloccò. Fece per allontanarsi ma lei lo tenne stretto.
- La tua cosa!?
La ragazza si scurì in volto.
- …La mia povertà.
Concluse il ragazzo evitando a tutti i costi il suo sguardo.
- Pensi che io sia così superficiale? È questo che pensi?
Esclamò lei lasciandolo andare e allontanandosi di qualche passo.
- No, certo che no!
Mentì lui accorgendosi di essere stato un autentico idiota a pensarlo.
- E invece sì che lo pensavi!
Disse lei dandogli le spalle, arrabbiata. Poi si voltò di nuovo verso di lui.
- …Perché non me l’hai detto? …Ti avrei dato la mia risposta mesi fa, forse anni fa!
Lo guardò negli occhi.
- Quale risposta?
Aladdin era completamente a disagio, avrebbe preferito andare dal commesso di Zonko per farsi arrestare piuttosto che rimanere lì con lei che lo odiava.
- Che non m’importa, m’importa solo stare con te, al diavolo il resto!
Rispose facendo cadere le braccia lungo i fianchi.
Vedendola così indifesa, così bella, Aladdin capì che era stato davvero uno sciocco a pensare che lei non lo avrebbe voluto. Capì che cosa doveva fare, così coprì la distanza che li separava e la baciò di nuovo.
Avevano molto da di cui parlare. Si sedettero su una panchina isolata che si affacciava sulla campagna e rimasero lì abbracciati, la testa di Jasmine appoggiata al petto del ragazzo che le accarezzava i capelli. Mangiarono insieme le due girelle di Jasmine e decisero di non farsi vedere in centro per le ore successive.

This is us // YouthWhere stories live. Discover now