DICIANNOVE

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"Per quanto cerchiamo di evitare quello che ci addolora, prima o poi, dobbiamo affrontarlo."

28 settembre 2015 - Portland

Catherine

Sotto consiglio del dottore che mi ha affiancata, e lo fa tutt'ora, nel processo di guarigione, ho cominciato a scrivere un diario. Quando sono sotto stress o c'è qualcosa che mi preoccupa più del dovuto, devo scrivere ciò che sta accadendo sia per sfogare e lasciare che scivoli via, sia per trovare una soluzione senza agitarsi ulteriormente.

È un metodo che ha un suo perché e che mi aiuta a gestire l'ansia. Il quaderno si trova nel primo cassetto del comodino e la sera, prima di dormire, è capitato che scrivessi per pagine e pagine tutto quello che mi passava nella mente oppure solo un rigo; per giorni ho dimenticato persino che l'avessi.

Invece ora, sto scrivendo degli ultimi aggiornamenti avvenuti in questi giorni. Non pensavo di aver accumulato così tanti pensieri finché non ho preso la penna e ho cominciato a scrivere come, ad esempio, la paura di sbagliare qualcosa e perdere il bambino; e per quanto non sia facile a volte da capire, devo fare il meno possibile per stare male. Oltre ciò, l'arrivo di mio padre in città e questo suo continuo interesse per la mia vita dopo circa venti anni. E infine Andrew, mio fratello. Sono ancora sorpresa, io che ho vissuto una vita da sola; okay avevo i miei zii ma ero la loro unica figlia e a me dispiaceva, sia per loro che per me. D'altra parte, mi chiedo se la mamma lo sapeva, se e come l'abbia scoperto e cosa ne pensava... ho troppe domande a cui nessuno può rispondere.

In teoria, la gravidanza dovrebbe essere un periodo di serenità, di gioia in cui dovrei rilassarmi e pensare a star bene, cose che in pratica, non stanno accadendo.

A proposito di Daniel, ci ha invitati a cena nonostante gli abbia detto esplicitamente che deve stare lontano dalla mia famiglia. Ovviamente testardo com'è, non ha affatto ascoltato ed io da qualcuno devo aver pur ereditato ciò.

Il telefono di casa squilla, lascio che scatti la segreteria:

«Salve Catherine, sono Daiana Cooper. Non sai chi sono... è imbarazzante davvero però, mi piacerebbe che ci incontrassimo per parlare. Quando ascolterai il messaggio spero che mi chiamerai.» il bip del timer mette fine al messaggio staccando la segreteria. Non conosco la madre di Andrew, se non il suo nome ma, dalla voce non sembra una cattiva persona e dal tono di voce, era angosciata. E questo mi fa tornare alla mente l'immagine di mia madre, la quale ultimamente penso spesso e che mi manca davvero.

La porta di ingresso viene aperta da Alex, con il casco e gli occhiali da sole tra le mani. Corro da lui per abbracciarlo, mi è mancato tanto stamattina.

«Dovrei stare fuori tutta la giornata più spesso» ribatte ridendo mentre lo stringo forte

«Quasi dimenticavo, tuo padre ci ha invitati a cena. L'ha fatto per la prima volta lasciando un messaggio alla segretaria ma quando ha notato che non arrivava risposta, l'ha inviato direttamente al mio numero» Andiamo in cucina, mi siedo sullo sgabello mentre si prende da bere.

«Ho avuto un tete a tete per questa dannata cena e non ho potuto rifiutare, sotto lo sguardo da cucciolo bastonato di Andrew»

«Allora non possiamo mancare e tranquilla, mi ha inviato anche l'indirizzo»

«Perfetto, non abbiamo più la scusa di esserci persi» mi bacia prima di salire le scale, solo che, si ferma al primo gradino e si volta verso di me

«Sei bellissima oggi» sparisce di sopra e il mio cuore svolazza nel petto. Credo di essere arrossita.

Ci troviamo fuori la casa di Daniel, la quale ha una fontana con le luci in mezzo al giardino prima del portico.

«Benvenuti! Accomodatevi pure» esclama sbucando dal nulla o almeno io non l'ho visto. Entriamo dentro e alla prima occhiata mi piace l'arredamento del salone, semplice ma accurato. Pareti chiare, divani in pelle nera e una mega tv in fondo alla stanza con un impianto stereo nuovo di zecca. Sulla destra, dove ci sono le vetrate, c'è un lungo tavolo.

Oltre Ogni CosaWhere stories live. Discover now