QUINDICI

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19 settembre 2015 - Portland

Catherine

Sto leggendo, ovvero faccio finta di leggere perché l'unica cosa a cui penso è "mi annoio!". Ho preparato il pranzo e aspetto che Alex torni dal lavoro. Ovviamente mi auto congratulo con me stessa perché sono una fidanzata perfetta e il minuto dopo, continuo a lamentarmi a causa della noia.

Sono entrata nella decima settimana e tra appena due, ho un controllo per sapere se ci sono miglioramenti ma sono ottimista, mi sento bene.

Sono travolta da un mix di emozioni, ho il timore che possa succedere qualcosa e cerco di tenermi impegnata trascorrendo il tempo in giardino o a leggere, oppure a mangiare gelato in quantità industriali. Non credo che faccia bene ma entrambi siamo proprio soddisfatti delle nostre abbuffate.

Il rombo di una moto mi distrae, dal leggere per l'ennesima volta lo stesso rigo, ed esco fuori per andare incontro al mio Alex.

Ovviamente, non per niente, ma il mio fidanzato è proprio figo. Seguo ogni suo movimento, da quando scende dalla moto a quando sfila il casco per poi aggiustarsi il ciuffo e venire da me. Mi stringe forte a sé, sorride sulle mie labbra e poi mi bacia.

«Ciao detective, preso i cattivi?»

«Ciao gattina. Tutto bene, tu?» Annuisco e penso che vorrei stare attaccata a lui tutto il tempo.

Si abbassa sulle ginocchia e accarezza il ventre lievemente tondo per poi lasciargli un bacio. Credo che innaffierò i fiori con le mie lacrime.

Oltre ad essere un gran figo, Alex è la persona migliore che esiste al mondo e sarà, il padre migliore del mondo ed al solo pensiero il mio cuore fa una capriola.

«Ti va di pranzare sul portico dietro?» chiede e annuisco spostando i piatti fuori. Alex mi guarda, assume una smorfia di disapprovazione e sfila il piatto dalle mani

«Cosa c'è? La pasta non ti piace?» lo sa, mi dà fastidio essere trattata con i guanti, perché sono consapevole di cosa posso fare o meno.

«Per l'ennesima volta, voglio esserti utile dato che devi riposare»

«Lo sai che il mio didietro ha preso la forma del divano? E sono anche ingrassata di due chili» spiego, prima di dare un morso al mio panino.

«Perfetto, era quello che speravo. Tutto procede bene»

Già, siamo caparbi. Alex stringe la mia mano che sta sul tavolo con la sua.

«Allora mio bravo detective, come è andata la giornata?» domando curiosa sul suo lavoro. Nell'ultimo periodo trascorre poche ore in ufficio anche se la procura non ne risente, perché Jack e gli altri componenti della squadra se la cavano piuttosto bene.

«Il solito, anche se credo che papà abbia bisogno di una vacanza. Lo vedo piuttosto strano»

«Che succede, sta bene?» domando apprensiva

«Oh, sì, si... Intendevo dire che, lo vedo cambiato. Pensa ci ha invitato a cena, questa sera» sgancia la bomba e il boccone mi va di traverso, facendomi soffocare.

«Okay, tutto... okay, sto...» bevo un sorso d'acqua. Cosa potrebbe essere andare a cena dal padre di Alex, nonché il nonno del mio bambino?!

Vorrei scappare in Messico, biglietti solo andata.

«Cat, sicura di sentirti bene?» mette una mano sulla fronte per controllare la temperatura.

«Alex... mi piacerebbe aspettare ancora qualche settimana prima di dare la notizia ufficiale» dico guardando il mio piatto.

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