TRE

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" Quei baci in mezzo alla strada. Quelli quando non si può, quando non si deve. Sono i più belli perché nessuno li chiede" - cecilia seppia

28 marzo 2016 - Portland


Megan
Mentre aspetto che il trillo del forno avvisi la fine della cottura della torta salata, penso ad Alexander, che è rimasto con me per tutto il pomeriggio in agenzia. Verso l'ora di pranzo, l'ho trovato fuori sulla moto seduto, a fissare pensieroso il vuoto. Era agitato, forse nervoso e credo che chiedergli di entrare in agenzia con me gli abbia dato la possibilità di distrarsi.

Ed ora eccomi qui, ad osservare il forno e a pensare se ha risolto quello che lo turbava.
Il timer è scattato quindi, tiro la torta fuori e la sposto in un vassoio per portarla in salotto. Sul divano di casa invece, c'è Clara che divora caramelle gommose davanti alla tv e dove insieme guarderemo programmi trash. Queste sono le serate che preferisco!
«Meg devo dirti una cosa» esclama di punto in bianco ma non prima di mangiare una manciata di caramelle. Annuisco facendo segno di ascoltarla mentre cerco di tagliare delle fette dritte e abbastanza corpose.
«Alexander, il tizio dell'agenda, è il figlio del procuratore Wilson»
«Oddio Clara, pensavo fosse accaduto qualcosa. E comunque lo so, non preoccuparti mi ha detto che lavora in ufficio da voi» afferro il telecomando dal tavolino e cambio canale, mettendo su uno di musica sperando di trovare qualche concerto.
«Stai attenta, ha un qualcosa che non so... non mi quadra»
«All'inizio ho avuto la stessa impressione ma posso dirti che è davvero una brava persona»
«Che cosa vuol dire?» domanda e il tono con cui l'ha detto non mi piace. Le rotelline del suo cervello malefico stanno girando un po' troppo, posso sentirle da qui
«Quello che ho detto. Non è così altezzoso come sembra, ci ho parlato e non è affatto male»
«Non è affatto male?! Meg, lui ti piace?» chiede come se fosse nulla e un po' sorpresa
«Nemmeno per sogno! Lui è solo uno dei miei clienti e poi non sarei ma il suo tipo» sparo a caso ma non troppo e nel frattempo mi alzo per prendere da bere
«E quale sarebbe il suo tipo?»
«Mhmm, Amanda? La donna che sta per sposare?» ribatto con ovvietà. Anche io, se fossi in Alex, le avrei chiesto di sposarla. Decido che la coca cola sia adatta e afferro due bicchieri per ritornare sul divano affianco alla mia amica
«Alla fine se lui ti piacesse non sarebbe un male, anzi sfiderei qualsiasi donna del contrario»
«Fortunatamente non è così. Buon appetito!» esclamo, cambiando canale e rimettendo sul reality.

Non so che ore siano ma di sicuro è tardi, Clara è andata via da un po' ed eccomi qui, a finire gli ultimi disegni per domani. Mi alzo per prendermi una pausa e bere qualcosa, quando per poco non chiudo una mano nel frigo a causa del cellulare che squilla spaventandomi.
«Pronto?»
«Ciao Megan sono Alex, so che è tardi ma ho bisogno di dirti una cosa. Potresti venire giù?» e prima che possa dire qualunque cosa, stacca la chiamata.
Infilo una giacca prima di uscire. Percorro le scale uno ad uno e nel frattempo il mio cervello sta valutando tutte le possibili cause del perché sia qui. Sto andando da Alexander mica alla forca rimprovero a me stessa; eppure, qualcosa mi dice che sono la stessa cosa. Non dovrebbe accadere nulla ma in caso, non lo permetterei, mai!

Giro il corridoio ed eccolo lì, bello e consapevole di sé stesso. Perché le persone così lo sanno del loro aspetto e vivono in pace con il loro io interiore e il mondo esterno. Indossa un cappotto e il casco tra le mani.
«Che succede, stai bene?» domando avvicinandomi, dopo lo scorso pomeriggio non so cosa pensare
«Sai ho un dejà vu, tu no?» risponde con quel sorrisino beffardo sulle labbra. Ha una piccola fossetta sulla guancia sinistra ed è adorabile
«Potrebbe diventare il tuo nuovo lavoro, pensaci» cerco di nascondere il rossore sulle guance ma il lampione illumina il punto in cui siamo noi
«Allora hai deciso?»
«Deciso cosa?» di cosa sta parlando?
«Uscire con me, ti mostro un posto che ti piacerà sicuramente» mi passa il casco che però non indosso. Sono confusa, che sta facendo qui?
«Mi dispiace ma non posso - adesso è lui quello confuso - Non mi sembra corretto. È vero, oggi ti ho detto che se avessi avuto bisogno di qualcosa ti avrei aiutato ma questo non è quello che intendevo»
«Non credevo che offrirti un drink per sdebitarmi sia qualcosa di oltraggioso e soprattutto con un amico» si alza dal sellino e mi sistema il casco, chiudendo persino la fibbia. Davvero siamo amici?
Sale e accende la moto, poi mi fa segno di sedermi dietro. Appena parte accelera di colpo e mi stringo a lui per non cadere. I capelli che fuoriescono dal casco svolazzano e mi sento meglio.

Oltre Ogni CosaWhere stories live. Discover now