SETTE

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"A volte le parole non servono a nulla. Provate a chiedere ad un bacio quante ne usa." emituitt

18 aprile 2016

Alex

Ho mentito riguardo la fuga di Megan, trovando delle scuse che sembrassero reali oltre a coprire le poche tracce che ha lasciato. Nel frattempo, sto seguendo il navigatore, che mi porta di fronte ad una schiera di case sulla costa di Ocean City. Un bel posto davvero finché, la voce computerizzata, non mi dice di svoltare in una strada a sinistra e di arrivare infondo dove lì s'interrompe. Fermo davanti ad una di queste simile a quella dei miei solo che, a quanto pare, non ci vive nessuno da anni, o almeno fino agli ultimi giorni.

Scendo dall'auto lentamente, sto prendendo del tempo per capire come muovermi e una volta davanti a lei come spiegarle del perché io sia qui ma, l'unica cosa davvero che vorrei fare e riportarla a casa con me senza darle nessuna spiegazione. Proprio come ha fatto lei sparendo senza dir niente a nessuno.

Ad una prima occhiata sembra che sia disabitata e per non dar alcun sospetto, inforco gli occhiali e faccio un giro dietro all'abitazione per controllare se ci sia una seconda entrata. C'è, però sembra che sia bloccata quindi, faccio un'unica cosa: entro dal cancello principale e busso al campanello.

La tenda della finestra accanto si muove leggermente e dopo due secondi vengo tirato verso l'interno, la porta viene chiusa prima che mi ci appoggia contro.

«Che diavolo ci fai tu qui? Come mi hai trovato?» chiede faccia a faccia.

«Ciao anche a te gattina, sono felice che tu stia bene»

«Rispondi subito e poi ritorna da dove sei venuto!»

Non guardo altro se non lei, i suoi capelli che svolazzano ad ogni sua mossa e gli occhi spalancati dallo stupore per un attimo, mi fanno sentire perso. Il suo profumo di agrumi ha invaso la stanza a quanto pare chiusa da anni e non capisco nulla; il cervello si appanna e l'unica cosa che mi sento di fare è stringerla forte a me perché in questi giorni mi è mancata più del dovuto.

«Devi tornare a casa con me, Clara è preoccupata. Non ci importa di cosa sia successo, prometto che ti aiuteremo ma devi tornare a Portland»

Questo posto non mi piace e non perché sia disabitato ma, riesco a percepire un qualcosa che non mi è ancora del tutto chiaro tranne per Meg, la quale si è rifugiata qui.

Lei resta in silenzio, avvolta tra le mie braccia in cui avverto il suo respiro rallentare man mano.

«Okay ma devi giurare che nessuno saprà di questo posto, ti prego» le ultime parole le pronuncia con le lacrime agli occhi e la voce strozzata. Al momento vorrei fare di più, vorrei agire ed invece l'unica cosa che posso fare è baciarla. Lo voglio, l'ho voluto dal prima istante e anche se non l'abbiamo mai ammesso per tutto questo tempo, si crea tra noi una strana forza magnetica che anche se siamo lontani, ci riporta ad essere vicini. Le lascio un ultimo bacio sulla punta del naso e lei risponde con un piccolo sorriso, prima di guardarsi intorno e sedersi su quello che sembra un divano ancora imballato da lenzuola ormai gialle.

«Allora che facciamo?» mi chiede.

Mi allontano dalla porta e mi siedo al suo fianco. Continuo a non avere una risposta, riesco solo a guardarmi intorno alla ricerca di quei tasselli che mancano per completare questo puzzle vicino all'orlo del disastro.

«Torniamo a casa insieme - le dico stringendo le sue mani tra le mie - come ti ho detto, troveremo una soluzione a ciò che ti preoccupa.»

«Non credo sia così semplice» bisbiglia ma l'ho percepita la sua paura, la sua ansia.

Oltre Ogni CosaWhere stories live. Discover now