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I corridoi erano illuminati poco, ma, quella sera, persino la torcia davanti alla loro camera era spenta.

L'aveva quasi raggiunta, quando la porta si aprì. Ne uscì Tymodo, uno dei loro coinquilini che, di tutta foga, andò loro incontro.

In pochi istanti, Ernik si sentì sbattere al muro. «Sei un idiota!» urlò Tymodo senza controllo mentre lo afferrava per il colletto della camicia e lo sbatteva ancora una volta contro il muro. «Per colpa tua siamo tutti dei bersagli! Sei un vero imbecille!»

Kaspiro si intrapose immediatamente tra i due, allontanando Tymodo con una spinta. «Che è successo?»

Tymodo sembrò riprendere la lucidità per un momento, ma era chiaro che la rabbia gli era montata in corpo e stava sopraffacendo un temperamento solitamente mite.

«Per colpa sua» sibilò il ragazzo mentre puntava il dito contro Ernik, mostrando loro tutto il suo odio, «Alfi è in infermeria e non si sa quando potrà riutilizzare la mano!»

Alfi era l'altro coinquilino che, in quei giorni, aveva stretto un'amicizia più solida con Tymodo, essendo anch'essi emarginati dagli altri allievi.

Ernik cercò di ignorare quella manifestazione di astio, benché fosse ancora molto colpito dal comportamento del suo compagno di stanza. «Cosa vuoi dire? Cosa è successo?»

Tymodo sorrise aspramente. «Vai a vedere tu stesso la maniglia della porta!» esclamò indicando la porta d'ingresso.

Ernik e Kaspiro si guardarono, indugiando sul posto. Poi, incoraggiati dal volto serio di Tymodo, si avvicinarono alla porta e, dopo qualche istante, osservando la maniglia, si accorsero dei chiodi che spuntavano. L'impugnatura era stata rivestita da un cordino con il quale erano stati legati tantissimi chiodi lunghi e sottili.

Ernik si voltò verso i suoi compagni con aria colpevole.

«Li hai visti? Beh, Alfi no, non se n'è accorto!» continuò ancora Tymodo digrignando i denti. «Ora vedi di tirarli via prima che qualcun altro si faccia male, imbecille! E, da oggi in poi, sarai il primo ad entrare in camera, visto che ti piace tanto primeggiare!»

Ernik e Kaspiro erano ancora allibiti. Nessuno dei due, in quel momento, aveva pronta una risposta.

Ernik ripensò al fatto che, al posto di Alfi, ci sarebbe dovuto essere lui: era lui che stava tornando per primo dalla cena! Erano quindi stati apposti per lui, o era solo un caso il fatto che i chiodi erano destinati al primo malcapitato e il primo sarebbe stato proprio Ernik se Naston non lo avesse fermato nei corridoi per parlargli e invitarlo a giocare a carte con Kaspiro?

In tal caso, qual era il ruolo di Naston? Era stata una coincidenza che lo avesse fermato nei corridoi o Naston sapeva dello scherzo?

Una cosa era certa: Rotoro non scherzava e, con tutta probabilità, questo era solo un avvertimento.

LA QUINTA LAMA (I) - L'assassinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora