Mi alzo dal letto, a piedi nudi sul pavimento freddo, raggiungo la cucina. Sul tappeto all'ingresso trovo una lettera, è uguale alle altre, rossa ed anonima.

"Ti sono mancato piccola?" dice una foto che mostra me che esco dall'agenzia. È tornato, sembrava impossibile ma è qui.

La busta cade dalle mani, sento delle fitte raggiungere lo stomaco, ho la nausea e sta arrivando il panico. L'istinto mi sta suggerendo di fare un'unica cosa: scappare. Ritorno in camera, apro l'armadio e dal fondo estraggo la borsa contenente tutto quello che mi serve e che speravo di aver perduto durante il trasloco. Da sotto al letto tiro fuori la valigia e la riempio dei primi vestiti che mi capitano sottomano e prima di lasciarmi la porta di casa dietro, lascio un biglietto a Clara. So che quello che sto facendo la ferirà ma prima o poi saprà la verità ed onestamente, non riesco ad immaginare una qualsiasi reazione. Se voglio che non accada nulla a nessuno, devo andare via il prima possibile, ora.

Scendo in strada e fermo il primo taxi che passa «Mi porti all'aeroporto per favore» il tassista annuisce e ci mettiamo in marcia.

E mentre sono in fila per il check-in, il cellulare squilla senza sosta, è Clara. Lo spengo togliendo persino la batteria, ho bisogno di stare sola per capire quale sarà la prossima mossa. E avviene: il tabellone sopra la mia testa mi indica una via di fuga.

×××

15 aprile 2016 - Portland

ALEX

È l'alba, il cielo sta lasciando posto alla luce tenue del sole. Ho trascorso la notte sul divano, a guardare un film e finire qualche scartoffia da compilare. Oltre ad avere alcuni problemi a lavoro, c'è stata una discussione con Amanda a cui senza dirlo apertamente, ho dovuto darle ragione; la sto trascurando, come se fosse invisibile e non la mia fidanzata con cui mi sposerò a breve. È a causa sua, di Megan e di questa attrazione che ho provato per lei dal primo giorno. Voglio bene ad Amanda ma lo sappiamo entrambi che questo in una coppia, e soprattutto in un matrimonio, non basta.

Non credo al destino, neanche nelle coincidenze l'ho imparato dalle esperienze, però incontrare Meg lo stesso giorno in cui ho ricevuto quel file top secret è da uscire fuori di testa.

Dentro di me c'è una battaglia tra la ragione e la parte vulnerabile, cioè quella chiamata sentimenti, il che forse mi porta a non essere me stesso e a breve, sposato con una fede al dito. Si esatto, io che non ho mai voluto legarmi a nessuno. Per dovere, per un qualche tipo di gratificazione... Non lo so, l'unica cosa certa è che mi sento in gabbia. Pensare al lavoro e restare occupato mi aiuta: infatti, stiamo controllando tutte le riprese delle videocamere dei negozi e della strada, in cui hanno cercato di investire Megan. L'auto in questione aveva una targa falsa e vetri oscurati; quindi, tra le mani abbiamo quasi il nulla tranne per la sequenza dei fatti.

E se avessi fatto qualcosa per tenerla in agenzia? E se non mi fossi presentato lì arrabbiato? E se non ci fossimo mai incontrati? E se... I se e i ma non portano a nulla, se non i sensi di colpa di non aver fatto abbastanza, un po' come quando avevo quattordici anni. Le sto mentendo e se quando la verità verrà fuori, oltre a tutto ciò che si dovrà affrontare in qualche modo la perderò; è proprio così che andranno le cose. Inoltre, da quando l'ho lasciata in ospedale, non riesco a trovare il coraggio di contattarla anche con una scusa banale.

Ad un tratto, ho ricordato alcuni momenti di casa Wilson, quella dei miei genitori, in cui correvo per i corridoi e mia madre che cercava di acciuffarmi per fare il bagno. Ho ricordato la sua risata e i suoi occhi che sorridevano, brillavano di luce propria e che il cielo ha deciso di portarmi via. Da allora mio padre si è chiuso in sé stesso, blindato eternamente nel suo ufficio, a lavorare senza sosta, a vincere cause per riempire il vuoto che sentiva al suo fianco. Victoria Dallas Wilson ci ha lasciati senza di lei troppo presto e dopo tutti questi anni, mia madre mi manca ancora.

Oltre Ogni CosaOnde histórias criam vida. Descubra agora