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Appena arrivata ad Auschwitz, Mira rimpiangeva un po' il campo di Ravensbruk, perché diceva " Birkenau è l'inferno", aveva paura, di tutto.
Lei che non aveva mai temuto niente, si sentiva indifesa.

Nell'altra parte si trovava insieme ad altre donne, molte di loro non erano mai arrivate ad Auschwitz. Si chiedeva spesso che fine avessero fatto.

Le avevano tagliato i capelli, ma non rasati, arrivavano sulle spalle perché una Kapò le aveva detto che sarebbe venuta a prendere i suoi capelli. Le piacevano ma Mira non capiva a cosa le potessero servire "hai dei bei capelli lunghi e ben tenuti" le aveva detto la Kapò*,
"Li lavavo quasi tutti i giorni e mia sorella mi faceva le treccine prima di andare a dormire" aveva risposto becccandosi uno schiaffo che le fece girare la testa.
Infondo però, aveva ancora i suoi capelli, trovava ancora un po' di conforto in questo. Le altre donne non erano state tutte così fortunate.

Nel campo c'era l'ospedale, era stata assegnata lì per dare una mano agli infermieri perché parlava la lingua degli zingari, l'inglese e un po' di tedesco.
《Non sei proprio inutile, ebrea!》 Le aveva detto un soldato tedesco portandola lì 《Non sono ebrea》 rispose senza pensarci e quasi non si era beccata una pallottola in testa. Da quel giorno imparò a non rispondere più ai soldati.

I prigionieri, ebrei, rom, zingari, erano invece buoni e in alcuni momenti simpatici, quando si dimenticavano del posto in cui si trovavano; come Wilhelm Brasse, un internato polacco arrestato perché renitente all'arruolamento nella Wehrmacht e "promosso" a fotografo dei detenuti. La faceva ridere dicendo che assomigliava ad una modella. Avevano proprio bisogno di ridere lì dentro per non impazzire.

I giorni passavano e anche i mesi, così come gli anni; Mira pensava ogni giorno al suo amico Lukas e alla sua famiglia che non aveva mai più rivisto. La sua vita era cambiata totalmente...

《Secondo te, un giorno ci lasceranno andare?》 Disse all'improvviso la ragazza stesa al suo fianco, Mira non parlava più tanto e si spaventò un pochino sentendo la sua voce
《Non lo so Ashlinn》 rispose stanca
《Io spero di si, voglio andare a scuola. Tu hai detto che è bello, mi racconti ancora quando ci andavi? Così mi addormento》 disse supplicante.
Mira non ne aveva voglia, ricordare le faceva male 《beh... allora... C'era un bel giardino, con un albero bellissimo al centro ...ma non mi ricordo il nome...》 raccontò la sua storia e dopo neanche mezz'ora erano stremate e si addormentarono entrambe.

La mattina arrivò presto e Mira si preparò veloce per andare ad aiutare i medici. La Kapò era venuta a prenderla dopo poco, andava sempre nel settore degli ebrei, lasciando lo Zigeunerlager e si occupava per lo più di bambini. Tanti bambini. Troppi. Ammalati, ridotti malissimo, tanto magri... non ne poteva più, non poteva più sopportare tutto quello che succedeva ogni giorno.

《Mira... Mira?!》 La chiamò ancora Seth 《ci sei?》 Aggiunse il ragazzo piazzandosi davanti a lei
《Non ne posso più...》 rispose mente le non poteva più trattenere le lacrime agli occhi
《Che stai dicendo? Mica vorrai metterti a piangere adesso? Se entrano i Kapo ti ammazzano, se non vedono che svolgi il tuo lavoro》 disse Seth prendendola dalle spalle 《Non mi importa, meglio morta che vedere e sopportare tutto questo》 rispose lasciandosi vincere dalle lacrime e dalla disperazione
《Dai non fare così.... Disse Seth avvicinandola a se... Stasera ti porterò a vedere le stelle se fai la brava e ti metti ad aiutarmi》 propose 《Okay...》 accettò lei asciugandosi le lacrime 《Okay?》 Chiese ancora Seth 《Si... non voglio metterti nei guai》 disse Mira 《Brava, mettiamoci al lavoro》.

Il lavoro era estenuante, la ragazza divideva i compiti tra il lager degli zingari e quello degli ebrei. I bambini morivano uno dietro l'altro e Mira iniziava a perdere la speranza.
La speranza di poter tornare a casa, ad una vita tranquilla, in pace. Pace... nemmeno si ricordava cosa fosse.

《U deval kamelto》(Dio ti ama) le disse una signora zingara mentre rientrava nello Zigeunerlager, con quelle 32 baracche, che ormai detestava con tutta se stessa.
《Dio ci ha dimenticati》 rispose con educazione
《È tu ti stai dimenticando chi sei, e da dove vieni》 disse ancora la signora
《Non credo di essere l'unica》 rispose incamminandosi verso il dormitorio
《Dio conosce ogni cosa. Ha un piano migliore per te, come per me e ogni persona rinchiusa in questo posto》 disse ancora
《Lo vorrei tanto》 rispose e se ne andò veloce, Non voleva più restare ad ascoltare quella donna.
Dio l'aveva dimenticata, aveva lasciato morire la sua famiglia. Come poteva credere?

Le ore nel campo non passavano più, aveva il terrore di poter capitare tra le mani "dell'angelo della morte"; lui faceva cose orrende ai bambini, o così aveva sentito dire. Era un uomo orribile e insensibile che gioiva nel vedere gli altri soffrire... Come anche gli altri tedeschi lì, ognuno di loro era più crudele di una bestia inferocita. Odiavano dei popoli senza nemmeno conoscerli davvero.
Come il suo popolo Sinto, non lo conoscevano. Non sapevano di quanta gioia e passione mettessero nel suonare e ballare vicino al fuoco, o di quanto tenessero gli uni agli altri, o a quanto amavano sentirsi liberi. No, ovviamente vedevano solo quello che volevano vedere.
I sinti non sono tutti uguali. Ci sono quelli buoni e quello cattivi, come in ogni popolo.

Mira stava pensando a quel giorno che aveva litigato con suo padre perché lui, aveva rubato una gallina.
Non mangiavano da due giorni e lui l'aveva presa da un contadino... promise alla figlia di non farlo mai più e in questo momento lei si sentiva più stupida che mai, perché non aveva parlato con lui per giorni, solo per una gallina... adesso non voleva altro che poter scambiare anche solo due parole con quell'uomo che le mancava da morire.







*
Il Kapò era un prigioniero dei lager nazisti investito dalle autorità dei campi di funzioni di responsabilità su una squadra di lavoro, di mantenimento dell'ordine, e in generale di sorveglianza sui deportati. Quasi tutti i Kapo erano scelti principalmente fra i detenuti di "razza ariana" classificati come criminali comuni, contrassegnati con un triangolo verde, secondo il sistema di identificazione dei prigionieri; portavano un bracciale con la scritta "Kapo".








Qualcuno che sta leggendo la storia? 🙄

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