Capitolo trentacinque

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Penso di aver scelto qualcosa di perfetto.

Mentre mi scervellavo su cosa fare con Carmen, ho avuto un'illuminazione.

Film smielati e romanzi rosa insegnano una cosa principale sulle donne: loro vogliono essere ascoltate.

È per questo che ho cercato di ricordare le ultime parole di Carmen e sono arrivato a questa conclusione.

Riuscite a vedermi? Mi trovo davanti il portone di casa sua, con un mano una busta di DVD, una bottiglia di vino, cibo d'asporto e un mazzo di peonie bianche.

Perché ricordo quando, seduta sulle mie gambe e col viso affondato nel mio collo, mi diceva di quanto desiderava un'esistenza normale per noi. Che non le importava dei soldi di suo marito e che desiderava solo me e basta.

Prima che io trovi il coraggio di suonare il campanello, la porta si spalanca di fronte a me.

Ed eccola lì.

Carmen è tornata quella di sempre, indossa una camicetta di seta grigia, pantaloni scuri ed è scalza. I suoi capelli sono forse leggermente più lunghi di quanto ricordavo, ma sono tornati lisci ed impeccabilmente lucidi. I suoi occhi sono truccati e cerchiati di nero come al solito. Sembra ancora la moglie di un miliardario e posso dire che non mi infastidisce affatto. In fondo, io mi sono innamorato di questa donna.

Le sorrido, conscio che se mi ha aperto la porta, forse vuole veramente parlarmi.

«Che ci fai qui?», mi domanda, con un tono seccato.

«Mi hai aperto senza che te lo chiedessi», constato, con un sorriso sciocco.

Cerco di avanzare ed entrare verso casa, ma lei mi blocca. I nostri petti cozzano e getterei tutto ciò che ho in mano solo per poterla stringere a me. Ma devo andarci piano. Deve fidarsi di me.

«Non ho intenzione di farti entrare», dice, scoccandomi un'occhiata velenosa.

Ignoro il suo tono e faccio un passo indietro, così da non invadere il suo spazio personale. «Ho portato del cibo e qualcosa da bere. Ho anche dei DVD, puoi scegliere tu cosa guardare».

«Non puoi pretendere che...».

«Nessuna pretesa», la interrompo, «voglio solo stare con te, realizzare i tuoi desideri come avevo promesso».

«Io desidero che tu te ne vada».

Non devo demordere. Fingerò di non capire e vincerò per sfinimento. «Questo temo di non poterlo fare».

Lei sta per dire qualcosa, ma poi si blocca e sbuffa. «Vivi ancora qui, quindi non mi libererò di te facilmente, vero?».

«Esatto».

«Se ti faccio entrare, per questa volta, mi lascerai in pace?», domanda, speranzosa.

Sì, come no, bellezza. Manco morto.

«Forse».

«Ti ho già detto di quanto mi tu abbia ferito. Non posso permetterti di rifarlo».

Deglutisco bile amara. «Non posso chiederti di dimenticare. Ma concedimi una serata, Carmen», la imploro, con voce roca, «voglio solo stare con te senza paura che tuo marito mi spari o che qualcuno ci veda. Dammi l'opportunità di mostrarti cosa possiamo essere in un contesto normale».

Qualcosa attraversa il suo sguardo. Dura millesimi di secondo, ma me ne accorgo. Non dice una parola e si fa di lato.

Tiro un mentalmente un sospiro di sollievo e mi avvio verso casa. Ma appena poso lo sguardo sull'appartamento, mi rendo conto che qui non ci voglio stare.

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⏰ Last updated: Jun 19, 2018 ⏰

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