Capitolo ventisei

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Capitolo ventisei.

«Dobbiamo per forza coinvolgere il tuo amico?».

Siamo ancora nello studio di quel maledetto, dopo il nostro piccolo momento romantico siamo tornati alla realtà. Ho spiegato a Carmen cosa intende fare Hans e lei non ci sta.

«E poi perché gli hai raccontato tutto?».

Alzo gli occhi al cielo. «Perché stavo per andare ad uccidere tuo marito! L'ho incontrato per caso e mi ha fatto ragionare. Se avessi saputo sin dall'inizio del tuo coinvolgimento, non gliene avrei parlato».

Lei si passa una mano tra i capelli. «Come gli spiegherai che non possiamo prendere quei documenti?».

«Semplicemente non lo farò. Potresti subire un processo se le cose dovessero andare per il verso storto, non voglio coinvolgerti».

«È impossibile», scuote il capo, «non puoi senza di me, l'hai detto tu stesso».

«L'ho detto, ma non pensavo che la posta in gioco fosse così alta».

«Collaborerò con gli inquirenti, posso avere uno sconto di pena o addirittura i domiciliari».

«Non se ne parla».

Lei mi prende il viso tra le mani, mentre io sto appoggiato alla scrivania. Entrambi in piedi ci guardiamo negli occhi. «Lo farò con o senza il tuo permesso».

«Non posso permettere che tu...».

Mi tappa la bocca con un bacio ed io mi rianimo. La prenderei ancora, qui e adesso, ma lei si stacca troppo presto. «Il tuo amico ci consiglierà. Andiamo da lui».

«Sei disposta a raccontarle la tua storia?».

Lei annuisce. «È per il nostro bene. Tu non sei d'accordo? Ti vergogni di me?».

L'abbraccio, affondando il viso tra i suoi capelli lisci e profumati. «Assolutamente no», le dico.

Lei mi bacia il collo. «So che sei sincero».

«Non sono bravo con le parole».

«È proprio per questo che ti credo. Non parli a vanvera, quel poco che dici è chiaro».

Rimaniamo abbracciati per qualche istante, fino a quando non interrompo il silenzio.

«Andiamo da Hans», le dico, «vestiti, io vado a preparare la macchina».

Lei mi accarezza il viso, indugiando sulla barba. Mi piace. «È meglio di no. Björn potrebbe scoprire i nostri movimenti tramite il GPS dell'auto ed insospettirsi. Prendi l'auto, parcheggiala davanti all'associazione e raggiungimi alla fermata del taxi che si trova duecento metri più sotto. Io sarò lì ad aspettarti, insieme andremo da Hans».

Annuisco, totalmente ammaliato dai suoi occhi, ma consapevole del fatto che lei ha perfettamente ragione e che dobbiamo andarci cauti.

****

Mentre Carmen, seduta con le spalle rigide, racconta tutto ciò che deve ad Hans, io studio entrambi.

Lui non sembra sconvolto, l'ascolta senza giudicare ne interromperla. Tiene le mani giunte sotto il naso, i gomiti appoggiati sulla scrivania e gli occhi completamente rivolti verso di lei. Non che io mi intenda moltissimo di linguaggio del corpo, ma mi sembra la postura tipica di chi sta ascoltando con interesse e sta registrando parola per parola nella sua mente. Questo mi fa mentalmente sospirare di sollievo.

Poi rivolgo verso Carmen. Non sembra nervosa come quando lo stava raccontando a me. Sta con la schiena dritta, seduta proprio sul filo della poltrona, le gambe accavallate e le mani appoggiate sul grembo. Ad eccezione di quando scrolla il capo per togliersi i capelli da davanti gli occhi, non compie nessun tipo di movimento.

La mia salvezzaWhere stories live. Discover now