Un futuro insieme

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"non piangere, ci sono io qui con te"

Paulo's p.o.v.

Sofia esce dal bagno, è stupenda, quasi non mi sento alla sua altezza.

Ma che cosa stai dicendo? Sei Paulo Dybala, non un qualsiasi ragazzo.

E invece di fianco a lei mi sento un qualsiasi ragazzo della mia età, con lei riesco a parlare di cose che non c'entrano con la fama e i soldi. Tornando al suo aspetto: ha un vestito rosso, scollato, ma per mia fortuna (o sfortuna) non troppo e sopra ha un maglioncino bianco.

Mi si avvicina e mi abbraccia, all'orecchio mi dice, in spagnolo, che ha sentito quello che ho detto al telefono con Alvaro, è troppo intelligente, sa anche lo spagnolo. Io divento rosso come un peperone e lei, si stacca da me per vedere la mia reazione, però io stavo meglio qualche secondo prima, quando era incollata a me, quindi la abbraccio di nuovo e le accarezzo dolcemente i capelli.

Dopo un paio di minuti, malvolentieri, mi stacco, da gentiluomo le porgo il suo cappotto e ci dirigiamo verso la mia macchina, una jeep compass, perché salire fin su qui con la mia Bentley senza le gomme da neve mi sembrava troppo rischioso.

Andrea mi aveva parlato della sua abilità nel guidare e quindi decido di metterla alla prova e le lancio le chiavi dell'auto, ovviamente le prende al volo e una volta saliti mette in moto la macchina e guida fino al ristorante.

Una volta scesi discutiamo brevemente della macchina e poi entriamo nel ristorante, molto semplice e tranquillo. Oltre a noi c'è una famiglia con tre bambini e la mia mente pensa subito che vorrei anche io una famiglia così, ma che la vorrei solo con lei.

Ma che cavolo stai pensando? La conosci soltanto da stamattina, non siete neanche fidanzati.

Intanto ci sediamo al tavolo e ci portano i menù, non sapendo cosa prendere affido a lei la scelta e poco dopo il cameriere arriva con i nostri piatti. Alla fine della cena insisto per pagare, e per fortuna ci riesco. Questa volta guido io e quando arriviamo nella sua casa ci sediamo sul divano.

Lei mi chiede di raccontarle qualcosa della mia infanzia e indubbiamente io incomincio a parlare di come ho iniziato a giocare a calcio e una volta arrivato al punto della morte di mio padre mi metto a piangere, cazzo, devo conquistarla, non mettermi a piangere di fronte a lei. Lei sembra capire questo mio dolore e mi abbraccia, io piango ancora di più e lei mi dice: "Paulo non piangere, ci sono io qui con te, se vuoi possiamo anche non parlarne, non importa, ma so che tuo padre da lassù è sicuramente fiero di te, se adesso ti vede piangere pensa "che figlio cretino che ho, è sul divano con una bella ragazza e si mette a piangere per me" e poi c'è anche tua mamma Alicia, da come me ne hai parlato sembri molto legato a lei, qui ci sono un mondo di persone che ti vogliono bene per come sei, è normale che lui ti mancherà sempre ma devi trasformare questo dolore in qualcosa che ti fortifica". Dopo questo suo discorso mi rendo conto di quanto sono un ragazzo fortunato e la stringo ancora più forte a me.

Poi mi accompagna nella camera degli ospiti dove (non) avrei dormito per pensare a lei.

Sofia's p.o.v.

Come si sta bene nelle braccia di questo ragazzo, purtroppo ci dobbiamo staccare e mi porge la mia giacca, poi mi lancia le chiavi della macchina, Andrea gli avrà parlato del fatto che ero sempre io a parcheggiare le macchine nel parcheggio quando c'era tanta neve, sorrido al pensiero che lui mi lasci guidare la sua macchina o meglio, una delle sue tante macchine. Nel tragitto vedo Paulo un po' teso, forse a causa della strada ricoperta di neve, come ci sottovalutano a noi donne.

"ti piace la macchina?" mi chiede, "Più che la macchina sono belle le gomme, tengono molto bene sulla neve, certo anche la macchina mi piace, però la mia BMW xdrive non la batte nessuno"

"neanche la mia bambina Bentley che ora sta sola soletta nelle mani di Bernardeschi?" "tu sei stupido a lasciare la tua Bentley nelle mani di Berna, però se guida come gioca allora ci sta"

Intanto ci sediamo al tavolo. "vuoi dire que Federico è più bravo di me a giocare?" fa una finta faccia triste e gli rispondo "non risponderò a questa domanda, ma sicuramente a sciare è meglio lui" "non ti pensavo così stronza chica, comunque ordina tu anche per me, yo non so cosa prendere".

Abbiamo mangiato molto bene, dopo una serie di lotte riesce a pagare lui il conto e poi torniamo a casa mia, questa volta guida lui, e non posso fare altro che ammirare il suo volto di profilo, mentre lui è attento alla strada. È veramente un bel ragazzo e probabilmente domani mattina dovrò salutarlo, e chissà se ci rivedremo mai, chissà se troverò mi un ragazzo come lui che nel momento più sbagliato sa fare la cosa giusta per rendere ogni attimo perfetto. Il suo soprannome è La Joya, il gioiello, lui era un gioiello, era un gioiello per il suo modo di giocare, era un diamante per la sua bellezza, era uno smeraldo per i suoi occhi ed era un rubino per il suo cuore, un rubino infinitamente grande. Ad un certo punto mi accorgo che siamo arrivati e quindi apro la porta di casa e ci sediamo sul divano. Sono curiosissima del suo passato e quindi gli chiedo: "Paulo, se ti va mi racconti qualcosa di te?" "claro che mi va, allora tralascio le cose che sicuramente già sai e ti racconto della mia familia..." dopo cinque minuti dice "...era mio papà a portarmi gli allenamenti e a sostenermi nelle partite, ma poi, quando..." e Paulo si mette a piangere, lo abbraccio, come lui aveva fatto con me in precedenza, lo abbraccio perché mi sembra l'unica cosa giusta da fare, perché il mio cuore dice che il suo ha bisogno di questo abbraccio, appena avvolgo le mie braccia attorno al suo bacino lui piange ancora più forte, ha solo bisogno di sfogarsi, lo vedo, è da troppo tempo che non piange, poi prendo la parola e gli dico che suo padre lo prenderebbe per scemo se lo vedesse insieme a una bella ragazza che piange. Ma che cosa ho detto? Adesso penserà che sono una vanitosa e lui si alzerà e se ne tornerà a Torino. No, aspetta un attimo, lui è ancora qui abbracciato a me, anzi mi sta tenendo più forte. Dopo un po' lo accompagno nella camera degli ospiti per farlo riposare e gli mostro anche la mia camera in caso avesse mai bisogno di qualcosa.

colpo di fulmine, colpa della neve |paulo dybala|Where stories live. Discover now