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Lavorare anche il sabato e la domenica non ti fa sentire la pesantezza dell'inizio di una nuova settimana dopo il weekend, ma il problema principale sta nel non poter organizzare niente con Luke. A proposito, oggi è passata esattamente una settimana dal giorno in cui mi ha cantato quella canzone e non ho ancora trovato il modo di riferirgli quello che provo realmente nei suoi confronti perché sono ormai ad un punto di non ritorno. La paura di ferirlo mi fa attendere, ma l'attesa non fa altro che aumentare la mia paura di ferirlo. È un circolo vizioso, insomma.
George non fa che tartassarmi con questa storia. Dice che fintanto che io non sarò in grado di gestire questa situazione e superarla, lui può sognarsi di poter riprendere in mano le sue zucchine nell'immediato futuro. Da quanto ho capito, la cucina era infatti la sua passione più grande prima di essere "ucciso e ficcato in una bara sottoterra". La naturalezza con cui ne parla mi lascia sconvolta e a quanto pare ha lasciato sconvolta anche mia madre quando mi ha chiamata ieri sera e ha sentito George urlare quella frase. Molto pacatamente, mia madre mi ha detto che se ho combinato qualcosa e ora ho guai con la giustizia, una volta che sarò uscita dal carcere lei si assicurerà di prolungarmi la prigionia facendomi passare il resto della mia vita in cantina.
Minacce genitoriali a parte, nell'arco della settimana la domanda del "chi sono io?" si è ripresentata più volte nel retro della mia mente, come un gatto che trovi per strada e a cui dai del latte, poi lui ti segue fino a casa e la mattina dopo è sullo zerbino di casa tua e non c'è modo di allontanarlo.
Qualsiasi cosa sembra ora ricordarmi che io ho appena scoperto di non aver mai avuto un posto nel mondo in questi miei diciotto anni di vita. Ad esempio, passo davanti alla libreria e in vetrina vedo solo libri del tipo "Le sette regole per avere successo" o "102 motivi per sorridere". Ascolto la musica su Spotify e parte la voce registrata della pubblicità che ripete fino allo sfinimento che "sono forte e inarrestabile". Il fatto che lo dica per farmi passare alla versione Premium sfruttando le lusinghe è un altro discorso.
Persino ora che sono al supermercato non riesco a reprimere totalmente questo pensiero.
«Claire!» sento qualcuno chiamarmi. Mi guardo intorno e scorgo Luke tutto intento ad agitare una paletta nella mia direzione dal reparto giardinaggio, che è vicino alla cassa verso cui ero diretta.
Nascondo il pacco di assorbenti e le due barrette Snickers dietro la schiena e lo raggiungo, salutandolo con la mano libera.
«È da un po' che non ti vedo.» mi dice mettendo via la paletta e tenendo tre annaffiatoi in una sola mano.
«Già, sono stata molto impegnata ultimamente. Anzi, lo sarei anche adesso e...»
«Vieni a sentirmi cantare domani sera all' Hamburger Queen?» mi interrompe. «Voglio cantare un paio di canzoni, fra cui Vapor. Se tu mi hai detto che canto bene, io ci credo. Per questo ho proposto di esibirmi.»
«È fantastico, Luke.» gli sorrido.
Sono sinceramente contenta per lui, anche se il fatto che si esibisca sulla base di un mio parere personale mi dà più importanza di quanta non ne abbia realmente nella sua vita. Il che mi riporta quella sensazione strana e spiacevole alla bocca dello stomaco.
«Ci sarò sicuramente.» aggiungo.
«Hai preso qualcosa? Te lo pago io.» si offre Luke dopo un breve silenzio imbarazzato.
«Non c'è problema.» mi affretto a rispondere.
Lui insiste e mio malgrado mi costringe ad appoggiare la confezione di assorbenti e le barrette sul nastro della cassa. Credo di non essermi sentita così in imbarazzo nemmeno quando in una recita di Natale all'asilo mi misero sulla capanna per alzare la stella cometa con le braccia. Be', io mi emozionai di fronte al pubblico dei genitori e non riuscii a trattenere il litro e mezzo di Fanta che avevo bevuto prima dello spettacolo. Penso sia stata l'unica recita in cui il passaggio della cometa ha portato anche qualche goccia di "pioggia".
Luke mi accompagna fin davanti a casa e mi allunga la busta di carta del supermercato.
«Ci vediamo domani sera allora.»
Annuisco. «Arriverò il prima possibile.»
«Quindi non appena sarai libera?»
Alzo gli occhi al cielo.
«Sì, Luke, è quello che ho appena detto.»
«Scusa.»
Lui si china verso di me e io gli allaccio le braccia al collo, abbracciandolo prima che lui possa baciarmi. Quando lo saluto, cerco di far finta di non aver notato l'espressione confusa sul suo volto.

Oh my ghost// Blake Richardson New Hope ClubWhere stories live. Discover now