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Ascoltate la canzone 👆🏻 a partire da metà capitolo, è stata praticamente il sottofondo mentre scrivevo il discorso di Blake.

L'amore può assumere molteplici forme. Credo che fra tutte, quella più difficile da riconoscere e raggiungere sia l'amore per se stessi. Amarsi non significa seguire i consigli di bellezza dei giornalini per adolescenti, comprarsi tanti vestiti o mostrarsi sicuri di sé. Significa avere il coraggio di allontanare da noi tutto ciò che è tossico per il nostro percorso di miglioramento e, ahimè, ciò significa anche riuscire a separarsi da quelle persone che per anni abbiamo pensato ci proteggessero da ciò che in realtà hanno portato loro stesse nella nostra vita.
Per anni sono stata a fianco a una persona così, ma il tempo non è la cosa più importante. Ciò che conta davvero è riconoscere tali persone e allontanarle da noi, perché solo così regaliamo a noi stessi la possibilità di sbocciare.

Pochi giorni dopo il litigio con Camila, dopo iniziali momenti di dubbio in cui mi sono chiesta se ho fatto la scelta giusta, ho capito che se si vuole dare una svolta alla propria vita, non lo si può fare senza buttarsi, senza correre il rischio e senza assumersi la responsabilità delle conseguenze.
Ho inviato il mio curriculum in un'agenzia di collocamento e ho trovato lavoro nel centro assistenza clienti in stazione. Ho lasciato il lavoro al cimitero per un'occupazione più seria e che mi assicura delle entrate stabili ogni mese, seppur da un lato, incredibilmente, mi è un po' dispiaciuto dire addio al custode. Ormai avevamo iniziato a parlare di più, lui mi raccontava di sua moglie e del loro matrimonio e io dei miei progressi con la casa.
Oggi, 2 agosto, è il primo giorno del secondo mese che lavoro in stazione. Le primissime settimane sono state un po' turbolente: non essendo abituata a stare a contatto con così tanta gente per tutto il giorno, all'inizio ero piuttosto spaesata e perennemente a disagio. Ora sento di essere migliorata e ho persino fatto amicizia con la maggior parte dei miei colleghi.
Imparare ad essere io in primis più rilassata in pubblico e a tranquillizzare viaggiatori ansiosi mi ha aiutata anche a casa. George è diventato completamente umano e ormai lo considero il fratellino che non ho mai avuto. è sempre così ingenuo e con la testa fra le nuvole che provo di continuo il desiderio di proteggerlo da un mondo che l'ha deluso troppo in fretta. Reece se ne sta sempre sulle sue, ma in fondo ho imparato a rispettare e apprezzare i suoi silenzi. Con Blake la situazione è ancora diversa. Passiamo il tempo libero a giocare a carte, parlare dei nostri desideri, guardare vecchi film e di recente mi sta anche insegnando a dipingere. Scordatevi qualsiasi immagine romantica abbiate in mente: Blake non è assolutamente Caleb di Pretty Little Liars o Edward Cullen, quindi non pensate che mi stringe teneramente la mano mentre con il pennello mi aiuta a sfumare la tempera sulla tela, sulla falsariga della celebre scena di Ghost con il tornio.
«Ma che cazzo è quello? Sembra che un gatto abbia pisciato sulla tela.» Blake indica il sole all'orizzonte del paesaggio di campagna che sto rappresentando.
Mentre io dipingo in veranda, lui se ne sta seduto in salotto con un milkshake a prendere in giro i miei vani tentativi di raffigurare la realtà, quando alla fine il risultato è sempre un'immagine astratta non meglio identificata.
Ad ogni modo, non mi dà fastidio. So che non sono affatto capace di dipingere, ma sapere che questo in qualche modo lo diverte, mi spinge a continuare. E comunque, i suoi commenti sono sempre ironici. Non vuole mai ferire il mio ego di proposito e ormai, dopo due mesi che viviamo sotto allo stesso tetto, ho capito che l'ironia è il suo modo di comunicare, è una parte di lui che non può essere scissa.
«Direi che per oggi è abbastanza.» sbuffo portando in casa la tavolozza e andando a lavare i pennelli.
Quando torno in salotto, Blake è in piedi di fronte al cavalletto che sostiene la tela. La sta guardando con occhio critico e si strofina piano il mento tra pollice e indice come se dovesse decidere se comprarla o no. Magari non è così male come le altre.
«Che te ne pare?» chiedo speranzosa.
«Diciamo che l'importante è partecipare.» scoppia a ridere Blake.
Non ride spesso, ma ultimamente sta succedendo sempre più di frequente e mi devo ancora abituare a tutta questa sua positività. La quale, detto fra noi, fa a pugni con il suo guardaroba, che potrebbe invece fare pendant con quello di Mercoledì Addams o di un becchino.
«Vaffanculo, Edward.» alzo il terzo dito nella sua direzione. Mi diverto a chiamarlo con il suo secondo nome tanto per dargli fastidio.
Blake alza infatti gli occhi al cielo e torna a sedersi sul divano.
«Scusami, Edward.» mi siedo accanto a lui e poso il capo sul poggiatesta del divano per godermi la sua reazione.
«Edward, Edward, Edward.» ripeto in continuazione.
Lui sbuffa esasperato.
«Sei una bambina.»
«E tu sei un vecchio di cinquant'anni. Chi è messo peggio?»

Oh my ghost// Blake Richardson New Hope ClubWhere stories live. Discover now