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Credo di non aver mai dormito così male come stanotte. Devo essermi svegliata almeno cinque volte a giudicare dalle ombre nere sotto agli occhi e mi sento quasi più stanca di quando mi sono coricata sul divano.
I tre spiritelli non si degnano di parlarmi per tutta la mattina. Reece, in particolare, è oltraggiato dal mio comportamento di ieri sera da Hamburger Queen. Per farmi perdonare ho deciso di cercarmi subito un lavoro, così passo la mattinata a spulciare pagine e pagine di giornali, immersa nell'odore penetrante dell'indelebile nero che uso per cerchiare le proposte più interessanti. Finora ho trovato solo un paio di annunci che non richiedono esperienza e che sono facilmente raggiungibili: aiuto bibliotecaria e commessa in una polverosa drogheria in centro.
«Occhio a non farti male, sono lavori pericolosi.» commenta Reece sarcastico mentre sbircia gli annunci da sopra la mia spalla, facendomi prendere un colpo.
«Sto migliorando il mio spirito d'iniziativa però, no?» chiedo speranzosa.
«Va bene fare piccoli passi alla volta, ma il senso di tutto questo è mettersi in gioco. Dubito che tu possa correre qualche rischio sistemando dei libri.»
«Non so cosa dirti. Se ti aspetti che mi metta a fare gare di rally...»
Reece alza gli occhi al cielo.
«Non hai ancora capito cosa voglio da te, non è così?» mi ammonisce. «Non devi fare qualcosa di pericoloso per correre dei rischi. Non devi farti del male o trovarti in condizioni estreme, come in una gabbia sott'acqua circondata da squali mentre hai il ciclo. Devi capire cosa ti intimorisce e fare di tutto per trovarti in situazioni che ti costringono ad affrontare le tue paure. Questo è lo spirito d'iniziativa e il coraggio che mi aspetto da te.»
Rimango a fissare la pila di giornali per qualche istante.
«Penso di aver capito quello che intendi.» dico infine. Accartoccio gli unici due annunci che ho ritagliato e vado in cerca dei primi che ho scartato.
«Farò l'aiutante del custode del cimitero.» esclamo agitando tutta convinta il breve annuncio.
Reece si sbatte una mano in faccia prima di mandarmi a quel paese.

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Nel pomeriggio riesco a mettermi in contatto con un imprenditore fallito che per arrotondare mette il proprio furgone a disposizione di chiunque abbia bisogno di trasportare elettrodomestici pesanti, biciclette, scansie o bare da una parte all'altra della città. Per venti sterline ha promesso di portare in discarica stasera la lavatrice e il vecchio televisore ormai inutilizzabili che si trovano ancora nella casa dei miei nonni. Domani sera dovrebbero passare invece l'idraulico e il falegname per sistemare rispettivamente la doccia e le finestre.
«Come sto?» chiedo a Reece e George compiendo un giro su me stessa per mostrare loro il mio abbigliamento completamente nero.
«Non ci posso credere che tu le abbia permesso di lavorare al cimitero.» borbotta George all'amico.
«Io non pensavo nemmeno esistesse l'aiuto custode.» si difende Reece.
«Finalmente ti vedo addosso un colore decente.» interviene Blake, entrando in soggiorno con nonchalance. È la prima volta che mi parla da quando mi ha detto tutte quelle cattiverie e per questo mi aspetto una frecciatina da parte sua, che non tarda ad arrivare.
«Anche se con quella faccia rovini il quadretto.» sospira infatti sdraiandosi sul divano.
Lo ignoro e mi rivolgo agli altri due.
«Auguratemi in bocca al lupo.»
«Claire, non penso tu ne abbia bisogno. Dubito che avrai molta concorrenza.» ribatte scettico Reece.
«Auguri cara e falli morire tutti d'invidia.» mi incoraggia invece George facendomi l'occhiolino.
Gli rivolgo un sorriso colmo di gratitudine prima di uscire nella calura estiva. Se non sbaglio, devo prendere l'unico autobus che passa in questa via e scendere dopo quattro fermate. Mentre aspetto l'autobus, faccio mentalmente il conto di quanti soldi mi andranno via in questi due giorni. Venti sterline per portare via lavatrice e televisore, minimo una cinquantina per sistemare la doccia, circa 1500 per sostituire le finestre al piano terra... Cazzo, entro il weekend avrò già finito i soldi dei miei genitori e ho appena iniziato col piano terra della casa.
Mi abbandono sconsolata sulla panca sotto alla pensilina, valutando per un attimo l'idea di rapinare una banca. Per fortuna l'autobus arriva prima che io possa fare qualcosa di cui possa pentirmi in seguito e, una volta obliterato il biglietto, mi siedo in uno dei primi posti. Scendo come stabilito dopo quattro fermate e mi incammino verso il cancello del cimitero, dove un uomo di colore alto il doppio di me mi sta aspettando.
«Buongiorno.» lo saluto sventolandomi una mano davanti alla faccia. Forse vestirmi di nero in piena estate non è stata la cosa più intelligente da fare.
Lui mi guarda con le sopracciglia aggrottate. Le sue labbra piene sono ben chiuse e non c'è l'ombra di un sorriso. Mi fa segno di seguirlo oltre il cancello, verso un piccolo capanno. Apre il lucchetto arrugginito, prende una scopa, un innaffiatoio e un rastrello e li abbandona ai miei piedi.
«Hai tre compiti: spazzare il pavimento di marmo interno, innaffiare i fiori e tenere in ordine la ghiaia del viale delle tombe esterne.» mi spiega con voce profonda e perentoria.
Deglutisco e annuisco debolmente.
«Prima settimana: 30 sterline, 50 dalla seconda. Devi venire tutti i giorni prima e dopo l'orario delle visite, cioè dalle 5 alle 8 e dalle 17 alle 22. Accetti?» mi guarda fisso negli occhi, quasi aspettandosi che corra via.
«Accetto.» confermo con un sospiro. Che altro dovrei fare? Ho bisogno di soldi.
Prima di mettermi al lavoro telefono all'imprenditore fallito e ci mettiamo d'accordo per domani verso l'ora di pranzo. Dopodiché mi incammino verso l'interno del cimitero, trascinandomi dietro la scopa e l'innaffiatoio pieno. Passo cinque ore con la schiena piegata a spazzare il pavimento di marmo, raccogliere le foglie e i fiori secchi caduti dai mazzi e innaffiare quelli esterni, il tutto con il cuore che minaccia di uscirmi dal petto ad ogni rumore del vento.

Oh my ghost// Blake Richardson New Hope ClubWhere stories live. Discover now