27. Aiutami

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Erano ormai passati due giorni.

Gabriele non riusciva a dormire. Non faceva che pensare a lei.

Si rimproverava di non averla accompagnata quella sera. Probabilmente, non sarebbe successo niente di tutto questo.

Più passava il tempo, più si rendeva conto di non poter nascondere i suoi sentimenti.

Una volta ritrovata, le avrebbe confessato tutto. Perché l'avrebbero ritrovata. Voleva convincersi che sarebbe andato tutto bene.

Non gli importava del sul fidanzato. Voleva solo dirglielo, senza pretendere nulla in cambio.

Se lei era felice con Davide, lui era felice. Ma lei doveva avere la consapevolezza di poter scegliere.

Si alzò dal letto e posò la testa tra le sue mani. Il silenzio assordante fu interrotto dal suono del telefono di casa.

Gabriele si alzò per andare a rispondere.

-Pronto?-

-Aiutami! Aiutami!-

Era Elena, la voce era bassa ma era chiaramente lei. Sembrava terrorizzata.

-Elena! Dove sei?-

-Non lo so. Gabriele, ti prego. Aiutami!-

Si udì una voce chiamare il nome di Elena.

-Ora devo andare. Aiutami!-

La ragazza terminò la chiamata, lasciando Gabriele pietrificato.

Il ragazzo posò il telefono e si accovacciò sul pavimento. Il fatto che Elena fosse ancora viva gli diede speranza, ma sentire la sua voce così flebile era straziante.

Non c'era tempo da perdere. Era il momento di coinvolgere la polizia.

Gabriele andò al commissariato, dove denunciò la scomparsa della ragazza.

L'ispettore Giusti si fece guidare a casa di Monica e Tommaso, dove, precedentemente informati, i due genitori e Laura attendevano gli agenti.

Mentre gli esperti setacciavano la zona, Alberto Giusti iniziò a fare domande ai presenti.

Gabriele e Laura dissero tutto ciò che sapevano sullo stalker e informarono l'ispettore sul motivo per cui Elena, quella fatidica sera, avrebbe dovuto incontrarlo.

-E questo fidanzato che doveva andare a prendere...come si chiama? Lui è tornato a casa?-

-No, abbiamo regione di credere che anch'egli sia tutt'ora vittima dello stesso rapitore di Elena. Si chiama Davide Berga-.

L'ispettore continuava apprendere appunti su un taccuino consumato. Il suo volto, decorato da lievi rughe, non lasciava trapelare alcuna emozione.

-Avete una foto dei due ragazzi da mostrarmi?-

Intervenne Laura, che afferrò il cellulare dalla tasca.

-Si, Elena mi mandò una foto con il suo ragazzo. Eccoli, sono loro-.

L'ispettore sollevò rapidamente lo sguardo per osservare la foto. Qualche istante dopo, i suoi occhi si spalancarono e con un gesto istintivo afferrò il telefono per portarlo più vicino al suo viso.

-Questo...questo è Davide Berga? Lo conoscete di persona?-, disse impaziente colpendo il display con l'indice.

Sembrava sconvolto. Laura e Gabriele si guardavano confusi mentre Monica e Tommaso si avvicinarono per sentire meglio.

-Si, lo conosciamo-. Rispose Laura.
-Che succede, ispettore?-

Giusti non rispose alla domanda e mise il cellulare in tasca.

-Ve ne parlerò appena ne avrò la certezza. Per il momento, dovrò analizzare la fotografia. Può seguirmi in commissariato, signorina. Riavrà il telefono in poche ore-.

Mentre gli agenti continuavano ad osservare l'appartamento, tutti seguirono l'ispettore in centrale e lo attesero all'ingresso.

Giusti entrò nell'ufficio della sua collega, Stefania Sardelli.

-Alberto, che succede?-

-Ti ricordi il caso Zenia?-

Stefania serrò le labbra.
-Come dimenticarlo. È stato chiuso cinque anni fa...cosa vuoi dirmi?-

Alberto prese il cellulare di Laura e lo diresse in direzione di Sardelli, mostrandole la foto.

La donna si avvicinò impietrita, guardando prima il collega e poi la foto.

-Non posso crederci-, sussurrò, lasciandosi poi cadere sulla sua sedia.

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