4. Clic.

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«Ho le mie fonti»,
rispose Davide dopo un paio di minuti.

«Immagino tu non
abbia intenzione di
dirmelo, giusto?»

«Te lo dirò, prima o poi.
Piuttosto, detective,
dovresti concentrarti
sul fatto che io ti
abbia scritto ;)»

«Dovrei sentirmi
lusingata? »

Elena aveva deciso che per il momento era meglio non far trapelare ciò che provava. Era felice che Davide le avesse inviato un messaggio, e che si fosse preso il disturbo di cercare o chiedere il suo numero. Si voltò per guardare Laura. L'amica si era addormentata, aveva la testa abbandonata all'indietro e la bocca aperta. Elena rise silenziosamente e tornò a guardare il cellulare. Davide rispondeva subito, probabilmente anche lui, come lei, non staccava gli occhi dal cellulare.

«Di certo non scrivo
a tutte le ragazze»

«Mh...»

«Cosa?»

«Credevo il contrario,
a dire il vero»

«Sul serio?»

«Si. Ma non parliamo
di questo adesso»

«Concordo»
«Ho pensato ad una
cosa che vorrei condividere
con te»

«Sarebbe?»

«Credo proprio che
dovremmo uscire.
Io e te. Un appuntamento,
in poche parole»

Elena sentì il cuore saltare un battito.

«Si può fare »,

rispose impassibile. Il messaggio di Davide sembrò arrivare dopo ore.

«Domani?»

«Domani è perfetto»

Elena sorrise. Poi pensò che forse si stava lasciando trasportare troppo velocemente in un viaggio mentale. Successivamente tornò a fantasticare sul fatidico appuntamento, ignorando la riflessione dei due secondi precedenti. Era fatta così, cambiava sensazioni come il giorno e la notte.

Nell'attesa di un risposta, guardando fuori dalla finestra, si accorse che aveva iniziato a piovere. Non era il caso di uscire di casa con quel tempaccio.

Poco male, avrebbe passato la notte da Laura. L'amica, d'altronde, stava già dormendo da una mezz'oretta. Il film proseguiva senza che nessuno lo guardasse.

Elena si alzò e passò dalla cucina per prendere un pacco di patatine da accompagnamento per il film, sul quale da quel momento in poi si sarebbe concentrata per ingannare l'attesa. Rimase lì qualche minuto a sgranocchiare lo snack e a controllare la posta sul cellulare.

All'improvviso, sentì un cigolio proveniente dalla porta d'ingresso. Si avvicinò, e notò che la porta era leggermente aperta.

Evidentemente si erano dimenticate di chiuderla, così la spinse e poi girò la chiave.

Il piede nudo sentì qualcosa di freddo sotto la pianta. Elena guardò a terra. Era un pezzo di carta un po' stropicciato. Lo raccolse dal pavimento e tornò sul divano. Quando fu seduta comodamente, consultò il foglio. Era una fotografia scattata con una polaroid, un'istantanea. Era ancora nera, il che voleva dire che era stata appena scattata. Elena non sapeva bene cosa pensare, ma attese con calma che la foto si sviluppasse.

Quando ciò avvenne, il sangue nelle vene della ragazza sembrò diventare di ghiaccio. Elena era pietrificata. Il viso era rigido, gli occhi si spalancarono leggermente e rimasero fissi su quella fotografia.

-Laura-, disse, ma non uscì nessun suono.

-Laura-, ripetè. Questa volta si sentì, ma l'amica dormiva ancora.

-Laura!-, disse ancora senza alzare troppo la voce, questa volta scuotendo l'amica con un braccio.

Laura si svegliò di colpo.

-Mh? Eh?-, borbottò confusa.

Si stropicciò gli occhi e si mise a sedere.

-Che c'è?-, chiese con gli occhi ancora socchiusi.

-Laura...-, disse Elena tremolante.
-Non siamo sole-.

Eyes On YouWhere stories live. Discover now