12. Famiglia

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-Stai scherzando, vero?-, sbottò Elena alzandosi in piedi con uno scatto felino.

Laura quasi indietreggiò per il gesto improvviso dell'amica.

-A dire il vero...-, intervenne Gabriele, che subito fu fulminato dallo sguardo di Elena,
- non è una cattiva idea-.

-Io non ci torno in quella casa. Non con mia madre lì. E nemmeno con mio padre... ecco, non ci torno e basta-.

-Elena, non fare la bambina e ragiona. L'alternativa è rimanere sola in casa, con il rischio che qualcuno entri durante la notte. Vuoi questo?-, domandò Laura poggiando le braccia sui fianchi in segno di rimprovero.

Elena aggrottò la fronte. Scosse la testa, senza parlare.

-Come pensavo. Dunque, le alternative mi sembrano inesistenti-.

-E va bene, va bene. Sbrighiamoci a trovare il matto, però-, disse Elena rassegnata.

Quella mattina i tre amici si divisero, così Elena decise di approfittare del tempo libero e di andare a trovare Davide al bar.

Una volta arrivata, bussò contro la vetrata e salutò il ragazzo dall'esterno. Lui la notò e, dopo aver finito di servire un tavolo, uscì.

-Elena, ciao!-, la salutò.

-Ciao a te-, rispose lei con un sorriso smagliante, per poi avvicinarsi e dargli un bacio. Un bacio dolce, pieno di calma e serenità. Era così che lui la faceva sentire.

-Dovresti passare più spesso-, ridacchiò lui, guardandola negli occhi e mordendosi il labbro. Aveva una felicità negli occhi che Elena trovò davvero contagiosa.

-Hai proprio ragione-, rise lei.

-Allora, come va?-, domandò Davide, facendosi più serio.

Elena ci pensò su. Aveva due possibilità: raccontare tutto a Davide e renderlo partecipe, o tenerlo all'oscuro di tutto e non farlo preoccupare.

-Va tutto bene-, mentì spudoratamente. Non voleva dirglielo. Si fidava di lui, ma non voleva farlo agitare per qualcosa che probabilmente quel pomeriggio si sarebbe risolta.

-Sei sicura? Mi sembri tesa-

-Problemi in famiglia-, rispose, dicendo una mezza verità.

Davide annuì.
-Capisco. Se c'è altro, me ne puoi parlare-.

-Lo so-, sorrise Elena.

-Tra dieci minuti finisco il turno e andiamo a farci un giro. Ti va?-

-Certo!-

Davide la salutò con un bacio e tornò dentro.

Poco più di dieci minuti dopo, uscì dal bar e cinse Elena con un braccio, iniziando a camminare.

-Dunque, ieri sei uscita con Laura. Dico bene?-

Elena stava per smentire, ma si ricordò di essere stata lei stessa ad averglielo detto, così resse il suo stesso gioco.
-Si, esatto. Uscita tra ragazze, sai-

-E quell'altro amico, come si chiama...-

-Gabriele?-

-Si, lui. Con lui non siete uscite?-

-No, eravamo io e lei come ti ho detto-

Elena avrebbe tanto voluto tirarsi un pugno.

"Ma che sto facendo?", si chiese mordendosi la lingua.

-Giusto, scusami-, rispose lui guardando dritto davanti a sé accennando un sorriso imbarazzato.

Elena apprezzò la sua lieve gelosia, la interpretò come un segno del suo interesse per lei.

Ci furono attimi di silenzio, interrotti da altre parole di Davide.

-Prima mi parlavi di problemi in famiglia. Di che si tratta?-

-Mia madre è tornata. Ah, già, tu non sapevi nemmeno se ne fosse andata-.

Elena raccontò tutta la premessa, prima di dire al ragazzo che sua madre fosse ricomparsa e che suo padre l'avesse perdonata perdendo tutta la dignità.

-Assurdo-, commentò lui.
-Posso capire come ti senti-.

-Anche tu problemi con i genitori?-.

-Non proprio. Mia madre ed io andiamo molto d'accordo. Lei è stata il mio modello, la donna più importante della mia vita. Mi ha cresciuto e ha fatto tutto da sola-.

La domanda sorse spontanea.
-E tuo padre?-

Davide guardò in basso.
-Mio padre è in ospedale. È in coma, da cinque di anni ormai-.

Elena si portò una mano alla bocca.
-Oh, Davide...mi dispiace tanto!-

-Non dispiacerti tesoro. Ormai convivo con questa situazione-.

-Come mai è in coma?-

Al silenzio di Davide, Elena si preoccupò di essere stata indiscreta.
-Scusami, io...-

-Tranquilla. Era appassionato di sport estremi e arrampicandosi senza attrezzatura è scivolato e...beh, è un miracolo che non sia morto. Non era molto in alto-.

-Per fortuna-.

-O per sfortuna-.

Elena rimase sorpresa.
-Ma cosa dici? Preferiresti fosse morto?-

-Si. Si...ma solo perché cosi non soffrirebbe più-, si affrettò a dire, sentendo Elena irrigidirsi.

-Posso capirlo. Cinque anni...insomma, non sono pochi-.

-Mia madre non vuole staccare la spina. Dice che lui avrebbe voluto lottare, ma non capisce...-

-Tu cosa credi avrebbe voluto tuo padre?-

-Credo che nessuno vorrebbe vivere per anni senza potersi muovere, parlare...beh, senza vivere-

Elena lo guardò intensamente.

-Io non so cosa vorrei se mi trovassi in quella situazione-.

-Si spera che tu non debba mai preoccupartene-, sorrise lui dandole un bacio sulla fronte, mentre ancora passeggiavano.

Il momento fu interrotto dal vibrare del cellulare di Elena.

Quando lo prese dalla tasca, si staccò rapidamente da Davide, che sussultò.

Era un MMS, con una foto allegata.

Il mittente era sconosciuto, e la foto raffigurava la camera da letto di Elena.

«Ciao tesoro, ho
fatto una rapida
visita. Spero non
ti dispiaccia, troverai
una sorpresa».

-Elena, che succede? Stai tremando!-

Elena alzò lo sguardo, incrociando gli occhi scuri di Davide.

-Devo andare-, si limitò a dire.

Dopo pochi istanti, Davide si ritrovò da solo in mezzo al parco, con un espressione confusa sul volto mentre guardava la ragazza scappare.

Elena iniziò a correre, senza meta. Si fermò un paio di minuti dopo, sedendosi su un gradino davanti ad un portone.

Si era stancata di quella situazione. Non credeva fosse giusto che lei ormai fosse come un pupazzo in mano al burattinaio.

Provò a chiamare il numero, ma invece dei soliti squilli o della segreteria, si sentiva solo un rumore metallico fastidioso e quasi assordante.

Compose il numero di Laura.

-Elena?-, rispose l'amica.

-Riunione di emergenza sotto casa di Gabriele. Adesso-.

Detto questo, chiuse la telefonata e si alzò, decisa più che mai a mettere nel sacco quel bastardo che le stava rovinando la vita.

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