Capitolo 2 - bugie

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"Scusa, è colpa mia" quella voce famigliare giunse alle orecchie di Madison facendola sorridere.
"Michael" disse con sicurezza senza nemmeno alzare lo sguardo.
Dopo aver sentito quel tono di voce per così tanti anni, ormai avrebbe potuto riconoscere il suo amico ovunque. La testa del ragazzo si alzò e prima di mettersi in piedi aiutò Madison a raccogliere quello che le era caduto dalla borsa.
"Madison, ma dove sei finita in questi tre mesi?!"
L'afferrò per i polsi e la strinse a sé avvolgendo le braccia attorno alle sue spalle, come un fratello maggiore fa con la propria sorella.
La ragazza sospirò e si fece trasportare dalla dolcezza di quell'abbracciò di cui aveva tanto bisogno, che le mancava troppo.
Nei tre mesi di vacanza Madison era stata in una clinica privata, i medici si occuparono di lei e della sua malattia misteriosa.
Prima le diagnosticarono un tremore essenziale, l'Alzheimer, un tumore al cervello. Quello fu il periodo peggiore, quando pensava fosse tutto finito. Le dissero che aveva un cancro al cervello e tre mesi di vita, dopo due giorni di puro terrore e pianti infiniti, la tranquillizzarono dicendo che fosse un tremore essenziale.
E infine, poche settimane prima dell'inizio della scuola, le diagnosticarono il morbo di Parkinson.
"In Francia, sono stata in Francia."
"In.. Francia?"
Gli raccontò le peggio bugie, s'inventò persino il nome della famiglia che l'avrebbe dovuta ospitare, tutto.
Ma d'altronde non poteva confessargli nulla, non voleva. Perché quel tipo di verità portava solo a compassione, tenerezza.
"Beh sono contento che ti sia divertita." "Grazie" Madison scosse la testa.
"Ti trovo bene, Michael."
Il suo sorriso smagliante la contagiò. "Anche io ti trovo bene piccola Maddy."
Bugiardo. Come può una sedicenne con un corpo così fragile sostenere tre mesi di continui esami, prelievi e diagnosi sbagliate, senza sembrare stanca, morta?
"Grazie."
"Magari oggi pomeriggio ti passo a trovare, che ne dici? Così saluto anche Gemma" Michael si sistemò meglio la chitarra sulla spalla. "A proposito, come sta?"
"Mia madre sta bene." almeno lei.
"Allora passo oggi alle cinque" il ragazzo iniziò ad incamminarsi verso l'uscita. "Tanto io e la band abbiamo le prove vicino a casa tua. A dopo."
Madison lo salutò con la mano e lo vide sparire dietro la porta d'uscita che si continuò a muovere avanti e indietro finché non si fermò.
Si chiese da quanto tempo Michael avesse una band. Si era persa proprio tante cose in quei tre mesi di mancanza da casa.

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Hello everyone, spero che il capitolo vi piaccia. Ovviamente io mi aspetto sempre qualche vostro commento e parere, voglio sapere cosa ne pensate. Commentate commentate commentate. A presto con il prossimo capitolo. Bacioni, Martina.

Tremare, l.hDove le storie prendono vita. Scoprilo ora