capitolo 28

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Supermarket flowers-Ed Sheeran

Grigio. Questo era il color del cielo quando questa mattina, dopo aver aperto le finestre ho guardato verso l'alto. Grigio il colore dei vestiti che ho indossato. Grigio il colore delle strade e delle macchine. Colore della tristezza per me, in questo giorno di dicembre. Senza parlare con nessuno sono uscita rapidamente di casa per dirigermi a scuola, ho anche lasciato il telefono in camera.

Oggi è il 16 dicembre, ovvero due anni dalla morte di mio papà. Due anni è un lungo periodo, ma sembra successo tutto ieri, la ferita non si è ancora cicatrizzata del tutto e sono sicura che oggi sarà un giorno davvero terribile e non solo per me. Non appena varco la porta della mia classe vedo Cait venirmi incontro ed abbracciarmi, non c'è bisogno di nessuna parola lei sa ogni cosa, lei ha vissuto ogni momento insieme a me. Trattengo a stento le lacrime e le faccio un cenno per farle capire che è tutto a posto, anche se non è proprio così. Mi siedo al mio banco, aspettando che queste infernali ore di lezioni finiscano.

I miei pensieri continuano a tormentarmi. Se fosse ancora con me, con noi, le cose sarebbero diverse, sarebbe molto più facile. Mi manca da morire, ma sono sicura che nel posto dove è ora sta molto meglio di come stava qui, in quel letto dell'ospedale, pieno di tubi e sofferenze. Sono sicura che mi veda tutti i giorni, che sia accanto a me, che sia felice per quello che sono e che siamo diventati, per quanto siamo stati forti anche senza di lui, sono sicura che, anche se per me in questo momento tutto è grigio, lui sta sorridendo, cercando di dirmi che andrà tutto bene, che lui è qui con me.

Guardo il cielo fuori dalla finestra e cerco di trattenere le lacrime. Sento la mano di Cait stringere la mia e le faccio un sorriso di gratitudine. Finalmente la campanella suona segno che è ora di andare in mensa. Faccio un respiro profondo, dovrò affrontare tutte quelle persone, spero di essere forte abbastanza. Cait mi prende per mano. <<Te la senti tesoro?>> La guardo e dopo un momento annuisco, posso farcela, posso far finta che sia un giorno come tutti gli altri. Entro in mensa e mi dirigo velocemente al nostro solito tavolo, dove ci sono Candice, Nash, Lydia, Dylan e Cameron. è terribile sentirsi soli in mezzo ad una marea di persone. Faccio un cenno con la mano per salutare e poi mi siedo senza dire nulla, non provo neanche a prendere da mangiare sono sicura di non riuscire a mandare giù nulla, ho lo stomaco completamente chiuso.

Vedo Dylan alzarsi e venrimi accanto, poggia un braccio sulle mie spalle e fa appoggiare la mia testa sulle sue. Nascondo la faccia nell'incavo del suo collo. Anche lui sa ogni cosa, era anche presente quando il cardiografo, la macchina che segna i battiti del cuore, ha smesso di segnarli. Non dice nulla, ma il suo abbraccio vale molto di più di ogni stupida e inutile parola detta a caso. Sono così fortunata ad avere degli amici così nella mia vita. Rimango un altro momento in questa posizione poi mi alzo accennando un sorriso a Dylan, che pero' non si sposta, questo non fa che aumentare la mia gratitudine nei suoi confronti. Visto che non c'è nessuna traccia del mio appettito mi alzo per dirigermi nuovamente in classe e affrontare l'ultima ora di lezione.  Sento qualcuno afferrare il mio polso e girandomi incontro lo sguardo di Cameron. Hailey non cedere, non buttare giù il muro, rimani forte.

<<Hailey, che hai?>> Mi guarda preoccupato e si passo una mano tra i capelli. <<Va tutto bene>> Dico cercando di accennare un sorriso, che sembra più una smorfia. Mi giro per continuare il mio percorso, ma fa una breve corsetta e si posiziona davanti a me, bloccandomi il passaggio. <<Non va bene un cazzo, invece. Puoi fingere con gli altri, ma con me non funziona. Ho visto i tuoi occhi, non sono accesi come al solito, sono spenti e carichi di dolore. Puoi parlare con me, anche se non sembra, sono un ottimo ascoltatore>> Come una palla da demolizione, Cameron ha buttato giù il mio muro e io lo odio per questo. Le lacrime rigano il mio viso e non appena se ne accorge mi tira tra le sue braccie, facendomi dei lenti massaggi sulla schiena per farmi calmare. Dopo un breve sfogo, mi riprendo e asciugo gli occhi e il mascara ormai colato sulle mie guancie con un fazzoletto. <<Sembro un panda vero?>> Chiedo cercando di sorridere. Mi guarda in modo tenero e mi sussurra <<Sei un po' buffa>> Poi torna serio, sono sicura che stia aspettando una sorta di spiegazione per il mio comportamento. <<Vieni>> Lo prendo per mano e lo porto nel laboratorio di chimica, al pomeriggio non ci sono corsi quindi potremo parlare tranquillamente. Una volta dentro mi siedo su uno sgabello e lo guardo.

Believe ||Cameron Dallas|| -wattys2018Where stories live. Discover now