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A Rebecca sudavano le mani e continuava ad asciugarle sul pantaloncino attillato da ciclista, mentre passava il telefono da un orecchio all'altro.
«Non voglio farlo.»
Era ormai da un mese che non faceva più gare e adesso era tornata in pista.
«Amore, me lo hai promesso. È solo una gara.»
«Un tempo avevo adrenalina e ansia prima di una gara. Adesso vuoi sapere cosa provo soltanto? Angoscia!» la voce di Rebecca si era alzata sempre di più giungendo alla fine della frase, attirando l'attenzione della gente.
«Va e vinci, amore.»
«Come se potessi.» Rebecca sospirò stancamente. Non poteva perdere il posto nella società. Niente squadra significava niente gare e niente ciclismo agonistico. Lei non poteva rinunciare a tutto adesso, dopo che aveva passato dieci anni su quella bicicletta. Dopo che aveva sacrificato tutto per quello sport.
«Per una volta vorrei che te ne fregassi, solo una. E quando finirai mi chiami e ti distraggo. Io sono sempre qui per te.»
«Vorrei che fossi davvero qui.»
«Anche io, piccola.»
«Mi tocca andare... al patibolo.»
«In bocca al lupo, amore. Sta attenta.»
«Viva il lupo. Ti chiamo più tardi.»
«Ti amo, dolcezza.»
«Ti amo anche io, Niall.»
Nel momento in cui il ragazzo aveva chiuso la chiamata, aveva fatto partire quella con Danilo.
«Secondo me hai qualche problema nel cervello irlandese che ti ritrovi. Rebecca si è allontanata adesso con la bici.»
«Mi immagino il suo dolce faccino angosciato e sto malissimo.»
«Potrebbe fare tantissimo su quella bici, lo sappiamo tutti. Ma ha come un blocco mentale incredibile.»
Niall si passò una mano sul viso, guardando il soffitto di casa sua. Era gettato sul pavimento e non sapeva neanche lui il perché. «Lo so. È la mia piccola complessata, ma nessuno le va mai incontro.»
«Tranne te.»
«È la mia bambina. Voglio solo la sua felicità. E se ho capito soltanto io che ha bisogno di aiuto, di un supporto, di amore... tanto meglio. Perché non ho intenzione di dividerla con nessuno.»
«Quanto sei romantico. Oh...»
Niall si mise a sedere di colpo, sentendo l'ansia colpirlo dopo quel semplice monosillabo di Danilo. «Cosa?»
«No, okay. Nulla. Era solo un gruppetto di ragazzi... ciclisti, credo. Che si è avvicinato a Rebecca e stavano chiacchierando con lei.»
«Cosa?» Niall aveva urlato. «Ragazzi? Che cazzo vogliono? Devono starle lontani!» la gelosia lo stava facendo ribollire da pazzi. Era come se scattasse qualcosa nel suo cervello, come se una vena gli mandasse tutto il sangue alla testa e non riuscisse più a ragionare correttamente.
«Rilassati, Nello.»
«Che cazzo è Nello? Parli con me?»
«Ho italianizzato il tuo nome.»
«Non farlo più. Fa cagare.»
«Stanno solo parlando della tua bici da quindicimila euro, Niall. Rebecca continua ad indicarla.»
«Dimmi che non sta sorridendo.»
«Mmmh. Credo, oh sì, lo ha fatto un sorriso. Ma adesso le è sparito. Perché ha visto Marco.»
E Niall aveva dato un pugno sul pavimento. Per fortuna il tappeto aveva attutito il colpo, ma aveva comunque mugugnato per la sua stupidità.
«No! Danilo, no! Nessuno deve guardarla! E tu devi fermarli mentre io non ci sono. E quel testa di cazzo di Marco deve stare a distanza di sicurezza.»
«Ma Marco non ti ha fatto nulla.»
«Vuole portarmela via!» Niall aveva rotto il timpano a Danilo, che aveva grugnito. «Adesso ti chiudo il telefono in faccia.»
«La stanno guardando ancora? Quello le sta parlando? Dimmi di no!»
E poi Niall, come promesso, si era ritrovato da solo, perché Danilo aveva premuto il rosso. «Ma che stronzo è?» aveva urlato a nessuno in particolare, guardando lo schermo del suo iPhone, dove una Rebecca con la testa di Niall affondata nel collo e la mano nei capelli di lui gli rideva in un modo che gli scioglieva il cuore.
Venne distratto dalla notifica di Whatsapp. Era Danilo, che lo stava riempendo di foto. Foto di Rebecca in divisa e scarpette, che controllava le ultime cose nella sua bici. In una stava pure guardando verso l'obiettivo, con un'espressione che sembrava dire "ti prego, piantala" al suo migliore amico.
Niall fissava quelle foto quasi con la bava alla bocca. Le gambe muscolose e nude di Rebecca lo uccidevano e gli facevano solo desiderare di essere lì con lei. E poi provava una gelosia immane... cercava di non pensarci, ma quei pantaloncini da ciclista erano troppo attillati e il culo troppo esposto. Dio santo, lo eccitava da morire quella sua tenuta sportiva. Ma chiunque fosse stato lì per la gara avrebbe potuto guardarla in modo per lui anche eccessivo. Come Marco, appunto. Che Danilo gli aveva perfino segnato nella foto, visto che stava nello sfondo. Era la prima volta che Niall lo vedeva, sebben da lontano. Sembrava completamente l'opposto del cantante, con i capelli e gli occhi scuri e quel particolare rassicurò Niall, che sperava non fosse il tipo di Rebecca. Il tipo di Rebecca era lui stesso e infatti adesso stavano insieme!
Mandami foto e video della gara. Fammi la telecronaca. E tieni Marco e chiunque altro essere di sesso maschile a parte te lontano dalla mia vita.
Ai suoi ordini, capo.
E a quel punto, Niall avrebbe dovuto solo aspettare la fine della gara. E sebbene cercasse di dare a vedere a Rebecca  che era tranquillissimo, in realtà non lo era affatto. Aveva una strana sensazione.
Rebecca aveva cercato di essere gentile con dei ragazzi della società che non l'avevano mai considerata, solo perché erano affascinati dalla sua bicicletta nuova. Poi si era accorta di Marco e aveva cercato di allontanarsi il più in fretta possibile. Non gli aveva neanche sorriso come aveva fatto lui. Non lo vedeva né sentiva da almeno un mese e aveva paura di scambiargli anche solo due parole. Okay, lui era buono e gentile, ma se Niall ne era geloso, ne aveva tutto il diritto.
Rebecca aveva rischiato di cadere in partenza in gara. Certo, ci mancava solo che si rompesse qualcosa o che danneggiasse la bici. Era stata una gara orribile, si era quasi sentita male, ma aveva continuato a stare davanti e a tagliare il vento alla sua compagna di squadra. Nel momento in cui era stata superata, si era dovuta fermare per vomitare al lato della strada. Era arrivata quasi alle ultime posizioni per quel piccolo incidente. Ma a nessuno della sua società importava, visto che la sua compagna aveva vinto. Tutti erano soddisfatti così.
Rebecca adesso era seduta per terra, con la testa tra le gambe e una bottiglietta di sali tra le mani. Danilo era in piedi davanti a lei, insieme al padre di Rebecca, che era tornato a prenderli. Ma poi l'uomo più grande si era allontanato per parlare con persone della società ed era stato rimpiazzato da qualcun altro: Marco.
«Reb, come va?» si era abbassato sulle ginocchia e Danilo non aveva neanche avuto il tempo di dire una parola.
Alla fine, il ragazzo scuro era solo preoccupato per la ragazza.
«Meglio.» Rebecca aveva sussurrato, sollevando appena la testa.
Marco allungò la mano per accarezzarle la guancia e Rebecca si irrigidì. «Non essere triste per la gara, non fa niente.»
Fu Danilo ad andare in suo soccorso. «Rebby, c'è Niall al telefono.» e le aveva passato l'iPhone bianco.
Rebecca aveva allontanato Marco per afferrare subito il telefono e portarselo all'orecchio.
«Ni.»
«Amore mio, come stai? Danilo mi ha detto che ti sei sentita male. Sono morto di paura.» Niall non poteva essere più stupito del suo sesto senso.
«Sto un po' meglio...»
Intanto, Marco si era alzato in piedi e aveva fulminato Danilo.
«Non hai più spazio nella sua vita, amico.» aveva detto il biondo, cercando di non farsi sentire dalla ragazza, che comunque era troppo impegnata a parlare in inglese con il suo fidanzato.
«Lei non dovrebbe dare tutto questo peso a un ragazzo che le spezzerà il cuore al novanta per cento. È un vip inglese poco affidabile e non presente.»
«Tu non conosci Niall. E ti assicuro che ti gonfierebbe di botte se ti vedesse accarezzarla come hai fatto prima.»
«Quando lei verrà a piangere da me, ti ricorderò questa conversazione.»
«Non succederà mai. Prova a rassegnarti e farti da parte. Vivrai meglio.» e detto questo, Danilo tornò a guardare Rebecca, che stava ascoltando il cantante dall'altra parte che la rassicurava e continuava a ripeterle che poteva capitare.
Marco aveva scosso la testa ed era girato sui tacchi, andando via.
Forse quella cosa, a Niall era meglio non raccontarla.
«Ti chiamo quando arrivo a casa, va bene?» gli aveva detto Rebecca e Niall aveva acconsentito.
Alla fine, aveva dovuto aspettare solo mezz'ora, per poi trovarsi la ragazza piangente davanti allo schermo del telefono.
«Amore mio, non piangere.»
«Io non ce la faccio...» Rebecca tremava, cercando di fermare le lacrime. «Gareggiare mi fa schifo, io faccio schifo, ti ho fatto spendere soldi inutili per la bici.»
«Ne spenderei di nuovo per regalartene altre tre, piccola. Non dire così.»
Niall si sentiva uno schifo, solo a guardare l'amore della sua vita che singhiozzava sempre più forte. Voleva essere lì con lei e abbracciarla stretta, proteggendola da tutto con il suo calore.
«Voglio smettere. Io... io non riesco a fregarmene come vorresti tu, Ni.»
«Me lo hai promesso. Rebs, ti prego. Resisti un altro poco. Solo un altro po'. Fidati di me, andrà solo a migliorare. Non devi mollare.»
Rebecca si era stropicciata gli occhi rossi, continuando però a piangere. «Ni, ti prego... sbrigati.»
E sebbene il ragazzo non capiva a cosa lei si riferisse di preciso, Niall pensava che avesse ragione. Doveva sbrigarsi. A risolvere questo problema del ciclismo, a risolvere il problema di Mario... ma soprattutto doveva muoversi a tornare da lei.

Ride Together ●niallhoran●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora