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Avere Niall per pochi giorni aveva solo peggiorato l'umore di Rebecca. Adesso si sentiva ancora più sola di prima, nonostante messaggiasse ogni minuto con il ragazzo in questione, che per il momento era tornato a Londra.
Niall passava le giornate tra campi da golf ed eventi del medesimo sport. E Rebecca non poteva che guardarlo da uno schermo come aveva sempre fatto.
La sua mente la riportava di continuo al bacio che lei gli aveva dato, alle parole di Niall nei suoi confronti e ai progetti che stava organizzando.
Dopotutto, mancavano solo nove giorni all'otto dicembre. E lei non sapeva come dirlo a sua madre. Ormai era un pensiero fisso. Voleva liberarsi di quel peso, di quel problema. Voleva dirle che stava uscendo con Niall Horan e che avrebbe preso un aereo, ma aveva troppa paura che lei le vietasse di andare. Dopotutto le aveva sempre messo i bastoni tra le ruote.
Forse era per quel motivo che stava piangendo in giardino, con la bicicletta gettata ai suoi piedi. Non era stato un bell'allenamento, con tutti quei pensieri.
Singhiozzava dolorosamente e non si era accorta di Danilo, che evidentemente aveva trovato il portoncino aperto che lei aveva dimenticato di chiudere.
«Rebby, hey hey... cosa c'è? Ti sei fatta male?» Danilo sembrava essere in preda al panico.
La ragazza non riuscì neanche a scuotere la testa. «Voglio... voglio Niall.»
Danilo sembrava confuso, ma in un attimo tirò fuori il cellulare dalla tasca e fece partire la chiamata.
«Spero per te che ci sia un motivo valido per avermi svegliato dalla mia fantastica dormita pomeridiana.»
«Rebecca piange.»
«Cosa? Perché?» Niall adesso suonava completamente sveglio.
«Ha detto che vuole te.»
«Che aspetti a passarmela
Danilo porse il telefono a Rebecca. «Niall.» disse lei tra le lacrime.
«Cosa c'è che non va, amore mio?»
«Voglio te.»
Niall si sentì spezzare il cuore. Rebecca era suonata come una bimba.
«Sono qui, piccola. Non piangere.»
«Non sei qui qui.»
«Chiudi gli occhi e ascolta la mia voce.»
Rebecca eseguì. «Mi manchi.»
«Anche tu, piccola. Immagina. Sei tra le mie braccia e ti sto stringendo così forte da lasciarti senza fiato.»
«Come faccio a venire da te il prossimo weekend?» Rebecca riaprì gli occhi e si stropicciò il naso, smettendo quasi di piangere.
«In che senso, amore?» adesso stava mettendo ansia anche a Niall.
«Devo dirlo a mia madre.»
In quel momento Niall capì quale fosse il problema e perché Rebecca stesse piangendo.
«Vuoi che le parli io?»
La ragazza si mise stranamente a ridere. «No... e se non mi permettesse di venire?»
«Verrò a prenderti. E ti rapisco in modo consenziente. Sei maggiorenne, Rebs. Tua madre non potrebbe far nulla neanche volendo. Diglielo e basta.»
«Niall?»
«Sì, amore?»
«Ti amo.»
Niall sentì un formicolio pervaderlo in tutte le membra. Il modo in cui lei glielo aveva detto, era così intenso che... lui non riusciva a leggerlo in altro modo.
Perfino Danilo, che stava lì a guardare Rebecca, era arrossito imbarazzato per aver sentito quelle parole.
«Anche io ti amo, dolcezza.»
Forse non avrebbero dovuto dargli tanto valore. Insomma, era qualcosa detto per telefono. Era esattamente come quando lo dicevano per messaggio. Doveva esserlo. Perché Niall voleva dirglielo guardandola negli occhi, baciandola e facendole capire che cosa significasse davvero, quanto non potesse più fare a meno di lei e quanto fosse diventata importante nella sua vita, senza neanche una motivazione valida.
E dopo quelle parole Rebecca era tornata a piangere.
«Amore, non piangere. Mi fa stare così male.»
«Non voglio che stai male a causa mia.» sussurrò con voce tremante.
«Ho bisogno di sentirti ridere.»
«Non riesco a comando. Fai una battuta.»
«Ricordo solo quelle di Harry che sono pessime.»
«Di solito non le capisco.»
E Niall si era messo a ridere, contagiando anche la ragazza.
«Eccola... hai una risata bellissima, Rebs
«È stupida.»
«Io la trovo un sacco dolce.»
«Lo dici solo per farmi stare meglio.»
«Io dico solo quello che penso, tesoro... diavolo, non ho mai usato tutti questi nomignoli con nessuno, lo sai? E con te mi viene quasi naturale.»
«Perché il mio nome è brutto.»
«Rebecca...»
«Non dirlo per intero. Suoni arrabbiato. Lo usi solo quando sei arrabbiato.»
«Non sono arrabbiato, ma vorrei che diventassi più consapevole di te stessa, amore. Quanto tu sia stupenda in ogni tuo aspetto.»
«Anche quando mi deprimo e piango in continuazione?»
«Forse un po' meno.» Niall ridacchiò. «Ma per quello ci sono io.»
«Sei tu ad essere fantastico. Non capisco come tu faccia a sopportarmi. Ti stresso e basta.»
«Non ho niente da sopportare. Lo faccio con piacere. Sei perfetta per me.»
Rebecca adesso si sentiva decisamente meglio. «Ni?»
«Dimmi.»
«Stasera affronto mia madre. Le dico di te.»
«Hai tutto il mio supporto, amore.»
«Posso farcela.»
«So che puoi.»
Nonostante tutto, quando quella sera Rebecca si era trovata a dover aspettare che sua madre tornasse dal lavoro, il nervosismo e la paura la stavano comunque uccidendo.
La porta si era aperta e Rebecca non aveva neanche salutato sua madre. «Ti devo parlare.»
«Hai la stessa faccia di quando dissi a tua nonna di essere rimasta incinta di te nonostante avessi ancora l'ultimo anno di scuola da terminare.»
Rebecca era rimasta spiazzata. «Devi ascoltarmi...»
«Mi fai almeno togliere il cappotto, Rebecca?»
La ragazza annuì, poi attese che sua madre le facesse cenno di parlare.
«Niall Horan è il mio ragazzo.»
Quella frase era così sbagliata. Punto primo, perché lei e Niall non si erano ancora definiti tali e magari il ragazzo non voleva. Punto secondo, perché quella frase l'aveva ripetuta così tante volte nella sua vita davanti a sua madre, da non risultare credibile.
Ecco perché la donna era scoppiata a ridere in faccia a sua figlia. «Dio, mi avevi pure fatta preoccupare. E poi te l'ho sempre detto che devi smetterla di sognare cose di questo tipo. Non sei più una bambina e sai che non lo avrai mai quel...»
Rebecca le aveva messo il telefono davanti agli occhi. Nello sfondo aveva messo una foto di lei e Niall, che era riuscita a rubargli la domenica mentre si annoiavano dopo aver fatto la videochiamata con Harry. Rebecca aveva impresso nella memoria tutto così vividamente. Niall che tentava di baciarle la guancia e lei, seduta ancora sulle sue gambe, che non glielo permetteva. Niall che si lamentava di quanto fosse cattiva e lei che lo afferrava dal collo con il braccio. Era proprio in quel momento che lei aveva scattato la foto con la mano libera, mentre Niall tentava di sgattaiolare fino alla sua guancia, nonostante fosse rimasto incastrato.
Si vedeva perfettamente che quello era il divano del loro salotto.
E per la prima volta in diciotto anni di vita, Rebecca aveva visto sua madre spalancare gli occhi per la sorpresa e rimanere completamente senza parole.
E la ragazza aveva parlato con voce fin troppo ferma, chissà per quale stregoneria: «Il prossimo weekend mi porta a Parigi. Non mi importa se ti va bene o meno. Ti sto solo informando.»
E finita la frase, aveva girato sui tacchi ed era uscita dalla stanza. Adesso si sentiva decisamente meglio.

Ride Together ●niallhoran●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora