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Hai detto che sono sbagliata in un'intervista...
Ma di che stai parlando?! Non credo di averti mai nominata in un'intervista. Non dirmi che lo hai sognato.
Chi vede Game Of Thrones non è sbagliato!
...HAHAHA segui quel telefilm?
Cosa ci ridi? Stupido. Io mi chiedo come faccia tu a non seguirlo.
Tesoro, non ho il tempo neanche di fare la cacca. Quante stagioni ha? Ventisei?
Sette...
Rebecca non riusciva a non ridere per come Niall le aveva risposto.
Ma è stupenda! Ci sono un sacco di scene di nudi, sesso, sangue, guerra.
Dimmi che ti interessa solo per questo e me ne vado... immagino che segui anche Shameless allora (che conosco solo per nomina, sottolineo).
Sì... ma tu sta zitto che segui soltanto lo sport in tv. E poi Jon Snow di GOT è troppo sexy, vederlo mezzo nudo è un piacere.
Del sano sport è di vitale importanza. Pfft, se vuoi ti mando le mie foto nudo.
Adesso sì che sulle sue guance potevano cuocere delle uova. Con tutto quel calore!
Non ci provare! Pervertito.
Haha. Solo tu puoi rifiutare una mia foto nudo. E poi scusa, se il ragionamento è quello, non fai prima a vederti i porno?
E chi ti dice che non lo faccia già?
CHE COSA STAI DICENDO? HAI APPENA AMMESSO DI GUARDARTI I PORNO? OH DIO MI SENTO MALISSIMO.
Rebecca stava quasi mettendo a soqquadro il suo armadio a quel punto, perché non riusciva proprio a trovare il completo da ciclista che preferiva per gli allenamenti.
«Mamma! Hai visto i miei pantaloncini gialli e arancioni?» urlò, affacciandosi oltre la porta della sua camera.
«Sì!» ottenne in risposta. Certo, e dirle dove era troppo faticoso?
Afferrò il telefono e mentre camminava verso la cucina, si ritrovò a scuotere la testa divertita, vedendo come Niall avesse sclerato.
Come se tu non lo facessi.
Ma io sono un ragazzo.
E io una ragazza. E allora?
Ti prego, dimmi che vuoi sposarmi.
Il sorriso di Rebecca sparì dalla sua faccia e si fermò in mezzo al corridoio. Le sue gambe erano improvvisamente deboli. Ma Niall pensava mai al peso delle sue parole? Uno di quei giorni l'avrebbe uccisa!
Entrò in cucina, cercando di riprendersi. Sua madre era seduta al tavolo e stava lavorando su delle carte. Allungò il braccio e indicò qualcosa sopra al ripiano. Erano i pantaloncini che stava cercando. Adesso con un colore in più e decisamente più ristretti.
«Cosa gli hai fatto?» sussurrò.
«Incidente in lavatrice. Ma tanto ne hai moltissimi altri.»
Ma quelli erano i suoi preferiti. Li prese e li gettò a malincuore nella spazzatura. Guardò sua madre appena prima di uscire di nuovo dalla stanza. Era possibile che non le interessasse di nulla? E che non sapesse neanche fare un lavaggio?
Le veniva da piangere. Ma poi pensò a Niall e si sentì decisamente meglio. Si sedette di nuovo sul letto e gli rispose.
Non prima di aver ricevuto il mio anello con il diamante.
Sei pretenziosa, piccola.
Rebecca sorrise con dolcezza e divertimento.
E di aver fatto una maratona di GOT e Shameless insieme.
Se poi mi fanno eccitare, finisce male. O bene.
Ed ecco che arrossiva di nuovo.
Idiota.
Hahaha.
Niall, devo andare ad allenarmi.
Va bene, io mi farò una dormita.
Rebecca si cambiò in fretta e scappò fuori di casa.
Buon riposo allora, mio futuro fidanzato.
Buon allenamento, futura signora Horan. Cercami quando hai finito.
Rebecca si sentì morire. O forse era solo la saliva che le era andata di traverso e la stava facendo tossire dannatamente. Davvero, dopo quel messaggio ci mise secoli per salire sulla bicicletta.
E forse era proprio colpa di quel pensiero fisso che era andata in quel modo quel giorno. Perché lei era stata così distratta che aveva attraversato un incrocio un po' troppo velocemente e che non aveva visto chi arrivava dall'altra parte. Lo scontro con l'altra bicicletta era stato inevitabile ed entrambi i ciclisti si ritrovarono sbalzati per terra.
Le macchine intorno a loro avevano frenato, ma solo per poi aggirarli e continuare avanti.
Rebecca sentiva i palmi delle mani e gli avambracci che aveva sbattuto per terra bruciare alquanto. E poi qualcos'altro le faceva male, ma non capiva bene cosa. Il rumore dei tacchetti sull'asfalto e un ragazzo, vestito similmente a lei, che si accosciò davanti a Rebecca.
«Stai bene?»
Quel viso era uno dei più belli che avesse mai visto. Non aveva più il casco e i capelli neri erano sparati in più direzioni, la pelle era olivastra e gli occhi erano i più verdi che avesse mai incontrato. Sullo zigomo aveva un segno rosso che si stava trasformando in un livido e che probabilmente aveva sbattuto chissà dove nella caduta.
«Mi fa male il ginocchio.» ecco dove sentiva dolore.
E in men che non si dica si era trovata in piedi grazie alla forza del ragazzo, che l'aveva afferrata per la vita.
«Togliamoci dalla strada, prima che qualche macchina ci investa davvero.» disse, aiutandola ad arrivare al marciapiede. Poi, da solo recuperò le due biciclette e la raggiunse di nuovo. Le guardò entrambe. «Grazie a dio loro non si sono fatte male. Hai modo di tornare a casa?» quegli occhi immensamente verdi le stavano mandando in tilt il cervello.
«Quella è il mio modo di tornare a casa.» rispose, indicando la sua bici, ancora tenuta dalla mano del ragazzo. «E poi potevi guardare dove stavi andando!» esclamò in ritardo.
«Potrei dire lo stesso a te!»
Rebecca si zittì e si guardarono per alcuni attimi. Quel ragazzo aveva un bel fisico, magro ma un po' muscoloso da ciclista.
«Non riesci ad usare quel ginocchio. Si sta già gonfiando. Hai bisogno del ghiaccio. Sali sulla bici e non pedalare. Ci penso io.»
E così, si era ritrovata sulla sua bici, con il ragazzo sconosciuto che le pedalava accanto, con la sua mano guantata poggiata sulla schiena di lei.  La spingeva senza farle fare nulla. Stavano in silenzio, solo la voce di Rebecca che di tanto in tanto gli dava indicazioni per raggiungere casa sua.
«Grazie.» gli disse alla fine e lui sorrise, facendole mancare il fiato.
«Come ti chiami? Che se la mia bici ha qualcosa che non va dopo la caduta, ti farò pagare le spese.»
La ragazza lo fulminò con lo sguardo. «Mi chiamo Rebecca.»
«Rinaldi?»
«Come fai a saperlo?»
«Hai fatto quella gara strepitosa qualche mese fa. Avevo letto qualcosa su di te...»
«E tu chi sei?»
«Un ciclista di poco conto. Marco Cavelli. E adesso devo continuare il mio allenamento.»
«Devi mettere il ghiaccio sullo zigomo.»
«E tu sul ginocchio. Ciao, Rebecca.» e la lasciò lì sul marciapiede, decisamente senza parole.

Ride Together ●niallhoran●Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora