Capitolo 33

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<Mamma, perché dobbiamo cambiare città?>

<P-Perché mamma ha trovato un altro lavoro> dice asciugandosi le lacrime mentre fa la valigia.

<E i miei amichetti?>

<Tesoro, te ne farai altri! Ora vai nella tua stanza e prepara la tua ora come ti ho insegnato>

<Ma mamma!>

<Railey, per l'amor del cielo vai!> mi urla addosso <Non capisci che ce ne dobbiamo andare il prima possibile da qui?>

<Ma perché?!>

<Railey, ti prego smettila di parlare e vai a fare i bagagli, tra un'ora parte il nostro aereo per Boston e lì inizieremo una nuova vita>

<Perché?> dico tra le lacrime.

<Perché ci hanno trovate!>

La testa mi fa malissimo, provo ad aprire gli occhi ma li sento troppo pesanti. Ho male hai polsi e mi viene anche da vomitare.

<Figli di puttana! Io vi ammazzo!> sento urlare.

Cerco di parlare ma dalla mia bocca escono soltanto mugolii di dolore.

<Railey? Piccola, stai bene?>

<C-credo di si> dico con voce flebile.

Provo ad alzarmi ma mi riesce impossibile dato che ho attorno ai polsi delle catene che a loro volta sono attaccate al muro rendendo impossibile qualsiasi movimento.

<Ti verrà la nausea e ti farai male se continui a tirare le catene>

<Troppo tardi> mormoro.

Prendo qualche secondo per respirare meglio e strizzo gli occhi per guardarmi attorno e capirci qualcosa. Grazie alla flebile luce di una lampadina riesco a vedere qualcosa. Siamo in una specie di cantina o vecchio scantinato puzzolente.

Luke é lontano da me, nella parete opposta alla mia.

<Luke, cosa succede?>

<Non lo so, ma ti giuro che usciremo insieme da questo posto>

<Come cazzo hanno fatto a rapirci in pieno giorno? E poi perché proprio noi due?> dice strattonando le catene.

<Li hai visti in faccia?>

<No ma di sicuro non sono amici miei> risponde scocciato.

Non strozzarlo.

Tutto questo è surreale!

<Scusami, è solo che tutta questa situazione non aiuta, aggiungiamo poi il fatto che non posso starti vicino a proteggerti!>

<Come ti hanno portato qui?>

<Non ne ho idea, so solo che qualcuno mi ha tirato un pugno nello stomaco e credo altre due persone mi hanno immobilizzato e spinto in un furgone>

<Quanto tempo fa?> domando cercando di capirci qualcosa.

<Dopo aver portato Emily da mia madre, quindi più o meno due o tre ore>

<Cosa?> dico stupita. <E-e io da quanto sono qui?>

<Non più di un'ora. Come ti hanno presa?>

<Quello che ricordo è che ero appena uscita dall'officina e stavo andando alla fermata del pulman ma qualcuno mi ha afferrata da dietro, bendata e qualcuno mi ha messo una mano sulla bocca. Poi mi hanno sollevata e messa in una macchina, ho incominciato a dimenarmi e a urlare e allora mi hanno dato una botta sulla testa e ho perso i sensi>

Oltre il buio c'è la luceWhere stories live. Discover now