Capitolo 12

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Mi butto praticamente a peso morto su di lei provando a camminare il più possibile.

La vedo che si sta sforzando nel portarmi data la sua corporatura minuta ma non riesco davvero a farcela da sola.

Usciamo dal vicolo e spero con tutta me stessa che non passi nessuno perché sarebbe un bel casino.

Se qualcuno scopre cos'è successo la vendetta sarà dura. È stato chiaro e sono più che sicura che parlasse seriamente. Ho sentito la rabbia e il rancore nel suo tono e se avessi potuto vedere i suoi occhi sono sicura che sarebbero stati impregnati di astio.

<C-ci siamo quasi> continua a trascinarmi.

Sta continuando a piangere e vorrei poterlo fare anch'io. C'è solo un luccichio nei miei occhi. Ma devo essere forte, per me e per lei.

<Mi servono le chiavi del cancello e quelle del portone> mi chiede con voce tremante.

Le indico la tasca posteriore e subito apre il piccolo cancello. Il suo respiro è affannato mentre il mio non riesco nemmeno a sentirlo.

<Fermati. Prenditi una pausa> faccio per sedermi nel giardino ma subito aumenta la presa.

<Non sono io quella che è stata menata, okay?> la sua domanda è più un impeto di rabbia.

Le emozioni la stanno sopraffando e ogni volta che guarda il mio viso aumenta la presa.

Devo essere davvero orribile in questo momento.

Mi adagia subito sul divano e si inginocchia davanti a me mordendosi il labbro per fermare le lacrime.

Mi sposta una ciocca di capelli e socchiude gli occhi stringendomi il ginocchio.

<S-sono così orribile?> le chiedo piano.

<No Railey> le lacrime contornano il suo viso come una cascata <S-sei fantastica>

<Non mentirmi Ronnie> provo a fare una risata ma ne esce solo una grande tosse.

<Io..io vado a prendere qualcosa per pulirti. Perché...cioè...tu sei e io n-non..>

<Ronnie> le tocco un braccio <Calmati>

Piano piano riesco a riacquistare la mia voce, anche se roca e bassa, mentre il mio respiro si regolarizza.

Si alza e si siede vicino a me guardandomi attentamente e poi scoppia in un fragoroso pianto coprendosi gli occhi con le mani.

<Sono così debole> piange forte <Io dovrei consolare te ma sono così debole. Lo sono sempre stata, sono sempre stati gli altri ad aiutarmi e ancora una volta sono stata salvata da qualcun altro. Non riesco m-mai a salvare qualcuno>

<Smettila>

Vorrei tanto consolarla ma mi è difficile riuscire a tenere un discorso ora e le mie capacità motorie non sono da meno.

<No, non ho fatto niente prima!>

<Ronnie ci hai provato. Ti ho vista> prendo un grande respiro <Nessuna di noi due poteva far niente>

<Ma tu lo hai fatto. Mi hai protetta>

Continua con il suo pianto isterico e poi si appoggia sulla mia spalla ma subito mugolo di dolore e si sposta.

<Scusa scusa scusa> si affretta a dire <Dobbiamo andare in ospedale. Hai sbattuto la testa tante volte e...> ma la interrompo subito.

<No Ronnie, sto bene> provo ad alzare il busto.

Oltre il buio c'è la luceWhere stories live. Discover now